Ci sono storie che subiscono evoluzioni inaspettate, ma incredibili, che meritano davvero di essere raccontate, come quella che ha coinvolto quel “bambino” da un milione di euro che è comparso una notte di novembre in piazza Plebiscito, anima e cuore della città di Napoli.
Quel bambino abbandonato sulla piazza in posizione fetale, con quella peculiare catena che sembra intrappolarlo al suo destino, ha raccolto l’interesse di molti e, tra critiche e ammirazione, è diventato una vera e propria celebrità. Una scultura inaspettata e attuale dal valore di un milione di euro che porta la firma di Jago.
È stato proprio il talentuoso artista che, in quella notte di Novembre, ha abbandonato il suo bambino nella piazza storica, regalando alla città un’opera intrisa di significato. Look-down, questo il suo nome, è l’opera che dà voce a tutte quelle persone incatenate nella loro posizione da quando la pandemia si è scatenata.
Look-down è un invito a guardare oltre, a volgere lo sguardo in basso, a non ignorare i problemi che affliggono la società e soprattutto i più fragili, ai vulnerabili. Un’opera attualissima che però, piuttosto che essere indicata con il termine spaventoso e inquietante “lockdown”, che è ormai entrato nella nostra quotidianità, viene soprannominata Look-down, ovvero “guarda in basso“.
Quel bimbo con gli occhi stanchi e chiusi si chiama Homeless, con il chiaro riferimento ai clochard, ed è inchiodato a terra da una catena che suggella la sua condizione di fragilità. Un’opera, questa, che dovrebbe far riflettere e che invece ha scatenato critiche e, ancor peggio, atti vandalici. Ed è proprio da questi che riparte il nostro racconto dal risvolto inaspettato, una storia che non punisce, ma tende la mano a chi non sa comprendere l’arte e il suo significato più autentico.
Il bambino di piazza Plebiscito non ha avuto una vita facile da quando è arrivato a Napoli, prima le critiche, poi, un gruppetto di ragazzi che prende a schiaffi e calci Homeless, proprio lui che è già l’emblema della fragilità. Un atto di evidente goliardia, mosso solo dalla leggerezza, che però fa male al cuore quando quelle immagini vengono riprese dagli stessi ragazzi e fatte circolare sui social network. Un video che diventa virale e che raccoglie l’indignazione del grande pubblico che si scaglia contro gli artefici di quel piano improvvisato.
Ma la storia di quella scultura ci insegna che non c’è spazio per il risentimento e per l’odio, né tantomeno per la rabbia; del resto lo scopo di Homeless, così come quello dell’arte, è proprio quello di tendere una mano al prossimo. Così, ad allungare quella mano, questa volta, è l’artista in persona: attraverso un post pubblicato su Instagram Jago lancia un appello a quei giovani chiedendogli di incontrarsi, per mostrare loro il vero significato dell’arte, certo che dietro a quelle gesta vandaliche, si nascondano altrettante azioni meravigliose.
L’incontro è così avvenuto, regalandoci quel lieto fine che tanto ci piace. Così, quel bambino in piazza Plebiscito sarà testimone di una storia che ci insegna tanto, e chissà quante ancora ne vedrà.