Le Rose di Sarajevo sono il ricordo indelebile degli anni dell’assedio

Toccante simbolo, a perpetua memoria, di uno dei momenti più drammatici della città

Un viaggio nel tempo è scoprire Sarajevo, la città che, vent’anni fa, era sotto assedio e che oggi, grazie alla ricostruzione, è tornata ai suoi fasti con il Palazzo del Parlamento e del Consiglio dei Ministri rimesso a nuovo così come le torri gemelle “Momo e Uzeir” e la Biblioteca Nazionale.

Le immagini dell’assedio rimangono tuttavia nella memoria collettiva, con la Biblioteca che va a fuoco per tre giorni e tre notti, simbolo di quei tragici momenti, anima della città e del suo sapere, crocevia di popoli, culture e religioni.

La capitale bosniaca era, infatti, un pulsante luogo di incontro tra Oriente e Occidente, una realtà dove convivevano, fianco a fianco, chiese ortodosse, cristiane e sinagoghe in armonia con gli stretti vicoli del centro storico ottomano e con i più ampi viali ottocenteschi di impronta asburgica.
Fondata dai turchi nel XV secolo, si trova in una stretta e lunga vallata attraversata dal fiume Milijaka e questa particolare conformazione ha purtroppo favorito il lungo assedio dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, 1452 interminabili giorni di stenti dove la vita è sospesa a un filo e i proiettili trapassano i muri delle abitazioni private.

La storia dell’assedio può essere raccontata dalla viva voce dei testimoni oppure ricostruita dai servizi giornalistici dell’epoca ma è soltanto camminando lungo il Viale dei Cecchini, la Ulica Zmaja, che si può respirare quella drammatica atmosfera e sentire la storia “diventare viva” osservando i piccoli buchi nei marciapiedi di Sarajevo, circondati da altrettanti fori che si aprono come petali, riempiti di resina rossa.

Sono ovunque e sono i fori lasciati dai mortai dei soldati serbi, dalle granate e dalle bombe che gli abitanti hanno voluto conservare e mettere in risalto, a perpetua memoria.

Ecco le Rose di Sarajevo, quel passato cristallizzato sull’asfalto che risalta in qualsiasi momento, mentre si passeggia, si fa shopping, si prende un aperitivo al bar, semplicemente si vive.
Autentici “presidi della memoria”, le toccanti rose mostrano, meglio di un museo, la storia della città e raccontano il dolore di una guerra subita totalmente, in ogni angolo della capitale, dal centro alla parte moderna che divenne un enorme “poligono di tiro”.

Nel centro storico, tra gli alberi sull’argine della Miljacka e nella Baščaršija ottomana, i piedi camminano sopra l’asfalto dell’assedio e le Rose sono lì a ricordarlo.