La Sardegna torna protagonista di una scoperta archeologica: nello stagno di Cabras è stato individuato un villaggio nuragico di ben 6 nuraghi e uno di essi vanta una struttura praticamente integra. Dietro al ritrovamento a 11 metri di profondità c’è una ricerca guidata dall’ingegnere e geofisico Gaetano Ranieri che con la sua squadra ha dato vita ad un quadro importantissimo per l’archeologia sarda.
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La scoperta dei Nuraghi sommersi a Cabras
La Sardegna ha una storia importante alle spalle e a dimostrarlo sono le rilevanti scoperte archeologiche che vengono fatte. Una delle ultime è quella del villaggio nuragico a Cabras: un’area di 4,2 chilometri quadrati ha rivelato sul fondo di uno stagno ben 6 nuraghi, uno dei quali integro nella quasi totalità. Per poter riuscire nell’impresa, la squadra guidata dall’ingegnere e geofisico Gaetano Ranieri ha utilizzato un sub bottom profiler. Si tratta di uno strumento avanzato con cui possono essere rilevati dettagli dal fondale o sotto una superficie.
Somiglia un po’ ad un ecoscandaglio, ma è decisamente più performante e sofisticato. Attraverso il dispositivo si sono ottenute letture chiare raggiungendo gli 11 metri di profondità. La ricerca ha dato modo di confermare la presenza di 6 strutture nuragiche, una di queste con caratteristiche straordinarie: incredibile lo stato di conservazione di cupola e guglie che la contraddistinguono.
La voce autorevole di Ranieri ha promosso la presenza di questi nuraghi sommersi come un importante ritrovamento per poter riscrivere quelle che sono state le dinamiche storiche della zona. La domanda principale in cerca di risposte è perché queste strutture si trovino ora sotto l’acqua. Si tratta di un processo naturale oppure un evento storico le ha sommerse? L’indizio principale arriva dall’analisi di carte topografiche antiche: una mappa del 1878 mostra la presenza di strutture nuragiche al centro della laguna; ai tempi sembrava privo di spiegazioni logiche, ma oggi con questo ritrovamento la situazione è decisamente diversa.
La squadra che si è occupata del ritrovamento ha approfondito queste “anomalie” ed è arrivata ad una risposta: la conclusione è che milioni di anni fa lo stagno di Cabras era un lago di acqua dolce, alimentato da immissari ed emissari. Con il passare del tempo e a causa di alcuni fenomeni geologici e climatici si è trasformata in una zona stagnante, mostrando l’aspetto che conosciamo oggi. Il risultato è stato che i nuraghi sono stati inglobati sotto al livello dell’acqua.
Secondo gli studi, il villaggio sarebbe sprofondato a causa di un evento catastrofico: una forte alluvione o una serie di mareggiate intense potrebbero aver portato i nuraghi allo stato sommerso attuale in cui sono stati ritrovati.
Il valore del villaggio nuragico ritrovato
La scoperta è un tassello importante per chi studia la civiltà nuragica e la sua evoluzione. I nuraghi sono da sempre simbolo dell’identità sarda e vengono associati al periodo tra il 2000 e il 1000 a.C.; gli studi recenti però li datano in un periodo persino più antico. Secondo l’ultimo ritrovamento, le strutture potrebbero risalire addirittura al 6000 avanti Cristo.
La scoperta ha attirato l’attenzione internazionale: la comunità scientifica di università straniere quali Harvard, Stanford, la Sorbona e Cambridge avevano già manifestato, in passato, l’intenzione di avviare una campagna di scavi. Dopo questo importante ritrovamento è stata confermata la disponibilità di mettere a disposizione risorse e professionisti per condurre uno studio molto più approfondito.
Le dinamiche climatiche e geologiche studiate danno modo di approfondire molto sulla storicità di una delle regioni più affascinanti d’Italia. Il fascino di Cabras e la sua importanza storica continuano a crescere: il ritrovamento del villaggio nuragico sommerso si aggiunge a quello dei celebri giganti di Mont’e Prama.