Non ci sono quartieri, strade o angoli di Praga che non stupiscano alla sola visione. Perché la capitale della Repubblica Ceca è una città sbalorditiva, ricca di fascino, suggestioni e misteri antichissimi che vivono e sopravvivono in ogni anfratto del territorio.
Ma tra passaggi oscurati dalle case, dalle chiese e dalle sinagoghe, è impossibile non volgere lo sguardo lì, verso quel monumento scientifico di origini medievale che domina la Piazza della Città Vecchia.
Conosciuto con il nome ceco di Staromestsky Orloj, l’orologio astronomico di Praga è uno degli edifici più ammirati, apprezzati e fotografati della città. Non solo per quella suggestiva bellezza che lo caratterizza e che incanta gli occhi, ma anche per le simbologie e i misteri che sono intrinsecamente che sono nascosti in essi.
Per scoprire la leggenda dell’orologio di Praga dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, e più precisamente nel XV secolo, quando il famoso orologiaio Mikuláš di Kadaň, lo realizzò. Lo scalpore e l’entusiasmo suscitati dalla vista del progetto dell’orologio, vennero accompagnati sin da subito da una certa preoccupazione da parte dell’intera popolazione: e se quello che era destinato a diventare il simbolo della città fosse replicato in altri luoghi del mondo?
Ossessionato da quella che presto divenne anche una sua preoccupazione, l’orologiaio iniziò a lavorare in maniera ossessiva alla sua creazione per renderla unica. Ma una volta terminata l’opera, scelse di salire in cima al monumento e di gettarsi nel vuoto.
In una versione ancora più inquietante della leggenda, si narra che Mikuláš fu reso cieco dai cittadini di Praga, affinché non potesse replicare un’opera così bella in nessun altro luogo del mondo. L’orologiaio, prima di suicidarsi, maledì l’orologio e chiunque lo avesse sempre guardato.
Quanto c’è di vero in questa storia non possiamo saperlo, quello che invece sappiamo è che a guardare quel monumento scientifico qualche brivido attraversa inevitabilmente la schiena. A ogni ora, infatti, il meccanismo mette in movimento i 12 Apostoli raffigurati e introdotti dalla figura della morte, rappresentata da uno scheletro. Ma ci sono altre figure che si muovono: il gallo che canta, la Vanità che si guarda allo specchio e il Turco che scuote la testa.
Quando lo spettacolo sta per terminare ecco apparire la figura di un gallo d’oro che, secondo un’altra leggenda, allontanerebbe i fantasmi e i demoni che risiedono nella città e nei palazzi infestati. E allora possiamo tutti tirare un respiro di sollievo, siamo salvi!