Visita della città di Padova e dei dintorni

Padova è ricchissima di storia e offre ai suoi visitatori numerose bellezze storico-artistiche tutte da scoprire: parti con SiViaggia alla scoperta di questa città

Pubblicato: 13 Aprile 2020 12:56

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SiViaggia

Redazione

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Secondo una leggenda tratta dall’Eneide di Virgilio, la città di Padova sarebbe stata fondata dal principe troiano Antenore nel 1185 a.C. I numerosi reperti rinvenuti nel centro cittadino riportano invece le origini della città alla civiltà dei Veneti antichi, fondatori nell’area di alcuni insediamenti a partire dal XIII-XI secolo a.C. che daranno vita all’antica Patavium. Il toponimo, di etimologia incerta, potrebbe derivare per assonanza dall’antico nome del Po (Padus).

Dopo essersi strenuamente difesa dall’attacco dei guerrieri spartani nel 302 a.C. meno di un secolo dopo Patavium è al fianco di Roma nella lotta contro i Galli cisalpini. L’alleanza con i Romani permette alla città di diventare municipium romano nel 49 a.C. e svilupparsi rapidamente grazie al commercio della lana proveniente dai pascoli montani dell’altopiano di Asiago, che raggiunge Patavium grazie alle vie d’acqua che già allora la circondavano. Nello stesso periodo la città da i natali a grandi letterati dell’epoca, tra cui il celebre storico Tito Livio.

Storia di Padova

Con la caduta dell’impero romano e le successive invasioni barbariche Patavium perde progressivamente importanza fino all’arrivo dei carolingi e dei monaci benedettini, che con le loro opere di bonifica permettono la ripresa economica della città, diventando in breve tempo sede vescovile e Libero comune. Nonostante le aspre lotte intestine tra guelfi e ghibellini, la città continua a prosperare. Nel 1222 viene fondata l’università e nel 1318, con la salita al potere dei Da Carrara, Padova raggiunge il suo massimo splendore, diventando per quasi un secolo una delle capitali culturali d’Italia.

Nel 1405, finita l’epoca d’oro dei Carraresi e della vicina Verona, la città cade sotto il controllo della Repubblica di Venezia per oltre quattro secoli, godendo di un lunghissimo periodo di pace, prosperità e di sviluppo culturale e urbanistico grazie ai grandi nomi, come Galileo Galilei, che la sua università continua ad attrarre. Con la caduta della Serenissima, Padova viene ceduta prima a Napoleone Bonaparte e nel 1815 all’impero austriaco. Nel 1848 gli universitari padovani guidano l’insurrezione contro l’Austria e con la terza guerra d’indipendenza Padova è definitivamente annessa al Regno d’Italia.

Padova e la sua storia d’acqua: la Specola, le porte Contarine e il Portello

Nata tra i fiumi Brenta e Bacchiglione, Padova è da sempre legata ai suoi corsi d’acqua. Una passeggiata a piedi o in bicicletta, o meglio ancora un giro su un tradizionale burchiello, è davvero l’ideale per comprenderne appieno la bellezza e la storia. Lungo il Tronco Maestro del Bacchiglione si raggiunge la Riviera Paleocapa, antico confine sud della città. Dopo la torre della Saracinesca a destra si erge la torre della Specola, antico baluardo difensivo oggi sede dell’osservatorio astronomico dell’università di Padova, mentre alle sue spalle si trova la Reggia Carrarese. Davanti alla Specola parte il Naviglio Interno verso il centro cittadino mentre proseguendo lungo il Tronco Maestro si raggiunge il medievale ponte di Sant’Agostino e, a breve distanza, la chiesa barocca di San Tommaso Beckett o dei Filippini (1636).

Da vedere il Crocifisso attribuito a Donatello e l’omonima pinacoteca, con la stupenda Madonna in Trono di Antonio Vivarini (XV secolo). Tornati sull’acqua si incontrano il duecentesco ponte di San Giovanni delle Navi, quello trecentesco dei Tadi e l’austero palazzo Mussato, con all’interno pregevoli scene mitologiche e allegoriche affrescate da Francesco Zugno, allievo del Tiepolo. Tra resti di antiche mura e una folta vegetazione si raggiungono poi ponte San Leonardo (XV secolo), il ponte Molino di epoca romana e infine la conca di Porte Contarine, capolavoro di ingegneria idraulica d’ispirazione vinciana costruito dai veneziani nel 1526. Qui le acque del Tronco Maestro si immettono nel canale Piovego (1209), cingendo il confine settentrionale della città fino al Portello, trasformato dai veneziani nel porto più importante della città con la splendida scalinata cinquecentesca, immortalata anche dal Canaletto.

