Il turismo muta anche in base ai cambiamenti climatici: l’indagine

Una recente indagine mostra che il turismo muta anche in base ai cambiamenti climatici

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Redazione

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Ormai, e purtroppo, il cambiamento climatico è un problema urgentissimo e che deve essere assolutamente affrontato e risolto. I suoi risvolti negativi sono palpabili in tutti i contesti, compreso il turismo che è un settore che sta cambiando anche a causa del surriscaldamento globale.

Del resto, l’anno che si è appena concluso è stato il più caldo di sempre secondo i dati di Copernicus Climate Change Service. Ciò vuol dire che il drammatico aumento delle temperature medie modifica criteri, tempi, modalità e costi di vacanza, che si tratti di mare, montagna, outdoor, città d’arte o siti archeologici e museali del nostro Paese, che è al centro dell’“hot spot mediterraneo” nel quale gli eventi climatici estremi sono accelerati del 20%.

L’indagine

Ad affermare quanto appena detto non è solo la consapevolezza comune, ma anche uno studio condotto da Enit che prende il nome di ‘Turismo Climate-sensitive“. Curato da Fondazione Santagata di Torino in collaborazione con Studio Giaccardi & Associati di Ravenna, si è focalizzato sulla correlazione tra temperature medie e turismo, e tra i vari dati emerge che c’è una diminuzione delle presenze in Italia di turisti stranieri del 25% durante i mesi estivi, mentre aumentano in primavera e autunno.

Di primo impatto potrebbe sembrare un dato di poca importanza, ma nei fatti indica che l’aumento medio delle temperature sta cambiando criteri, tempi, modalità dei viaggi e costi.

Gli scopi principali di questa indagine sono due: analizzare e misurare l’impatto dell’emergenza climatica nei comportamenti della domanda di viaggio e dell’offerta di turismi, e contribuire, su base dati oggettivi, alla messa a punto di nuovi modelli di lavoro per imprese e destinazioni turistiche riducendo le minacce e individuando nuove opportunità.

I cambiamenti dei flussi turistici

Da questa analisi sono emersi anche i cambiamenti dei flussi turistici per quanto riguarda il turismo culturale e siti Unesco. L’obiettivo, in questo caso, era esaminare la gestione del patrimonio culturale del nostro Paese prendendo i 59 (e meravigliosi) presidi Unesco italiani come cartine di tornasole della capacità di risposta del sistema nazionale alle criticità del cambiamento climatico.

Quel che si evidenzia è che bisogna farsi trovare preparati, in quanto occorre integrare l’emergenza climatica nel modello di business. Come emerge da uno studio condotto da Booking, inoltre, anche il 51% degli intervistati dalla piattaforma deciderà di programmare viaggi e vacanze basandosi sulle previsioni climatiche rispetto al periodo e alla destinazione prescelta. Non è un caso che navigando in internet si possano già trovare dei nuovi siti che aiutano a scegliere e organizzare il proprio viaggio in base alle possibili previsioni meteo.

È un movimento di cambiamento radicale del rapporto domanda e offerta turistica di portata pari o superiore a ciò che avvenne oltre 15 anni fa con l’impatto digitale.

L’indagine Enit – che presto verrà pubblicata su tutti i canali istituzionali – mette a disposizione degli operatori italiani un modello di intervento fatto di 8 policy per le destinazioni e 7 policy per le imprese. La base dati è offerta dallo studio di 10 destinazioni: Austria, Comune di Courmayer, Convenzione delle Alpi, San Sebastian (Spagna), Irlanda, Lubiana (Slovenia), Norvegia, Scozia, Porto (Portogallo) e Valencia (Spagna) e 7 imprese – Booking (USA), Expedia (USA), Marriott (USA), Boutiquehotel Stadt Halle (Austria), Hotel Doolin (Irlanda), Hotel Ullensvang (Norvegia) e Whatley Manor (Gran Bretagna).

Non resta che attendere la pubblicazione dei dati completi per capire in che modo anche il turismo dovrà fare qualcosa per adattarsi al cambiamento climatico, così come il settore dovrà lavorare per avere meno impatto negativo nell’ambiente.