C’è qualcosa di surreale nel vagare tra le rovine di un luogo antico, un luogo dove grandi culture un tempo fiorirono per poi svanire. In Sardegna ne esistono diversi, come l’area archeologica di Nora, uno dei maggiori centri dell’isola in età fenicia, punica e romana. Il sito, abbandonato in età tardo antica, venne riportato in gran parte in luce negli anni Cinquanta da Gennaro Pesce ed è considerato uno dei luoghi storici più belli da visitare durante un viaggio nel Sud Sardegna, anche durante le feste di Natale perché aperto al pubblico.
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La storia dell’antica città di Nora
L’antica città di Nora rappresenta uno dei più importanti centri archeologici della Sardegna grazie alla sua posizione strategica all’interno delle rotte commerciali del Mediterraneo antico ed è stato incoronato come “miglior esperienza turistica” ai Travel Experience Award 2025. Frequentata sin dall’età fenicia, tra il VII e il VI secolo a.C., conobbe un significativo sviluppo durante la fase punica (V-II secolo a.C.), quando il dominio cartaginese favorì una forte crescita economica basata sugli scambi con l’Africa. Proprio a questo periodo risale la celebre stele di Nora, con un’iscrizione in caratteri fenici che contiene la più antica attestazione del nome ‘Sardegna’.
Con la conquista romana dell’isola nel 238 a.C., Nora entrò nell’orbita politica di Roma, mantenendo tuttavia importanti elementi di continuità culturale. La città visse una prima fase di fioritura nella seconda metà del I secolo a.C., quando ottenne il titolo di municipium, dotandosi di infrastrutture tipiche della città romana, come il foro, il teatro e le terme. Il momento di massimo splendore si colloca tra la fine del II e il III secolo d.C., periodo in cui l’impianto urbanistico assunse la sua forma definitiva.
A partire dal V secolo d.C. iniziò un lento declino, probabilmente legato all’invasione vandalica e al conseguente spopolamento verso l’entroterra. Le ultime frequentazioni del sito risalgono all’VIII secolo d.C., prima del definitivo abbandono in età medievale.

Cosa vedere nel sito archeologico
Oggi, della fiorente città di Nora è possibile ammirare le rovine nel parco archeologico di Pula, a pochi minuti dal centro turistico. Le testimonianze della civiltà fenicio-punica sono state in gran parte coperte dalla successiva dominazione romana, ma restano reperti significativi che raccontano le origini della città.
La presenza fenicia è testimoniata dalla celebre Stele di Nora, dai resti individuati sotto il Foro Romano, nel Tempio di Esculapio e nella necropoli a incinerazione. La stele, databile all’VIII secolo a.C., reca un’iscrizione in alfabeto fenicio e contiene la più antica attestazione del nome della Sardegna; oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
I monumenti meglio conservati risalgono all’epoca romana e offrono un affascinante itinerario tra storia e archeologia: le terme, il Teatro Romano (unico esempio noto in Sardegna), la Casa dell’Atrio Tetrastilo, il Foro, il Tempio Romano e le strade con i resti delle botteghe artigiane.
Nel 2024, il sito archeologico è stato scelto come location della sfilata itinerante di Dolce&Gabbana.