La leggenda dell’isola di Serpentara, in Sardegna

Nel Sud della Sardegna c’è un’isola leggendaria completamente disabitata, covo di pirati e habitat di specie rare

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Redazione

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Pubblicato: 12 Settembre 2019 15:00

Nel Sud della Sardegna c’è un’isola leggendaria completamente disabitata. Dicono che Serpentara, questo il nome, fosse un covo dei pirati.

Difficilissimo l’approdo per via delle rocce e delle correnti, ma proprio per questo un nascondiglio sicuro per malfattori e ricercati, perfetto per insabbiare un tesoro.

Anche il nome è sinistro: la forma ricorda proprio quella di un serpente, lungo e sinuoso.

Si trova di fronte a Villasimius e per anni è stata proprietà di un imprenditore che voleva trasformare l’isola in un resort, con ville, hotel, negozi e ogni tipo di divertimento. Ma, per fortuna, i vincoli ambientali hanno impedito la cementificazione degli scogli granitici e oggi Serpentara resta una paradiso incontaminato.

Merito di un altro imprenditore che, più lungimirante, ha deciso di acquistarla dal precedente proprietario che, non sapendo cosa farsene, l’aveva messa all’asta e di donarla al Comune in comodato d’uso gratuito. La sua unica richiesta è che l’isola cambi nome, passando da uno che evoca una natura avversa a un altro più come, tipo Isola di San Luigi, prendendo il nome proprio dalla torre.

L’unica costruzione presente sull’isola è, infatti, una torre di avvistamento spagnola, come ce ne sono tante lungo le coste della Sardegna, costruita per avvistare le navi saracene che infestavano le coste del Sarrabus.

Per il resto, sono 134 ettari di sassi e di vegetazione. Nella punta Nord ci sono alcuni scogli, chiamati Variglioni, che formano piscine naturali nelle quali tuffarsi, mentre in quella a Sud spuntano ammassi di graniti gialli, grigi e rosati, modellati dal vento.

L’accesso più agevole all’isola è la cosiddetta C​aletta d’Approdo. Ci si arriva con un’imbarcazione privata o facendo un’escursione che viene organizzata partendo dal porto di Villasimius.
Fa parte, l’isola, dell’area naturale marina protetta Capo Carbonara ed è stato vietato, invece, l’accesso alle imbarcazioni a motore a pescaggio elevato.

È popolata da conigli selvatici in mezzo a una rigogliosa e profumata macchia mediterranea, sorvolata da aironi e da rare specie di uccelli, come i gabbiani corsi e i marangoni dal ciuffo, che qui fanno il nido. Vicino alle coste non è raro imbattersi anche in simpatici branchi delfini. Un vero paradiso, insomma, e tale deve restare.

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Fonte: Wikimedia Commons - @Michael Karavanov
Wikimedia Commons – @Michael Karavanov