Il fiume per tutta la famiglia: le Fonti del Clitunno e il borgo di Campello

Tra il verde dei salici e le acque cristalline delle affascinanti sorgenti umbre cantate da Giosuè Carducci

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Lorenzo Calamai

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Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

La primavera si avvicina a grandi passi e, anche se non è ancora giunto il momento di cambiare gli armadi, il risveglio della natura già attira verso le prime avventure outdoor dell’anno.

A Campello sul Clitunno, un piccolo comune della provincia di Perugia posto sul tracciato della via Flaminia, si trovano un luogo ideale per coniugare la voglia di verde con un contesto adatto a tutta la famiglia, compresi i più piccoli, all’interesse per la storia, la cultura e l’arte di un pezzo d’Italia.

Il Clitunno citato nel nome del paese è infatti il fiume che corre nel suo territorio. Lungo circa 60 chilometri e di portata modesta, le cui acque sfociano in quelle del fiume Topino, questo piccolo corso d’acqua porta con sé l’aura misterica di tempi remoti, vista la sua presenza negli scritti di autori latini come Virgilio, Properzio, Stazio, Claudiano e Giovenale.

A Campello, il Clitunno ha le sue sorgenti, che danno origini a un’area verde ampia oggi racchiusa in un parco pubblico denominato le Fonti del Clitunno, al quale si può accedere pagando un modesto biglietto di accesso (€3, gratuito sotto i 10 anni).

Fonte: Lorenzo Calamai
Le Fonti del Clitunno, con la loro affascinante vegetazione

Nelle vicinanze si trova un tempietto longobardo, costruito nel Medioevo sulle ceneri di un precedente edificio religioso romano collegato ad alcuni riti relativi alla presenza delle fonti. La costruzione è inserita nel circuito Longobardi in Italia: i luoghi del potere, una serie di siti patrimonio dell’UNESCO legato alla presenza del popolo longobardo nel nostro Paese.

Poco più lontano il castello di Campello Alto, nucleo originario dell’attuale cittadina, domina un colle tornito, punteggiato sui dolci fianchi dagli alberi d’ulivo da cui si estrae il pregiato olio che ha fatto la fortuna di questo pezzo di Umbria.

Le Fonti del Clitunno

“Qui folti a torno l’emergente nume/stieno, giganti vigili, i cipressi;/e tu fra l’ombre, tu fatali canta/carmi, o Clitumno.” Parole di Giosuè Carducci, pubblicate nel primo libro delle Odi Barbare nella poesia Alle fonti del Clitumno, dedicata alle dolci acque che sgorgano all’ombra dei salici.

Una visione che, anche se oggi non ispira forse gli stessi richiami classicisti dell’opera del poeta, è ancora pronta ad essere goduta. Nella loro conformazione odierna, voluta dal conte Paolo Campello della Spina nella seconda metà dell’Ottocento, le Fonti appaiono come uno specchio d’acqua cristallina, alimentata da sorgenti sotterranee e che, tra riflessi azzurri e turchesi, mostra con perfetta trasparenza la ricca vegetazione acquatica che cresce sul fondale.

Cigni, germani e papere popolano il parco, immerso nel silenzio e nella tranquillità, mentre brevi sentieri si snodano attorno alle acque tra salici e cipressi calvi. Quest’ultimo è un albero tipico dell’America settentrionale, raro nel nostro paese, dov’è stato introdotto soltanto nel 1640.

Fonte: Lorenzo Calamai
Uno scenografico salice poggia su un isolotto in mezzo alle acque

Si tratta di un albero a suo agio in terreni estremamente ricchi d’acqua, noto anche come cipresso delle paludi. Le sue foglie assumono un affascinante colore rosso in autunno, cadono in inverno (a differenza delle altre conifere) e rinascono a primavera con un verde tenue che ben s’intona con il contesto rilassante delle Fonti del Clitunno.

Il parco storico delle Fonti del Clitunno è aperto dalle 9:00 alle 19:00 da aprile a settembre, a marzo dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00, nei mesi invernali dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 16:30.