Cosa vedere a Padova

La città di Padova è ricca di chiese, monumenti e luoghi da visitare: scopri cosa non perderti durante una visita a Padova.

Prato della Valle, Santa Giustina, la Loggia e l’Odeo Cornaro

Al margine meridionale del centro storico di Padova si apre Prato della Valle, una delle più belle e grandi piazze d’Europa. Un grande spazio monumentale di forma ellittica con un’isola verde al centro, chiamata isola Memmia, circondata da un canale, impreziosito da una doppia fila di sculture (88 in totale). Da segnalare tra i palazzi che si affacciano sulla piazza la neogotica loggia Amulea e palazzo Angeli, oggi sede del museo del Precinema. L’isola posta al centro di Prato della Valle prende il nome dal nobile padovano, Andrea Memmo, che nel 1775 contribuì alla sua realizzazione a partire da un’area paludosa che fino alla metà del Settecento era di proprietà del monastero benedettino di Santa Giustina, che si trova a breve distanza. Il complesso monastico conserva il chiostro romanico del Capitolo, il chiostro Maggiore e la biblioteca monastica medievale. La monumentale basilica adiacente a esso fu fondata nel V secolo d.C. sulle rovine di un antico cimitero paleocristiano nel quale riposavano le spoglie della santa, martirizzata nel 304. Demolita e ricostruita interamente nel Cinquecento, oggi è annoverata tra le più grandi chiese del mondo.

Da segnalare all’interno il pozzo (1566) con le spoglie dei martiri padovani, il Sacello di San Prosdocimo (VI secolo), l’arca di San Luca (1316) con rilievi in alabastro, la pala d’altare di Paolo Veronese con il Martirio di Santa Giustina (1575) e, infine, le spoglie della santa e di San Luca. Nei pressi si trovano anche l’orto Botanico Universitario (1545), considerato il più antico al mondo, la basilica di Sant’Antonio davanti alla quale si erge il monumento equestre al Gattamelata (1443) di Donatello, la Loggia e l’Odeo Cornaro. Queste rappresentano alcune delle più pregevoli testimonianze del Rinascimento padovano. La Loggia neoclassica serviva come fondale per opere teatrali, mentre l’Odeo, a pianta ottagonale, era uno spazio dedicato alla musica e ai dibattiti.

La basilica di Sant’Antonio, Santa Caterina e il MUSME

Meta ogni anno di migliaia di pellegrini da tutto il mondo, la basilica del Santo fu fondata nel 1232 per custodire le spoglie del frate francescano Antonio, morto a Padova soltanto l’anno prima. La complessa struttura della chiesa fonde armoniosamente all’esterno elementi romanici, gotici, bizantini e moreschi. Da vedere all’interno la cappella gotica con le spoglie del Gattamelata del 1458, quella dei santi Giacomo e Felice in stile gotico veneziano (1372) con la Leggenda di San Giacomo e una Crocifissione affrescate da Altichiero da Zevio, il frammento di una Crocifissione attribuita a Giotto nella trecentesca sala del Capitolo, la balaustra in marmo rosso (1661) dell’altare maggiore con le statue delle quattro Virtù Teologali di Tiziano Aspetti (1593), la cappella della Madonna Nera decorata con le Storie dei Santi Filippo e Giacomo dipinti da Giusto de’ Menabuoi e la cappella dell’arca in marmo verde di Tiziano Aspetti (1593) che ospita le spoglie del santo portoghese. Da segnalare inoltre lo stesso altare Maggiore, realizzato da Donatello tra il 1443 e il 1450 insieme alla Deposizione posta sul retro, e la magnifica cappella seicentesca del Tesoro, uno dei capolavori del Rinascimento italiano.

Realizzata in stile barocco dal genovese Filippo Parodi, allievo del Bernini, conserva le reliquie del Santo, tra cui la lingua, il mento e il sasso che il Santo utilizzò come cuscino. La visita può proseguire nei chiostri dell’adiacente convento, nel museo e nella biblioteca Antoniana. Proseguendo in direzione Portello si raggiungono la chiesa di San Francesco, con il suo muro esterno in cotto e tracce di affreschi dello Squarcione, maestro del Mantegna, e la chiesa di Santa Caterina di Alessandria (XII secolo) con la pala settecentesca raffigurante il Matrimonio Mistico di Santa Caterina di Marcantonio Bonaccorsi e la tomba del celebre violinista istriano Giuseppe Tartini. A pochi passi dal complesso francescano si trova anche il museo di Storia della Medicina (MUSME): un percorso museale all’avanguardia ospitato nelle sale del quattrocentesco ospedale di San Francesco Grande, il più antico della città.

