È un affollarsi di cime (quasi tutte sopra i 3.000 metri), di laghetti, di torrenti, di cascate, la Val Masino, un meraviglioso e poco conosciuto angolo della Bassa Valtellina, una delle valli più suggestive e affascinanti di questa zona di montagna della Lombardia al confine con la Svizzera.
Gli esperti di arrampicate la conoscono bene e ne conservano scrupolosamente il segreto affinché resti una meta poco battuta dal turismo. Tuttavia, senza dare noia agli amanti degli sport estremi, chiunque può trascorrere una vacanza – o anche solo un giornata – circodato da maestosi picchi montuosi e svagarsi nel fondovalle.
Durante le passeggiate sui percorsi che partono e ritornano dai centri abitati, dai modesti dislivelli e quindi adatte a tutta la famiglia, si scopre la dimensione più dolce della montagna, pur circondati da una natura selvaggia.
Tra le escursioni bellissime e possibili c’è l’esplorazione della Foresta dei Bagni, così chiamata per per le suggestive cascate e cascatelle che si incontrano lungo il cammino, e della Val di Mello, lungo un circuito quasi invisibile di sentieri e antiche mulattiere, o anche quella dai colori inconsueti di Predarossa, a duemila metri, in un ambiente d’alta montagna, dominato dal Monte Disgrazia che, con i suoi 3.678 metri, è la vetta più alta della valle e che, adagiate ai suoi piedi, conserva le nevi perenni del ghiacciaio di Predarossa.
Così come la pista ciclabile che collega le frazioni di Cataeggio e Filorera a quella di San Martino, e che attraversa in lungo l’intera area dominata dal Sasso Remenno.
A bordo del gommone, invece, ci si può avventurare in un “river trekking” lungo il fiume Masino, attraversando dall’acqua la bellezza incontaminata di questa valle che dicono sia ancora abitata dalla “Màta Selvàdega”, una donna selvatica che abitava, solitaria, queste rive, e che, secondo la leggenda, venne sconfitta dall’astuzia di un bel giovanotto.
Nell’incontaminata Val di Mello, riserva naturale protetta fin dal 2009, sarà invece il “Gigiat”, un mitico animale dalle sembianze umane ma dotato di folto pelo e lunghe corna, a fare da guida, portando il visitatore alla scoperta di angoli magici, che forse anche la sua leggenda ha contribuito a mantenere intatti. Percorrendo il sentiero di fondovalle di questa valle, si entra in contatto con il granito e le sue grandi pareti. All’epoca, questi enormi bastioni hanno rappresentato una vera e propria barriera per i “Melàt”, gli abitanti stagionali che durante l’estate salivano fino a 2.000 metri con i greggi. Oggi queste pareti non sono più un ostacolo, ma uno stupendo terreno di azione per gli arrampicatori. Un insieme di strutture rocciose e di lisce placche arrotondate e chiamate con i nomi più fantasiosi, palestra naturale di arrampicata e di bouldering.
Sempre sulle orme del “Gigiat”, i trekker più esperti possono percorrere il Sentiero Roma, un susseguirsi di passi e valli e di rifugi, a una quota che va dai 2.500 ai 3.000 metri, attraverso scenari maestosi. Si tratta di una delle più celebri Alte Vie delle Alpi, terreno di sfida per i più forti atleti nel Trofeo Kima, vera e propria leggenda dello skyrunning.