L’enigma dell’Ipogeo di Torre Pinta, dove la luce incontra il mistero antico

Nascosto nella Valle delle Memorie di Otranto, l’Ipogeo di Torre Pinta custodisce segreti millenari, giochi di luce e antichi riti scolpiti nella pietra

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Elena Usai

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La scrittura, il viaggio e la fotografia sono le sue grandi passioni e quando parte non dimentica mai di portare un libro con sé.

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Nel cuore del Salento, a pochi minuti dalla costa adriatica e dall’antica città di Otranto, si apre un varco nel tempo: l’Ipogeo di Torre Pinta, custodito nella suggestiva Valle delle Memorie, un anfiteatro naturale tra muretti a secco e ulivi secolari. Ci troviamo in un ambiente scavato nella roccia, dominato dal silenzio e dalla luce che filtra dall’alto, un luogo che parla di civiltà antiche, rituali ignoti e misteriose geometrie.

Qui pietra e natura si fondono, offrendo al visitatore la sensazione di trovarsi in un “non-luogo” sospeso fra storia e leggenda. Scendendo al suo interno, ci si ritrova in una croce latina scolpita nella roccia, dove ogni passaggio sembra segnato da un rito silenzioso.

Nel cuore della pietra: forma e mistero dell’ipogeo

L’Ipogeo di Torre Pinta, situato a sud di Otranto, si presenta come una cavità sotterranea dalla pianta a croce latina, caratterizzata da corridoi che si inoltrano fino a 33 metri sotto la superficie della roccia e nicchie laterali che, secondo la tradizione locale, potrebbero essere state “sedili” funerari. Le origini del sito risalgono, con buona probabilità, al periodo tra il VII e il IV secolo a.C., ma l’uso preciso rimane un enigma: si ipotizza una funzione funeraria, un luogo di culto, forse persino una catacomba paleocristiana.

Gli studiosi discutono ancora sul suo significato originario. C’è chi vede in Torre Pinta un luogo di passaggio tra vita e morte, chi invece un osservatorio simbolico, dove luce e ombra segnavano il ritmo delle stagioni e dei riti di fertilità. Ogni dettaglio, dalle incisioni alle proporzioni geometriche, sembra rispondere a un linguaggio che la modernità fatica a decifrare.

Sulla sommità dell’ipogeo sorge oggi una torre-colombaia seicentesca, realizzata dopo il collasso della copertura originaria, a testimoniare la stratificazione di utilizzi nel corso dei secoli. Una delle particolarità più suggestive del sito, però, è il fenomeno della luce: in giornate particolari, infatti, il raggio solare penetra attraverso l’ingresso dell’ipogeo e si allinea perfettamente al passaggio centrale delle gallerie, disegnando un effetto che alcuni interpretano come scopo rituale, forse legato a culti del sole o pratiche di passaggio tra il mondo terreno e quello spirituale.

Come visitare l’Ipogeo di Torre Pinta

Se state facendo un viaggio in Salento e volete visitare l’Ipogeo di Torre Pinta, dovrete rivolgervi all’agriturismo che ne gestisce gli accessi. Il sito, infatti, fa parte di una proprietà privata: potete richiedere le chiavi o prenotare in anticipo l’accesso guidato con un tour di circa un’ora. Per entrare al suo interno è richiesta semplicemente un’offerta libera e consigliamo di dare priorità alle visite mattutine perché permettono di osservare meglio il fascio di luce o nel giorno del Solstizio d’Estate, quando il sole si allinea perfettamente con l’ingresso principale.

Potete completare la vostra esperienza scoprendo anche i dintorni dell’ipogeo, dalla suggestiva Cava di Bauxite alle coste dell’Adriatico, passando per la Torre del Serpe, Punta Palascia (il punto più orientale d’Italia) e le spiagge di Otranto.