Roccadaspide, il borgo fondato dai seguaci di Spartaco

L'antichissimo e raccolto borgo di Roccadaspide oggi è un tranquillo paesino dall'eccezionale vista panoramica, noto come "la città delle castagne"

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Flavia Cantini

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Pubblicato: 17 Settembre 2023 10:17

A circa una trentina di chilometri da Salerno, nella Valle del Sele, svetta, immerso tra i boschi di castagni, l’antichissimo e raccolto borgo di Roccadaspide, che leggenda vuole fondato dai seguaci di Spartaco attorno al 71-73 a.C.

Oggi è un tranquillo paesino dall’eccezionale vista panoramica sulla vallata del fiume Calore, la “città delle castagne” che ha il suo fiore all’occhiello proprio nel “marrone di Roccadaspide” IGP, cui a fine ottobre è dedicata la “Sagra della Castagna d’Oro”, prodotto tipico che si differenzia dalle altre castagne per la dimensione, la forma e per le qualità organolettiche che ne favoriscono la conservazione.

Una storia antica

È un’origine che affonda le sue radici in un lontanissimo passato quella di Roccadaspide così come lo è quella del suo nome: nel 900, infatti, compare come “San Nicola de Aspro” o “Casavetere di Capaccio” mentre, nel 1100, in alcuni documenti è riportato come “Rocca” a conferma dell’esistenza di un’antica roccaforte o torre.

Chiamato poi “Rocca de Aspro” (in greco aspìs ovvero “difesa” o “scudo”), nel 1597 diventò “Rocca de Aspris” e, successivamente, nel XVI secolo, “Rocca dell’Aspide” cui ha fatto seguito, nel 1850, l’attuale denominazione.

La sua storia ha sempre ruotato attorno al Castello feudale edificato nel 1245, all’epoca di Federico II, entrato poi in possesso dei principi Filomarino di Napoli e, nell’Ottocento, della famiglia Giuliani.

Cosa vedere a Roccadaspide

Una passeggiata nel cuore del borgo, famoso anche per la produzione di olio d’oliva e dei vini DOC “Castel San Lorenzo”, consente di ammirare svariati monumenti di sicuro interesse a partire dal già citato Castello che lo veglia, edificato probabilmente a partire dal 1245 sui resti di una rocca preesistente: si racconta che fu Federico II di Svevia a volere la fortificazione della struttura originaria, forse in seguito alla congiura dei baroni di Capaccio per avere, anche in quella zona, un baluardo di controllo sulla Valle del Calore Lucano.

Altrettanto meritevoli di visita sono la Chiesa della Santa Patrona Sinforosa, risalente al 1450, la Chiesa del Carmine di stile rococò, la seicentesca Chiesa della Natività della Beata Maria Vergine (nota come l’Assunta), con maestoso portale in bronzo lavorato a bassorilievi, del peso di 100 quintali, che riporta episodi significativi della storia di Roccadaspide ed episodi tratti dal Vangelo. L’interno a tre navate custodisce pregevoli dipinti e la statua di Santa Sinforosa.

Ma non è tutto: la Chiesa di Santa Maria delle Grazie ospita un pregiato tabernacolo in legno dipinto al cui centro è collocata la Statua della Vergine delle Grazie invocata in passato dagli abitanti contro la siccità.

Infine, ma non certo per ultimi, da vedere sono i resti del Convento dei Carmelitani intitolato a Santa Maria dell’Arco e del Carmine, del primo decennio del XVII secolo, e il Convento di Sant’Antonio, la cui tradizione riporta che abbia avuto come abate Felice Perretti da Grottammare, diventato Papa nel XVI secolo con il nome di Sisto V.

Immerso in un silenzio assoluto, si fa notare per le strutture architettoniche essenziali, il portale cinquecentesco affiancato da due leoni stilofori, le volte a crociera e le pareti del portico esterno riccamente decorate, e la statua in pietra della Madonna del Latte collocata in una nicchia.