Il ghetto, la tomba di Antenore e la Rumena

Da Prato della Valle parte via Roma, una delle arterie del centro cittadino. Superata la piccola chiesa di Santa Maria dei Servi a destra si apre la zona del ghetto ebraico con la bella facciata rossa della Sinagoga Tedesca (1525) e l’interessante museo della Padova Ebraica. Prendendo a destra via San Francesco si arriva in piazza Antenore con l’omonima tomba ritrovata nel 1274 che la tradizione popolare ha da sempre attribuito al leggendario fondatore della città. Si tratta in realtà di un falso storico, in quanto la tomba pare invece essere quella di un guerriero ungherese risalente al III-IV secolo d.C., epoca in cui Patavium fu assediata da questa antica popolazione. Questa zona della città era inoltre detta Rumena per la notevole quantità di resti di epoca romana qui rinvenuti. Ne resta traccia soprattutto nel vicino palazzo Zabarella. La sua torre infatti è stata costruita riutilizzando i mattoni romani ritrovati all’epoca della sua costruzione e appartenenti a insediamenti dell’VIII e V secolo a.C. Oggi il palazzo ospita la fondazione Bano, che organizza frequenti mostre d’arte internazionale.

Piazza delle Erbe, l’Orologio Astrario e la cattedrale di Santa Maria Assunta

Prendendo via San Francesco nella direzione opposta subito si nota l’edificio dell’università di Padova con annesso il cinquecentesco palazzo del Bo, cuore storico di questa istituzione. Di fronte si apre invece piazza delle Erbe, il salotto di Padova, con al centro l’imponente palazzo della Ragione, altro simbolo della città, alle cui spalle si trova piazza dei Frutti. Chiamato dai Padovani semplicemente il Salone, l’edificio è annoverato tra i più grandi spazi coperti d’Italia ed è unico nel suo genere. Attestato già nel 1166, nel Trecento assume le forme attuali: l’immensa volta in legno e le quattro scalinate (degli Uccelli, dei Ferri Lavorati, del Vino e della Frutta) ai piedi delle quali si svolge ancora oggi il mercato. Al primo piano si trova un grande salone pensile con oltre 500 affreschi risalenti al Quattrocento. Alle spalle di quest’ultimo si apre piazza dei Signori, con la torre con l’Orologio Astrario realizzato da Jacopo Dondi da Chioggia nel 1344 che mostra ancora la terra al centro dell’universo come da tradizione Tolemaica, e infine la loggia della Gran Guardia, altro mirabile esempio di architettura quattrocentesca e sede del consiglio cittadino quando Padova era Libero comune.

Superata la loggia si raggiunge la piccola piazza dove fino alla fine dell’Ottocento si teneva il cosiddetto “mercato dei porci” e che ospita il palazzo Vescovile, sede del museo Diocesano, il duomo di Padova intitolato a Santa Maria Assunta e il battistero romanico di San Giovanni Battista. Da vedere all’interno del Duomo l’ottocentesco cenotafio (monumento funebre che non contiene le spoglie del defunto) realizzato da Rinaldo Rinaldi in memoria di Francesco Petrarca, alcune tele del Tiepolo con San Filippo Neri e San Girolamo Emiliani, un’icona della Madonna col Bambino appartenuta al Petrarca e attribuita a Giotto e infine la cripta, con mosaici e alcuni resti ossei attribuiti ad antichi sacrifici pagani. L’annesso battistero conserva invece uno dei cicli pittorici meglio conservati del Trecento: un centinaio di scene con le Storie della Genesi, dell’Apocalisse e di San Giovanni Battista realizzati nel 1375-78 da Giusto de’ Menabuoi.

La pausa-caffè più famosa di Padova: il caffè Pedrocchi

Prima di proseguire bisogna assolutamente fermarsi al caffè Pedrocchi, vera istituzione cittadina. Fondato nel 1816 da Antonio Pedrocchi su disegno dell’architetto veneziano Giuseppe Jappelli e inaugurato nel 1831, diventò subito famoso come “il caffè senza porte”, in quanto almeno fino al 1916 rimaneva aperto 24 ore su 24. Preceduto da un suggestivo porticato, è ancora oggi un autentico luogo di aggregazione cittadina, il primo a essere stato illuminato a gas e dove un tempo i clienti potevano sedersi liberamente anche senza ordinare. Ritrovo di studenti, artisti, letterati e patrioti, dai suoi tavolini partirono i moti risorgimentali del 1848. Oggi ospita nelle sue sale anche le gallerie del Pedrocchi e il museo del Risorgimento.

