Scoperta senza precedenti in Corsica: è emerso un molo tardoantico

Durante uno scavo a Meria, in Corsica, è stato scoperto un antico molo in pietra e legno risalente alla tarda antichità, aprendo nuove prospettive storiche

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

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Mentre stavano costruendo una casa nella suggestiva marina di Meria, nel Capo Corso in Corsica, il Servizio regionale di archeologia (Drac) ha deciso di fare uno scavo preventivo. E così, buca dopo buca, è saltata fuori una sorpresa: un antico molo risalente alla tarda antichità, più o meno tra il III e l’VIII secolo d.C. È la prima volta che si fa un’indagine archeologica preventiva in questa zona dell’isola, e questo fatto non è da prendere alla leggera, perché potrebbe rivoluzionare quello che sappiamo sulla storia e l’archeologia della Corsica.

La scoperta di un antico porto in Corsica

L’area interessata dagli scavi archeologici si trova ai piedi del versante nord di un piccolo promontorio roccioso che domina la Baia di Meria in Corsica. Il terreno, da queste parti, è composto principalmente da scisto e scende ripidamente verso il ruscello, per poi interrompersi poco più a valle rispetto al punto dello scavo.

Proprio alla base di tale pendenza sono stati trovati grandi blocchi di questa roccia metamorfica a grana medio-grossa, alcuni lunghi più di un metro e mezzo, disposti in modo apparentemente disordinato, ma che formano comunque una sorta di cordone di massi. Sopra questi blocchi si trova uno strato sottile di sedimenti, probabilmente depositati da un’alluvione, seguito da strati alternati di pietre e limo che insieme creano una piattaforma lastricata larga tra i 4 e i 6 metri e lunga almeno 13 metri.

Questa struttura, spessa circa 80 centimetri, continua il substrato roccioso naturale e sembra essere stata costruita per ampliare la superficie sopra il letto del ruscello. Ai bordi nord della struttura sono stati posizionati blocchi più grandi che fungono da sostegno.

Nella parte superiore della costruzione sono stati rinvenuti circa dieci fori circolari, probabilmente scavati per inserire pali di legno. Fori che indicano che sulla piattaforma c’era una struttura in legno ancorata. C’è però da considerare che l’area scavata è piccola, il che vuol dire che non è possibile ricostruire tutta la struttura. Nonostante questo, gli archeologi ipotizzano che fosse un pontile in legno sopraelevato.

Anche se la costruzione di pietra sembra semplice e un po’ rustica, non è certo il frutto del caso. E il motivo per cui si sostiene ciò è piuttosto semplice: per costruirla servivano molti materiali e una buona dose di esperienza, soprattutto per creare una piattaforma stabile in un terreno così umido. La posizione, la forma e le tracce di legno fanno pensare che fosse usata come molo, un posto dove le barche potessero attraccare e caricare o scaricare merci.

Ma non è finita qui, perché lo scavo ha restituito oltre mille frammenti di ceramica e quasi cento piccoli oggetti metallici. Tra questi meritano una menzione d’onore i numerosi chiodi in bronzo, che confermano l’ipotesi di una struttura in legno. La loro resistenza alla corrosione marina, infatti, è perfettamente coerente con un ambiente vicino al mare. Inoltre, sono stati rinvenuti alcuni oggetti legati alla pesca, che completano il quadro della vita quotidiana in quel contesto.

Antico porto in Corsica
Laure Sornin-Petit, Inrap
Sezione dei vari strati di pezzi di scisto che formano la struttura di pietra

Perché è una scoperta molto importante

Il ritrovamento di ceramiche tipiche della tarda antichità, in un contesto stratigrafico ben definito, è un evento piuttosto raro in questa isola della Francia. Lo studio di tali reperti, affidato a Josselyne Guerre dell’Inrap, potrà fornire nuove informazioni importanti su quel periodo storico.

Un aspetto fondamentale dello studio è l’approccio geoarcheologico, coordinato da Marc-Antoine Vella (Inrap). Le indagini che permettono di analizzare i sedimenti vicino alle rive di antichi specchi d’acqua sono rare in questa magnifica isola e molto preziose, perché conservano tracce uniche sull’evoluzione del paesaggio nel tempo.

Per questo saranno svolte analisi di polline (a cura di Delphine Barbier-Pain), di molluschi (Sophie Martin) e lo studio di altri resti organici chiamati ecofatti (Isabel Figueiral), con l’obiettivo di ricostruire le dinamiche ambientali fluviali e costiere legate a questa struttura portuale.

Va specificato che si è trattato di uno scavo archeologico preventivo, finalizzato a documentare e studiare resti destinati alla distruzione a causa di un intervento edilizio. Di conseguenza, il sito archeologico non è visibile e non lo sarà in futuro, poiché sull’area è attualmente in costruzione un’abitazione.