Dalla tracce dei dinosauri, passando per escursioni da favola e fino agli sport invernali: sono moltissimi i (buoni) motivi per visitare il Monte Pelmo.
Tra le vette più note delle Dolomiti Bellunesi, il Monte Pelmo sorge tra la Val di Zoldo, la Valle di Boite e la Selva di Cadore ed è un luogo che fa parte del Sistema 1 “Pelmo Croda da Lago”. Si tratta di uno dei 9 siti seriali dolomitici riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, un’area di inestimabile valore e unicità, dal punto di vista geologico, naturalistico e paesaggistico.
Monte Pelmo: itinerari mozzafiato nella natura
Alla base della montagna si nota una particolare forma concava, che rende il Pelmo quasi una sorta di gigantesco trono, noto anche come caregon de ‘l Padreterno. È, questo, il luogo perfetto per un’escursione mozzafiato, che porterà a scegliere tra due cime principali: il Pelmo nella parte settentrionale e il Pelmetto in quella meridionale, separate da una falla molto profonda (la “Fessura”).
Amato dagli amanti del trekking, il Monte Pelmo vanta caratteristiche geologiche molto interessanti: basti pensare che, proprio ai suoi piedi, sono state rinvenute le prime testimonianze della presenza di dinosauri nella regione dolomitica. In molti preferiscono avviare il Giro del Pelmo (che si può percorrere in senso orario come antiorario) a partire da Forcella Staulanza, cimentandosi nel cammino presso l’antico Triòl dei Cavai, che consente a turisti e locali di superare il bosco presente alla base del monte.
Proseguendo in direzione meridionale si potrà raggiungere la verticale della Fisura. Si tratta di una zona panoramica, Le Mandre, sfruttata dai pastori per il pascolo. Riprendendo il percorso si approderà presso la zona de I Lach, per poi aggirare una curiosa struttura rocciosa, nota come Dambra, nell’area sud-orientale. Ancora una zona di pascolo dal panorama mozzafiato, i Campi di Rutorto, a poca distanza dal rifugio Venezia.
Questo, sito sul versante orientale, è fondamentale per poi ritrovare le forze e programmare il resto dell’escursione. Il rifugio vanta una vista da sogno su Cadore e Ampezzo, così come sull’Antelao e Sorapiss. Si consiglia di recuperare le forze prima di intraprendere la parte più faticosa dell’intero itinerario, ovvero si la salita a Forcella di Val d’Arcia. Un tratto che richiede una certa esperienza, nonostante non sia così lungo: essendo particolarmente ripido, nel corso degli anni ha però subito delle modifiche, risultando oggi più turistico.
La salita viene infatti facilitata da alcuni cavi metallici posti in passi particolarmente impegnativi. Tutto ciò era ovviamente assente nei secoli passati, quando in quest’area era possibile ritrovare i cacciatori di camosci. Un vecchio sentiero tutt’altro che sconosciuto, dunque, che porta il nome di Flaibani. Affacciandosi sul versante nord, si avrà la certezza d’aver raggiunto la Forcella, per poi scendere dritti verso il rifugio Città di Fiume, dove rifocillarsi.
Un cammino ricco di storia, come quella di John Ball, esploratore irlandese che nel 1857 fu il primo a scalare la cima del Pelmo, prima tra quelle delle Dolomiti. Si tratta però anche di un’area particolarmente turistica, soprattutto in inverno, quando il richiamo per gli sciatori è molto forte. Grazie alla Ski area di San Vito di Cadore sarà possibile dedicarsi a delle discese davvero indimenticabili, sotto l’occhio vigile del trono di roccia innevato.