Vino, olio, storia e arte: l’altra Montecarlo

Un colle solitario ospita un borgo toscano che offre viste panoramiche, architettura medievale ed enogastronomia

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Lorenzo Calamai

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Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Non tutti pensano al Principato di Monaco quando si parla di Montecarlo.

C’è un piccolo borgo in Toscana, isolato in cima a un colle ricoperto di ulivi e vigneti, che infatti porta lo stesso nome della più celebre città nota per il circuito urbano automobilistico.

Una Montecarlo dalla storia secolare, dai campanili svettanti, dagli splendidi panorami e dall’architettura medioevale, che ricopre un posto speciale nella regione grazie alla sua produzione di olio d’oliva e vino.

Per distinguerla dalle omonimie, la si chiama Montecarlo di Lucca, vista la sua posizione. Si trova in provincia di Lucca, appunto, e sta a metà tra il territorio della città e quello della Valdinievole, la pianura a sud-ovest di Pistoia.

È un piccolo scrigno di tesori che in ogni stagione dell’anno sa regalare inattese sorprese ai visitatori.

Fonte: Lorenzo Calamai
Il campanile della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Montecarlo in Toscana

Montecarlo ha una precisa data di nascita: risale al 1333. Due anni prima Firenze aveva messo a ferro e a fuoco l’insediamento di Vivinaia, possedimento lucchese, nella pianura oggi prospiciente il paese.

Le autorità lucchesi decisero allora di rifondare la cittadina sul colle del Cerruglio, che svetta rispetto alla piana con i suoi 160 metri di altitudine. Il nuovo borgo venne chiamato Montecarlo in onore dell’allora imperatore Carlo IV di Lussemburgo, che aveva dato man forte ai lucchesi a liberarsi dal gioco di Pisa. Lo stesso Carlo soggiornò diverse volte in paese, per supervisionare la costruzione della fortezza le cui mura sono ancora oggi ben visibili intorno al borgo.

La Fortezza del Cerruglio, o Rocca di Montecarlo, divenne strategicamente importante per le operazioni militare dei decenni seguenti, quando Lucca, Pisa e Firenze si contesero a suon di battaglie le rispettive terre.

Nel corso del XV secolo Montecarlo passò da essere un territorio sotto l’egida lucchese a contado fiorentino, mantenendo una sua rilevanza militare grazie alla fortezza. Rilevanza che venne poi meno nel Settecento, quando il Granduca Pietro Leopoldo mise in disarmo la Rocca.

Circondata di mura, a Montecarlo si entra passando per una delle tre porte ancora esistenti: a est la Porta Fiorentina, a ovest la Porticciola che guarda verso Lucca, a sud la Porta Nuova. Il borgo ha un classico impianto geometrico di vie parallele e perpendicolari che si evolve attorno al maestoso campanile della Chiesa di Sant’Andrea.

Il campanile è il simbolo del borgo: svetta su tutti gli altri edifici circostanti e, arrivando a Montecarlo, è il primo edificio che si riconosce, quello che aiuta a localizzare il borgo da ogni posizione.

La Rocca del Cerruglio e la Chiesa di Sant’Andrea

La Rocca e la Chiesa di Sant’Andrea rappresentano le due principali attrazioni architettoniche di Montecarlo.

La prima è arroccata sul punto più alto del colle del Cerruglio, con il Mastio che è quasi un promontorio slanciato verso la pianura sottostante.

Massiccia, con il caratteristico rosso intenso dei suoi piccoli mattoni di cotto come nella migliore tradizione architettonica lucchese, domina il centro storico di Montecarlo. Venne costruita precedentemente rispetto alla fondazione del 1333: da qui il condottiero lucchese Castruccio Castracani lanciò il suo attacco nella Battaglia di Altopascio del 1325, quando i ghibellini ottennero una clamorosa vittoria contro i guelfi fiorentini e senesi pur in numero tre volte inferiore.

La parte più orientata verso l’attuale centro cittadino venne costruita solo nel Cinquecento, sotto il governo mediceo, per rinforzare le difese del borgo. Qui oggi sorge un elegante giardino all’italiana dove un tempo sorgeva una grande piazza d’armi. La Rocca, oggi proprietà privata, è visitabile nei fine settimana, dalle 15 alle 19, oppure su prenotazione. Ospita occasionali eventi culturali durante i quali è aperta al pubblico.

