Il film “Le otto montagne”, che ha vinto il David di Donatello 2023 ed è stato premiato come Miglior film per la Migliore sceneggiatura non originale, per il Migliore autore della fotografia e il Miglior suono, racconta l’intensa storia di un’amicizia ambientata in montagna. I due protagonisti, Pietro (interpretato dall’attore Luca Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi), amici fin da bambini, una volta divenuti uomini cercano di prendere le distanze dalla strada intrapresa dai loro padri, ma, per le vicissitudini e le scelte che si trovano a dover affrontare, finiscono sempre per tornare sulla via di casa.
Bruno è quello che resta fedele alle sue montagne, mentre Pietro è quello che va e viene dal paese. E i luoghi dove è stato ambientato il film fanno davvero venire voglia di non andarsene mai.
Dove è stato girato “Le otto montagne”
“Le otto montagne” è stato girato tra i monti della Valle d’Aosta con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega nel 2017, ed è stato ambientato esattamente negli stessi luoghi immaginati dall’autore. Ci troviamo in particolare, nella Val d’Ayas, una valle laterale ai piedi dell’imponente massiccio del Monte Rosa. Questa è la valle più ampia e più soleggiata della Regione, ed è anche quella con i panorami più belli.
Già dalla scorsa estate, vengono organizzati tour dei luoghi del film e del libro “Le Otto Montagne”, sia con guide naturalistiche, per i percorsi più facili, sia con le guide alpine, per i percorsi che richiedono attrezzatura alpinistica, come sul ghiacciaio, per esmepio. È una proposta di turismo lento e sostenibile nella quale sono impegnate anche persone del luogo che hanno lavorato sul set e che utilizza uno dei muli che si vedono nel film.
Il villaggio di montagna
Il borgo originario dei due uomini che ha come nome di fantasia Grana, nella realtà è la piccola frazione di Graines, a 1375 metri di altitudine, oggi spopolata ma famosa per via di uno scenografico castello. È qui che la famiglia del protagonista viene in vacanza ed è qui che il piccolo Pietro incontra il coetaneo Bruno con cui trascorre le estati giocando, alla scoperta del torrente, esplorando il villaggio e correndo nei prati fioriti. Il villaggio di Graines ha una storia molto antica. La posizione strategica del castello permetteva di comunicare visivamente con la torre di Bonot, il castello di Villa a Challand-Saint-Victor e con il fondovalle. Il castello, che è ubicato sulla cima di una rupe, all’imbocco del Vallone di Freudière, era infatti in una posizione ottimale tanto da poter controllare l’intera Valle d’Ayas e l’accesso all’alta Valle di Gressoney.
La casa affittata dalla famiglia di Pietro in realtà è la vecchia scuola di Graines, trasformata nel piccolo museo di storia locale dalla Consorteria di Graines. Grazie a fondi europei vinti di recente e al contributo e al restauro fatto dalla produzione, la scuola subirà presto alcuni interventi di miglioria e l’ampliamento del museo.
I ruderi dell’antico maniero di Graines sono stati oggetto di recente di un importante restauro e oggi è possibile visitare l’intero complesso fortificato. Si narra, peraltro, che sotto i resti del castello sia nascosto un grande tesoro, assieme al quale sarebbe rimasto intrappolato un pastore che si dedicò alla ricerca disperata dell’oro.
L’alta Valle d’Ayas in passato era un insediamento Walser, una popolazione di origine germanica giunta in questa zona più di otto secoli fa. La loro cultura si riflette ancora oggi nell’architettura, nelle tradizioni e nella lingua parlata, denominata Titsch. Attorno al Monte Rosa, al confine tra Italia e Svizzera, sono diversi i borghi di origine Walser. A Macugnaga, un Comune piemontese situato ai piedi del Rosa, da dove si può osservare la famosa parete Est, la più alta parete delle Alpi e l’unica di dimensioni himalayane, ospita il Museo Walser, che illustra lo spirito delle comunità alpine con i suoi usi, costumi e persino i piatti tipici.
Il rifugio
Una delle scene del film (e del libro) è ambientata al Rifugio Ottorino Mezzalama a 3.036 metri di quota, uno dei rifugi storici della Valle d’Aosta, aperto nel lontano 1934, nonché tra i più pittoreschi. Lo si può raggiungere seguendo un sentiero che parte da Pian di Verra Superiore. È spesso meta di escursioni fatte in giornata, ma è molto ricercato tra chi desidera provare l’emozione di pernottare in un rifugio di alta montagna. Il percorso è abbastanza impegnativo. Chi non si sente di arrivare fino ai piedi del ghiacciaio, può scegliere come meta il suggestivo Lago blu di Verra.
Il lago alpino
Tra le altre location suggestive del film c’è il lago alpino, il lago Grenon, frequentato dai protagonisti sia durante l’infanzia sia nell’età adulta. Si tratta in realtà di uno dei laghi di Frudière (Inferiore e Superiore), a duemila metri di altitudine, raggiungibili dopo un paio d’ore di cammino dal villaggio di Graines, attraversando paesaggi bucolici fatti di alpeggi, torrenti e mulattiere.
La baita
Qui, nel film e nel romanzo, i due amici costruiscono una baita, quella che Pietro ha ereditato dal padre e che ricostruisce con l’aiuto di Bruno. In realtà, questa baita esiste già e si trova nell’ampio vallone di Palasinaz, una zona piena di laghi, adatta alle escursioni. Questo luogo, molto panoramico, nel film è chiamato Barma Drola, ma in realtà è la località di Merendioux, a 2.263 metri di quota. La baita era davvero mezza diroccata. La produzione del film si è infatti presa in carico la ristrutturazione di una parte, utilizzando artigiani locali, rispettando alcuni vincoli in quanto tutelata dai Beni culturali, lasciando l’altra in rovina per filmare le scene iniziali. L’alpeggio dove lavora Bruno con la moglie si trova anch’esso nel vallone di Palasinaz, non lontano da Merendioux. Si chiama Lavassey ed è raggiungibile da Estoul, una località nel Comune di Brusson dove peraltro vive davvero lo stesso autore del romanzo, Paolo Cognetti.
Il ghiacciaio
Un’altra scena famosa del film, quella della gita al ghiacciaio, è stata invece girata al Pian di Verra di Champoluc, un ampio pianoro ricco di vegetazione e acqua i piedi del ghiacciaio. COmprende una parte inferiore e una superiore. Il primo pianoro è dove ci sono due baite alpine che solitamente vengono affittate a un oratorio nel periodo estivo, oltre a una stalla), mentre il secondo, quello più in alto, è un posto molto suggestivo, attraversato da un torrente, è anche uno dei luoghi più iconici, più fotografati e noti dell’intera Val d’Ayas.