Dopo anni di restauro l’Egitto torna a incantare: lungo la riva occidentale del Nilo a Luxor si possono vedere da vicino le due state monumentali dedicate al faraone Amenhotep III. Le due opere meravigliose interrompono un silenzio durato oltre 3000 anni e ci portano a scoprire una pagina di storia da non dimenticare.
Indice
Il restauro delle statue di Amenhotep III
Erano conosciuti come Colossi di Memnone per un equivoco storico che li associò a un eroe greco; alte quasi 15 metri, sono realizzate in alabastro e mostrano il faraone seduto con una solennità che attraversa i millenni. Le mani posate sulle ginocchia, lo sguardo fisso verso oriente: ogni particolare risponde a una logica precisa.
Sono orientate verso il Nilo e il punto dove sorge il sole; questo dettaglio non è casuale ma vuole sottolineare come il faraone facesse da intermediario tra gli uomini e gli dei. Caratteristico anche il copricapo che avvolge la testa e porta incisa la doppia corona che identifica la fusione tra Alto e Basso Egitto.

Il gonnellino plissettato che copre il corpo richiama la cura con cui gli scultori egizi rappresentavano ogni segno di regalità. Ai lati del trono, quasi nascoste dalla massa imponente del sovrano, si intravedono figure più piccole: tra queste c’è Tiyi, la Grande Sposa Reale, donna potente e influente che resse accanto al marito le sorti del regno. La sua presenza non è marginale: testimonia il peso politico e simbolico della coppia reale nel mantenimento della stabilità.
Ma queste statue non sono sempre apparse così. Per oltre tremila anni hanno raccontato soprattutto una storia di rovina. Intorno al 1200 a.C., un terremoto devastante scosse la regione e fece crollare gran parte del tempio funerario che le circondava. I colossi si spezzarono, i frammenti si dispersero, alcuni vennero trascinati via dalle alluvioni, altri riutilizzati in costruzioni successive. Quello che rimase fu uno spettacolo impressionante ma frammentario, un puzzle gigantesco senza istruzioni.
Alla fine del secolo scorso sono iniziati i lavori di ricomposizione e ci si è accorti presto che catalogare i pezzi non era sufficiente, bisognava ricostruire la forma originaria capendo come incastrarli e interpretando ogni incisione con grande cura. Un anno importante per la località, che oltre al restauro di queste due statue festeggia il cinquantesimo anno di apertura del Museo di Luxor.
Amenhotep III, il tempio e il futuro di Luxor
Amenhotep III ha governato l’Egitto oltre 3400 anni fa con stabilità e prosperità economica. Riconosciuto per le sue abilità diplomatiche ha saputo mantenere rapporti con regni lontani consolidando alleanze preziose. Ha fatto costruire un tempio funerario sulla riva occidentale con dimensioni paragonabili al grande santuario di Karnak. Le due statue oggi completamente ristrutturate segnavano l’ingresso di questo luogo.
Oggi quel tempio è quasi completamente perduto. Restano tracce sparse, frammenti di colonne, basamenti erosi. Ma la ricomposizione dei colossi restituisce almeno una parte della visione originaria. Chi visita Luxor può di nuovo immaginare la potenza di quel luogo, la processione dei sacerdoti, le offerte deposte ai piedi delle statue, il fumo degli incensi che saliva verso il cielo. Un motivo in più per organizzare un viaggio? L’eclissi a Luxor sarà uno spettacolo nel 2027.