Fonte: Lorenzo Calamai
Torre della Chiesa di Sant’Andrea a Montecarlo

Impossibile non individuare la Chiesa di Sant’Andrea, il cui campanile svetta sulla strada principale del paese. Il bel portale e la facciata sono del Trecento, mentre il resto dell’edificio è stato ristrutturato nel corso del Settecento.

All’interno l’opera più rilevante è la pala con i Santi Lucia, Giovanni Battista, Francesco Saverio, Biagio e Gaetano opera di Antonio Franchi il Lucchese, pittore barocco di rilievo. Nella cultura paesana, però, occupa un posto speciale l’affresco racchiuso nella Cappella della Madonna del Rosario, dove la Madonna cerca di proteggere un bambino dalle insidie del demonio, facendo così riferimento a un miracolo locale: l’apparizione della Madonna sulla torre della Rocca per difendere il paese da un attacco della città di Pisa.

L’ingresso della Chiesa di Sant’Andrea dà sull’antistante Piazza Francesco Carrara, dove ci si può affacciare dalle mura e godere di un panorama vasto ed ampio che abbraccia la Lucchesia fino alla sagoma del Monte Faeta.

Ulteriore attrazione culturale del centro è il Teatro dei Rassicurati, fondato alla fine dell’Ottocento e nascosto tra le facciate di case comuni. È all’interno che il teatro dà il meglio di sé, con la sua platea ovale raccolta e intima, i palchi su due ordini e le sue decorazioni che rendono speciale assistere a uno spettacolo.

Enogastronomia a Montecarlo

Il colle sul quale sorge Montecarlo si erge in mezzo a un territorio dedicato alla coltivazione di mais e legumi (in Lucchesia) e di fiori (in Valdinievole), ma le pendici del Cerruglio sono invece ricoperte di ulivi e di viti, dando vita ai prodotti tipici del borgo.

Una attività antichissima, come testimonia un documento rinvenuto nella frazione di San Piero in Campo che parla della produzione di vino e risale all’846 d.C.

L’antico insediamento precedente Montecarlo, Vivinaia, deve il suo nome proprio alla coltivazione della vita e alla produzione vinaria. Fu il vino più pregiato di Toscana fra Quattrocento e Cinquecento, quello col prezzo più alto nei mercati fiorentini. Erano il Trebbiano e il Sangiovese i vitigni predominanti della zona, ma alla fine dell’Ottocento, al fine di migliorare la produzione in termini qualitativi e tecnologici, alcune aziende montecarlesi studiarono le tecniche e i vitigni francesi, portando sulle colline toscane il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Merlot, il Syrah, il Pinot bianco e il Pinot grigio.

Fonte: Lorenzo Calamai
Facciate di un tempo in quel di Montecarlo

Oggi Montecarlo vanta due Denominazioni d’Origine Controllata prodotte nel territorio racchiuso tra il borgo, Porcari, Altopascio e Capannori. Il Montecarlo Bianco è un Trebbiano a cui viene aggiunta una importante percentuale di uve che possono essere Semillon, Pinot grigio e bianco, Vermentino, Sauvignon o Roussanne. Il Montecarlo Rosso è composto da una prevalenza di Sangiovese, una parte di Canaiolo e una selezione di Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabemet Franc, Cabemet Sauvignon, Merlot. Oltre i due anni d’invecchiamento acquisisce la denominazione di Montecarlo Riserva.

Sono vini rotondi e pieni, ma che rispetto ad altri colleghi toscani sanno mantenere una maggiore freschezza e morbidezza. Il perfetto accompagnamento per la cucina locale, contraddistinta dai primi piatti con ragù di carne, dai salumi e dalle zuppe di legumi. I tanti piccoli locali del centro storico sono la scelta perfetta per immergersi nella cultura enogastronomica montecarlese, che si inquadra perfettamente nella tradizione toscana e lucchese, mantenendo però un accento singolare, locale.