La pazzesca scoperta in uno dei luoghi più belli del mondo

Una nuova eccezionale scoperta archeologica permetterà di apprezzare un lato inedito della storia: sono oltre 100 gli insediamenti dell'Età del Ferro finora sconosciuti

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Redazione

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Una recente ed eccezionale scoperta in campo archeologico fornisce nuovo materiale per indagare la vita delle comunità indigene dell’Età del Ferro all’epoca dell’occupazione romana.

Si tratta del ritrovamento di ben 134 siti, in precedenza sconosciuti, rinvenuti durante un’indagine nella regione a nord del Vallo di Adriano nel Regno Unito.

Cos’è il Vallo di Adriano

La costruzione del Vallo di Adriano iniziò nel 122 d.C. in quella che oggi è l’Inghilterra settentrionale: l’imponente muraglia rappresentava il confine più a nord dell’Impero Romano.
Con l’ulteriore espansione del loro dominio, circa 20 anni dopo gli antichi Romani costruirono le Mura Antonine al centro dell’attuale Scozia: ma fu un breve periodo e la linea di confine “autentica” tornò a essere il Vallo di Adriano.

La maggior parte delle ricerche su questa regione finora si è concentrata sul “lato romano della storia” per saperne di più sulle strade, le fortezze, gli accampamenti e le iconiche mura edificate nel tentativo di controllare la Gran Bretagna.

Le nuove ricerche sul lato inedito della storia

Manuel Fernández-Götz, capo archeologo presso la School of History, Classics and Archaeology dell’Università di Edimburgo, è invece interessato a scoprire “l’altro lato della storia”, ovvero come il dominio romano abbia influenzato la vita delle comunità indigene britanniche dell’Età del Ferro: “Questa è una delle regioni più eccitanti dell’Impero, poiché rappresentava la sua frontiera più settentrionale, e anche perché la Scozia è stata una delle pochissime aree dell’Europa occidentale su cui l’esercito romano non riuscì mai a stabilire il pieno controllo” ha dichiarato.

Fernández-Götz dirige un progetto, iniziato a settembre 2021 e chiamato “Beyond Walls: Reassessing Iron Age and Roman Encounters in Northern Britain”, che, fino ad agosto 2024, esplorerà un’area che si estende da Durham fino alle Highlands scozzesi meridionali.

La prima fase della ricerca si è concentrata sull’esplorazione di 1.500 chilometri quadrati attorno al Forte di Burnswark Hill nel sud-ovest della Scozia, dove i Romani concentrarono i loro sforzi per espandersi verso nord.

Questo sito custodisce la più grande collezione di proiettili romani rinvenuti in Gran Bretagna, a testimonianza della potenza di fuoco che le legioni portavano con sé: nonostante le fonti scritte di questo periodo siano scarse, il paesaggio conserva “impronte umane” che possono fornire maggiori dettagli.

Il team di archeologi ha analizzato l’area con il Lidar, sensore laser che permette di catturare un’area in 3D: i dati lidar hanno rivelato 134 insediamenti mai registrati durante gli studi effettuati in passato.

Il numero degli insediamenti della zona appartenenti all’Età del Ferro sale così a quota 704: molti dei siti ritrovati di recente sono piccole fattorie.
Ci aiutano a ricostruire un quadro di come la maggior parte della popolazione abbia trascorso la propria vita: quanto erano vicini gli uni con gli altri e come potrebbero aver utilizzato il territorio per l’allevamento e il pascolo degli animali“, ha detto l’archeologo.

La collocazione dei siti indica inoltre la presenza di un preciso modello di organizzazione: “L’aspetto fondamentale della scoperta di molti siti precedentemente sconosciuti è che ci aiutano a ricostruire i modelli di insediamento“, ha affermato il coautore dello studio Dave Cowley, manager del programma di rilevamento aereo presso Historic Environment Scotland. “Presi singolarmente sono piuttosto ordinari, ma nel complesso ci permettono di capire il paesaggio all’interno del quale viveva la popolazione indigena“.

Mentre le ricerche proseguono, gli archeologi esamineranno alcuni siti con l’ausilio di strumenti geofisici e datazioni al radiocarbonio per comprendere meglio la tipologia di insediamenti rilevati e le persone che li hanno costruiti.

Le loro scoperte potrebbero dipingere un ritratto inedito di com’era la vita prima, durante e dopo l’occupazione romana e di quanto le legioni stravolsero l’esistenza delle comunità locali.