I musei Civici agli Eremitani, i giardini dell’arena Romana, palazzo Zuckermann e la cappella degli Scrovegni

In piazza Eremitani sorge la chiesa agostiniana dedicata ai Santi Filippo e Giacomo e tradizionalmente conosciuta come chiesa degli Eremitani, perché meta di molti pellegrini in epoca medievale. L’interno ad aula unica, o a granaio, merita senza dubbio una visita per la splendida cappella Ovetari, un tempo interamente affrescata e che oggi conserva due capolavori del Mantegna: l’Assunta e il Martirio di San Cristoforo, miracolosamente scampati ai bombardamenti del 1944, che distrussero il resto della cappella. Nei chiostri dell’adiacente convento sono ospitati i musei Civici di Padova, che comprendono il museo Archeologico e il museo di arte Medievale e Moderna, nelle cui sale si segnala un Crocifisso di Giotto, gli Angeli del Guariento provenienti dalla cappella della Reggia Carrarese, alcune tele del Veronese, la Cena in casa di Simone e la Crocifissione del Tintoretto, un gabinetto fotografico, una sala multimediale dedicata alla cappella degli Scrovegni e tre tele del Tiepolo: San Giuseppe col Bambino, una Madonna e il Cristo nell’orto degli ulivi.

I chiostri che ospitano i musei Civici agli Eremitani si fondono con uno dei luoghi più suggestivi di Padova: il giardino dell’Arena Romana, dove si trovano i resti dell’anfiteatro romano (70 d.C.) e la trecentesca cappella degli Scrovegni. Di fronte all’arena Civica il novecentesco palazzo Zuckermann è invece un vero paradiso per i collezionisti, in quanto ospita il museo Bottacin e la sua collezione di circa 60 mila monete, medaglie e sigilli di epoca romana e preromana, e il museo di arti Applicative e Decorative con oltre 2 mila oggetti di enorme rilevanza storico-artistica. Considerato tra i capolavori assoluti dell’arte mondiale, pari soltanto alla cappella Sistina di Michelangelo, la cappella degli Scrovegni vale forse da sola la visita alla città di Padova. Un tempo cappella privata della villa che Enrico Scrovegni, banchiere e usuraio padovano, fece erigere qui nel Trecento, l’interno è splendidamente affrescato da Giotto con Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento e i volti allegorici dei Vizi e delle Virtù sotto una meravigliosa volta stellata. A concludere la meraviglia di questo capolavoro unico al mondo troviamo infine un gruppo marmoreo di Giovanni Pisano raffiguranti la Madonna con Bambino e due diaconi e la tomba di Enrico Scrovegni realizzata da Andriolo de Santi.

I tesori nascosti di Padova

Se volete uscire infine dagli itinerari abituali a avventurarvi alla ricerca di angoli suggestivi e pregevoli opere d’arte nascoste anche nei dintorni, ecco una breve lista di quanto ancora Padova offre ai suoi visitatori.

  • Basilica e Scoletta del Carmine. Custodisce l’affresco di Stefano dell’Arzere chiamato la Madonna dei Lumini, alla quale i padovani sono molto devoti. La vera meraviglia però è la quattrocentesca Scoletta che sorge accanto alla chiesa e il suo bellissimo ciclo di affreschi raffiguranti le Storie di Cristo e di Maria di Girolamo Tessari detto del Santo, Stefano dall’Arzere, Giulio Campagnola e il figlio adottivo Domenico.
  • Oratorio di San Michele. Interamente affrescato da Jacopo da Verona nel 1397, misterioso pittore semisconosciuto d’ispirazione giottesca.
  • Oratorio di San Giorgio. Adiacente alla basilica del Santo, conserva un ciclo di affreschi considerato il capolavoro di Altichiero Altichieri da Zevio.
  • Sala Priorale della Scoletta del Santo. Sempre di fianco alla basilica, custodisce alcuni capolavori giovanili del Tiziano.
  • La chiesa e la gatta di Sant’Andrea. A breve distanza dal caffè Pedrocchi, da vedere per la pala d’altare della Madonna col Bambino del bolognese Giovan Pietro Possenti. Sulla via omonima si trova la celebre “Gatta di Sant’Andrea”: un piccolo leone di pietra che tradizionalmente segna il punto più alto della città.
  • La chiesa di Santa Lucia. All’interno una bellissima pala d’altare di Alessandro Varotari detto il Padovanino raffigurante l’Incredulità di San Tommaso (1588-1649) e un San Luca del Tiepolo.
  • La chiesa di Santa Sofia. Una delle più antiche di Padova, tra i più alti esempi di arte romanica in città. Da non perdere l’affresco quattrocentesco di scuola giottesca della Madonna col Bambino e due Sante che adorna la lunetta dell’abside e la cripta sotterranea, di stupenda fattura per l’epoca, dalle origini quasi leggendarie e ancora incerte.