Cosa vedere a Patti, antico incanto del litorale messinese

Vacanze a Patti, sul litorale tirreno della Sicilia in provincia di Messina, antico centro greco-romano e incantevole località balneare.

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Redazione

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La cittadina di Patti è una delle principali località turistiche della provincia di Messina, situata nel litorale settentrionale della Sicilia. Con i suoi tredicimila abitanti, Patti è da tempo immemore un importante centro politico, amministrativo ed economico della Sicilia, le cui origini affondano nell’epoca greco romana. Il comune di Patti fa parte della vasta area dei Nebrodi, la catena montuosa che ospita l’Etna, e di cui fanno parte altre note località del messinese, quali Capo d’Orlando e Sant’Agata di Militello.

La cittadina di Patti è uno dei maggiori centri turistici del messinese, un polo d’attrazione unico per via della sua incantevole posizione geografica, caratterizzata da un contesto naturalistico in cui l’asprezza dei monti Nebrodi si sposa alla dolcezza delle acque del litorale tirrenico. In origine il centro cittadino, caratterizzato da un impianto medievale, era separato dall’area litoranea, conosciuta con il nome di Marina di Patti, che è oggi parte integrante della cittadina in seguito alla progressiva espansione del centro abitato.

Questa incantevole località balneare è costituita da oltre dieci chilometri di spiagge, il cui quieto e docile profilo sabbioso è impreziosito da grotte e imponenti roccioni. Di fronte al litorale, come cattedrali naturali edificate dal tempo e dalle intemperie, si stagliano maestosi numerosi faraglioni rocciosi, i quali conferiscono al litorale un aspetto arcano e magico. Le ampie spiagge di Marina di Patti sono prevalentemente libere, e le acque molto pulite, perfette per immergersi e osservarne i bei fondali!

Le antiche radici della città di Patti affondano nell’epoca greco-romana, di cui il territorio porta testimonianze e segni tangibili ancora oggi. La storia di Patti è infatti indissolubilmente legata all’antica città di Tindari, la quale è oggi una piccola frazione di Patti e ospita uno dei più importanti e interessanti siti archeologici della Sicilia. Presso questa località si trovano infatti le vestigia dell’antica città di Tindaris, fondata nel IV secolo avanti Cristo, e della quale sono sopravvissute le rovine della necropoli, di una villa nobiliare romana e del celebre teatro greco.

Presso la frazione di Tindari si trova anche uno dei simboli del territorio della provincia messinese, il famoso santuario di Tindari, il quale si staglia all’orizzonte dominando l’intera area: dal santuario si ha infatti una visuale mozzafiato dell’intero litorale di Patti. L’attuale chiesa sorge sulle rovine di un’antica chiesetta distrutta dai pirati, poi ricostruita nel XVI secolo in stile barocco e ampliata nella seconda parte del XX secolo. Il santuario ospita la celebre statua lignea di origine orientale raffigurante la Madonna Nera, uno degli oggetti devozione più noti di tutta l’Italia meridionale.

Il centro storico del comune di Patti presenta un impianto tipicamente medievale, sia dal punto di vista della struttura delle strade che dal punto di vista architettonico. Passeggiando tra le vie è infatti possibile imbattersi in bellissimi edifici religiosi, ma non solo: tra le vie di Patti è anche possibile ammirare alcuni eleganti palazzi ottocenteschi e chiesette ben conservate. La cittadina conserva ancora oggi alcune parti delle antiche cinta murarie, risalenti al XIV secolo.

Il principale edificio religioso di Patti è la basilica cattedrale di San Bartolomeo, edificata nel secolo undicesimo, la quale sorge a fianco del palazzo vescovile. L’edificio presenta una peculiare e riconoscibilissima facciata in stile gotico, caratterizzata dalla presenza di tasselli neri di origine lavica, i quali conferiscono alla chiesa un aspetto davvero originale. All’interno della cattedrale, dedicata sin dalla sua fondazione al culto di San Bartolomeo, ospita al suo interno un bellissimo altare adornato da un dipinto dell’Adorazione dei Pastori, la cui attribuzione è ascritta al attribuito al pittore fiammingo Guglielmo Borremans, vissuto nel XVIII secolo.