Fonte: Lorenzo Calamai
Un timido cigno sosta sulle rive del Clitunno

Il tempietto longobardo

Proseguendo dalle Fonti del Clitunno per circa un chilometro, attraversata la frazione di Pissignano, si incontra il tempio longobardo facente parte dei siti patrimonio dell’umanità Longobardi in Italia: i luoghi del potere, che annovera peraltro anche il duomo di Spoleto tra i sette luoghi inseriti nel circuito, a meno di 20 chilometri di distanza.

Datato fra il IV e il VII secolo d.C., questo tempietto corinzio sembra sia stato costruito sui resti di un precedente luogo sacro romano. Nei dintorni delle sorgenti delle vicine sorgenti del Clitunno infatti vi veniva venerata la divinità omonima al fiume e venivano organizzati stagionalmente riti sacri, conosciuti come sacra clitumnalia.

Fonte: ph. Caba2011 - con licenza CC BY-SA 4.0
Il frontone del tempio longobardo del Clitunno

Oggi il Tempietto si presenta su due livelli: un basamento con una camera accessibile da un portale sul fronte e una parte superiore in forma di tempietto. Nella parte superiore si può ammirare la facciata con quattro colonne corinzie ed il frontone. L’accesso era garantito da due rampe di scale laterali. All’interno resistono ancora affreschi dell’VIII secolo che ritraggono san Salvatore, a cui era consacrato il tempio. La piccola edicola che campeggia al centro dell’abside reimpiega elementi scultorei del I secolo, recuperati dal precedente luogo di culto pagano.

Il borgo di Campello

Campello sul Clitunno si articola su due diversi livelli. Campello Basso è la cittadina ad oggi abitata, che conta circa 2mila abitanti e la cui principale attrazione è Chiesa della Madonna della Bianca, edificio religioso di origine cinquecentesca voluta dal Vescovo di Spoleto Francesco Eroli.

Inizialmente chiamata Chiesa della Madonna del Soccorso, trovo infine la sua particolare denominazione per contrapporla alla Madonna della Bruna di Castel Ritaldi e alla Madonna della Rossa di Pietrarossa, entrambe nelle vicinanze. Si dice che la Bianca di riferimento fosse una Madonna col Bambino dipinta da un artista locale con un incarnato particolarmente pallido.

Fonte: ph. LigaDue - con licenza CC BY 3.0
La Chiesa della Madonna della Bianca

Posta al centro di una angusta piazza e con un ulivo secolare sul retro, si presenta come una sorta di edificio composito, visti i differenti momenti di restauro e rinnovamento. La restaurazione avvenuta nel 1797, ad esempio, portò a sovrapporre elementi tipici del neoclassicismo a quelli rinascimentali già presenti.

Il nucleo più antico del paese però si trova a Campello Alto, il piccolo borgo fortificato sulla vetta dell’adiacente colle, che supera i 500 metri di quota. Si sviluppò intorno ad un castello qui costruito nel 921 da Rovero di Champeaux, barone di Borgogna, dal quale si dice che il paese abbia preso il nome.

Il castello di Campello Alto conserva ancora intatte le mura. Il borgo è accessibile tramite un’unica porta, superata la quale si trova la spoglia facciata romanica della Chiesa di San Donato, al cui interno si trova un pregevole altare ligneo in stile barocco. Dal piccolo quanto pittoresco borgo si gode di una straordinaria vista su tutto il territorio circostante.

Non lontano da Campello Alto si trova la località Colle, frazione minima fuori dalle fortificazioni del borgo, immersa tra gli ulivi. Vi si trova l’austera e per questo affascinante Chiesa di Santa Maria della Misericordia, risalente al XV secolo.

Il giro del parco storico delle Fonti, del tempio longobardo e del borgo di Campello occupa perfettamente una giornata di fine inverno, tra febbraio e marzo, senza imporre ritmi frenetici e anzi, godendo degli istanti di quiete e bellezza offerti dalle diverse tappe. Un itinerario ideale per una gita fuori porta alla scoperta di alcuni dei tanti tesori nascosti nel cuore dell’Umbria.