Scoperta un’altra Pompei: il meraviglioso tempio giallo, rosso e blu

Un tempio nascosto nell'entroterra delle Marche, i colori tipici di Pompei. Dal sito di Cupra una scoperta unica e dal valore eccezionale, che richiama a Pompei e alla sue infinite bellezze

Una scoperta “di grande importanza”. Così è stata definita dal direttore generale per l’archeologia belle arti e paesaggio del Ministero della Cultura (Mic), Luigi La Rocca. E un ritrovamento che, di fatto, rappresenta un nuovo astro nella storia dell’architettura sacra del periodo augusteo, donandogli una nuova luce e lustro. Il sito in questione, è quello di Cupra, nell’omonima città di Cupra Marittima, nel Piceno (Marche).

Qui, in questa zona delle Marche non troppo lontano dal mare e in cui anche gli etruschi nel quarto secolo a.C avevano gestito un santuario dedicato ai commerci, si insediarono successivamente i romani. Costruendo, intorno al primo secolo d.C, un grande tempio, in seguito promosso a colonia, in cui abitavano le famiglie degli eserciti di Marcantonio e Ottaviano, appunto Cupra. Il cui nome deriva proprio dalla divinità di quel tempio (Cupra dovrebbe essere un altro nome della dea Hera).

Il tempio di Cupra

Un tempio già di per sé affascinante e che diventa ancora più eccezionale di fronte alla scoperta fatta al suo interno, che dimostra quanto lo studio meticoloso e la ricerca portino a scoperte e conoscenze sempre più avanzate e di pregio. Da qui, infatti, sono arrivate notizie a dir poco sensazionali in merito all’arte romana e all’importanza dei diversi siti, sia pubblici o religiosi che privati, e che venivano decorati dalle grandi imprese artigianali o dai maestri di bottega del tempo.

All’interno del tempio di Cupra, infatti, sono state trovate tutta una serie di decorazioni eseguite con le stesse cromie e la stessa tipologia di decori utilizzati nelle più belle abitazioni di Roma e di Pompei. Fatte di pareti a grandi riquadri impreziosite con tonalità diverse, dal giallo dello zoccolo al rosso e al nero della fascia centrale. Fino all’azzurro acceso del soffitto. E che testimoniano come, nella sua prima fase di vita, il tempio fosse riempito di immagini, colori e motivi che richiamano al terzo stile pompeiano.

Lo stile

Anche detto stile ornamentale, uno dei quattro “stili” della pittura romana che furono presenti e utilizzati fino alla metà del I secolo. E che si distingueva anche per le sue strutture piatte e le campiture monocrome, illuminate da serie di pannelli ornamentali decorati con varie scene di generi diversi. E che aiuta a comprendere meglio e a contestualizzare la pittura parietale trovata tra i resti della città di Pompei e conservati dopo l’eruzione.

Una scoperta immensa, affascinante e straordinaria. E questo anche per la rarità di reperti del genere. I templi con l’interno della cella decorato da pitture, infatti, sono rarissimi tanto che, fino a oggi, se ne conosceva solo uno realizzato in III stile pompeiano, quello della Bona Dea a Ostia. Oltre, poi, al criptoportico del santuario di Urbis Salvia nelle Marche e al tempio di Nora in Sardegna.

Un lavoro che continua, in modo meticoloso e attento. E che con assoluta certezza, saprà donare altre incredibili testimonianze di un tempo ormai passato ma che continua a stupire e a rendere grandiosa la storia del nostro Paese e di coloro che l’hanno abitato. Rendendolo sempre più glorioso, carico di arte e di una cultura dal valore inestimabile.