Vale la pena salire fin quassù per il belvedere mozzafiato da quale ammirare una splendida vista sulla punta del ramo lecchese del Lago di Como, del piccolo lago di Annone (che da lontano ha la forma di un cuore) e sul fiume Adda che scorre sotto i piedi. L’effetto “wow” è assicurato.
Il belvedere dei Resinelli
Siamo ai Piani dei Resinelli, sulle Prealpi lombarde, a pochi chilometri da Milano. Qui, a circa 1300 metri di quota, si trova una delle terrazze panoramiche più belle. Ci si arriva attraversando il Parco del Valentino, un'area di circa 185 ettari a Nord del monte Coltignone, intitolato all’industriale lecchese Valentino Gerosa Crotta che, negli Anni '60 del Novecento, lo lasciò in eredità al Touring Club Italiano. Tra queste cime, ricordano gli esperti, ha mosso i primi passi l'alpinista ed esploratore Walter Bonatti (a cui è stato intitolato un rifugio in valle d'Aosta).
Tuttavia, non è necessario essere super allenati per percorrere il sentiero lungo la via Escursionisti che arriva al belvedere, una passerella d'acciaio sospesa nel vuoto. Da brividi. La passeggiata, un percorso ad anello, è, infatti, molto tranquilla, adatta alle famiglie e anche a chi non è abituato a camminare. In mezz'ora, massimo un'ora, per chi se la prende comoda, si arriva a destinazione.
Il sentiero è ampio e agevole, in leggera salita, a tratti immerso nel bosco di frassini e faggi, e conduce all’ingresso del Parco del Valentino. Durante il periodo estivo è facile vedere anche pecore e capre al pascolo.
Il Parco del Valentino
Quando è aperto, merita una visita anche il Museo Casa Villa Gerosa, che racconta la storia del Gruppo delle Grigne, il massiccio montuoso alpino più famoso della zona che supera i 2400 metri, dei loro sentieri e dei bivacchi e che propone diverse iniziative interessanti anche per i più piccoli.
All'interno del Parco del Valentino si trovano molti altri edifici, testimoni della storia dei Piani dei Resinelli. Vi si trovano diverse costruzioni, come la stazione della teleferica che collegava i Piani con Lecco passando nella Val Calolden e che, fino all’apertura della carrozzabile, a metà degli Anni ‘30, consentì di trasportare i materiali per la costruzione e il primo sviluppo, come Villa Gerosa, un tipico esempio di villa montana padronale.
Poco più a monte, i rustici testimoniano la vocazione al pascolo tipica di questa località, già da quand’era chiamata Alpe di Mandello. E, infine, un "roccolo", una postazione di caccia, posto sulla cresta che arriva al belvedere e che attesta la diffusione di questo metodo di caccia con le reti, diffusosi nel territorio intorno alla metà del XIX secolo.
Gli edifici sono collegati tra loro da strade sterrate, costruite per facilitare il trasporto del legname. Il bosco che ricopre gran parte del parco si è sviluppato solo negli ultimi anni in quanto, fino a non molti anni, fa ospitava dei pascoli che arrivavano fino a Cima Paradiso (o Cima Calolden) e del Coltignone. Quassù sono ancora visibili i ruderi di alcuni giacigli impiegati dai pastori come ricovero o come deposito per il latte.
Ormai sono quasi del tutto cancellate dalla vegetazione, invece, le tracce delle antiche miniere, delle piste da sci, utilizzate fino agli Anni ’80, e del trampolino, intitolato al canottiere e sciatore lecchese Nino Castelli, che fu per alcuni anni, fra i primi dell’arco alpino.