È il museo egizio più antico del mondo, anche più vecchio di quello del Cairo (aperto trent’anni dopo circa, nel 1858), e nel 2024 festeggia il bicentenario con tante novità dal punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica. Quasi mille metri quadri in più di spazi espositivi, nuovi ambienti – anche gratuiti- , tra cui un vero giardino egizio sul rooftop e una corte coperta da cui il visitatore può partire alla scoperta dei 12mila reperti antichi esposti, tra cui il Tempio di Ellesija, il più antico tempio rupestre della Nubia, che approdò a Torino nel 1966 e che, solo per questo, merita un viaggio.
Il “nuovo” Museo Egizio di Torino
I lavori di ampliamento e ammodernamento del Museo Egizio termineranno nel 2025, ma a partire dal 20 novembre la maggior parte delle novità saranno già visibili al grande pubblico. Per tutto quel weekend l’ingresso sarà completamente gratuito. Sicuramente già da ora si può visitare il nuovo giardino egizio che è stato allestito all’ultimo piano del museo sulla terrazza esterna. Qui sono state piantate erbe aromatiche e alcune specie che venivano impiegate dagli Egizi per le loro pratiche quotidiane.
Il centro di gravità del Museo Egizio più antico al mondo si sposta, d’ora in avanti, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasforma in una nuova agorà su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente di vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto e accessibile gratuitamente, un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più rispetto al passato. Qui verranno spostati la biglietteria, l’info point, il bookshop nel porticato e una caffetteria.
La corte coperta diventa il centro nevralgico da cui il visitatore potrà partire alla scoperta dei reperti antichi, senza seguire un percorso preordinato. Dalla corte si potrà accedere direttamente al Tempio di Ellesija, il più antico tempio rupestre della Nubia, che approdò a Torino nel 1966. Sempre dalla corte si accede al piano ipogeo dove, grazie a un progetto all’avanguardia con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, nascerà una nuova sala immersiva. Il visitatore sarà trasportato virtualmente in Egitto, all’interno del paesaggio, una quarta dimensione in cui appassionati e studiosi potranno ricontestualizzare la collezione del museo e immergersi in atmosfere lontane, nel tempo e geograficamente.
Col nuovo allestimento, il visitatore potrà cogliere dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Tutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb o il suo naso, che da lontano dà la falsa impressione di essere all’insù a causa di un restauro ottocentesco. La maggiore vicinanza alle statue permette al visitatore di fruirle meglio, senza nulla togliere alla loro imponenza.
Tra le novità c’è la riapertura al pubblico del terzo piano del museo, che non sarà più dedicato alle mostre temporanee, ma ospiterà in maniera permanente la Galleria della Scrittura, 600 metri quadrati dedicati alle lingue e alle scritture dell’antico Egitto, ai geroglifici, ma non solo.
E, infine, tra i progetti che prenderanno il via c’è il rinnovamento della famosa e spettacolare Galleria dei Re, forse l’ambiente più iconico del Museo Egizio, o statuario, che è oggetto di un riallestimento filologico che lo vedrà immerso nella luce naturale attraverso le finestre che verranno riaperte e che consentiranno di mostrare gli elementi dello statuario. La galleria non sarà pronta prima del 2025, pertanto, fino ad allora, le imponenti statue di dei e faraoni sono state posizionate all’ingresso nell’atrio sotto le arcate del Museo Egizio e dell’Accademia delle Scienze ad accogliere i visitatori. Proprio come si presentarono la prima volta 200 anni fa quando il museo fu aperto per la prima volta al pubblico.
Nuovi saranno anche gli ingressi al museo: si potrà entrare non soltanto da via Accademia delle Scienze, ma anche da via Duse e da Via Maria Vittoria.
Un museo per tutti
In occasione dei lavori per il bicentenario, il Museo Egizio ha messo in piedi realizzato un secondo cantiere “immateriale” per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU, collaborando con alcune associazioni per poter consentire pari accesso alle informazioni da parte di sordi, ciechi e persone con difficoltà cognitive. La collaborazione ha dato luogo ad un sistema multimodale in ottica Accessibility for All. Saranno disponibili, quindi, visite con esperienza tattile su pannelli ed elementi della collezione, guide nella lingua dei segni (LIS) e supporti di accompagnamento con metodo CAA, comunicazione aumentativa alternativa.
La storia del Museo Egizio
Era il 1823 quando, le statue di dei e faraoni, assieme a migliaia di reperti della collezione Bernardino Drovetti, varcarono la soglia del palazzo barocco del centro di Torino che oggi ospita il Museo Egizio e l’Accademia delle Scienze e furono sistemate al piano terreno e nella corte. Un anno dopo, nel 1824, nacque il primo Museo Egizio al mondo. Politico e diplomatico torinese, Drovetti viene mandato, a partire dal 1803, in Egitto, dove opera per il corpo diplomatico francese. Viene nominato Console di Francia nel 1811. In questi anni comincia ad avvicinarsi alle antichità egizie. Grazie anche ai permessi concessi da Mohamed Ali, viceré d’Egitto, avvia una serie di scavi lungo il Nilo al fine di riunire una propria collezione.
Questo periodo, denominato “l’età d’oro dei consoli”, vede diversi diplomatici europei competere per acquisire il maggior numero di antichità, da
vendere poi ai grandi musei d’Europa. Negli anni della sua permanenza in Egitto, Drovetti riunisce una prima importante collezione di antichità che vende poi nel 1824 alla famiglia Savoia. All’inizio del 1820, Drovetti incontra al Cairo un collezionista piemontese, il conte Carlo Vidua. Questo incontro favorisce la riuscita dell’”affaire Drovetti” ovvero l’arrivo a Torino di una collezione egizia che avrebbe segnato la nascita del Museo Egizio.
Non si conosce la data ufficiale dell’apertura del Museo Egizio, ma si sa che nei primi allestimenti le statue erano sistemate in una grande sala al pian terreno, in cortile e in un’ala dell’arcata del palazzo. Si sa tuttavia che, nel 1824, per ammirare la collezione Drovetti giunse a Torino Jean-François Champollion, il
padre dell’egittologia, colui che decifrò i geroglifici e restò al museo per ben nove mesi a studiare i papiri.