Nell’entroterra della Liguria, in provincia di Imperia, c’è un borgo arroccato a 800 metri di altitudine, circondato da monti e vallate, la Valle Argentina e la valle creata dal torrente Tanarello, che nasconde un terribile mistero.
È stata una tragica storia accaduta alla fine del 1500 che ha dato a questo borgo medievale il soprannome di “Paese delle streghe”. Alcune donne del posto furono infatti accusate di stregoneria, subendo uno dei più celebri processi tenuti del nostro Paese. Così feroce da far soprannominare il paese la “Salem d’Italia”.
In memoria di questi tragici avvenimenti è stata istituita una vera e propria festa dedicata alla stregoneria chiamata “Strigora”, che si svolge ogni anno la prima domenica dopo Ferragosto tra i carrugi dell’antico borgo.
Oggi, la storia di Triora rivive anche nel Museo etnografico e della stregoneria aperto nel 2016, che si trova all’ingresso del paese, e che mostra uno spaccato della vita di campagna dei contadini del tempo, dove sono conservati i documenti dei processi e le ricostruzioni degli interrogatori e delle torture alle streghe.
Un luogo dove il tempo pare essersi fermato. Le mura di cinta dell’antico borgo circondano ancora la cittadella e i suoi stretti vicoli che salgono, scendono e si incrociano di tanto in tanto, terminando in piccole piazze o portando all’uscio di qualche portone dove viene raffigurata una strega. Restano ancora visibili i resti delle antiche torri difensive e dell’antico castello, costruito interamente nella roccia sul punto più alto.
A Triora di streghe – almeno apparentemente – non ce ne sono più, ma il borgo ha ideato alcuni itinerari alla scoperta dei luoghi simbolo delle streghe che conducono i numerosi turisti che si avventurano da queste parti alla scoperta di quello che è diventato uno dei Borghi più belli d’Italia e che è stato insignito della Bandiera Arancione.
Ci sono tre itinerari che si possono seguire a Triora, uno artistico, contraddistinto dal colore rosso, uno “curioso” di colore azzurro e uno dedicato ai bambini che è giallo. Seguire il percorso giusto è molto semplice: sui vicoli acciottolati del borgo sono stati apposti degli adesivi circolari che indicano la strada giusta.
Alcuni punti dei tre itinerari sono comuni, ma ciascuno ha la sua particolarità: “art”, “curiosity”, “kids”.
Le tappe del circuito dedicato all’arte parte dal Museo della stregoneria, attraversa le mura cittadine e tocca l’antico forno. Largo Tamagni, la cisterna centrale, la fontana Sottana, Palazzo Borelli, la Grotta di Lourdes, con un excursus sui portali in ardesia e termina alla Collegiata con l’oratorio di San Giovanni del 1600.
Il percorso “curiosity” prende il via dal castello, quindi dalla cima del borgo, e scende verso la Chiesa di Santa Caterina del XV secolo (ormai un rudere) e poi in uno degli angoli più romantici di Triora, il Poggio della croce, da cui si gode di una splendida vista sull’intera vallata. Si raggiunge poi un’altra fontana chiamata Soprana e la “cabotina” ovvero la grotta delle streghe. Da qui si prosegue verso San Dalmazzo, il Museo della stregoneria e infine Palazzo Stella.
L’itinerario “kids”, infine, è perfetto per tutte le famiglie che vengono a visitare il Borgo delle streghe ma che non vogliono impressionare troppo i loro bambini. Oltre a essere più breve, ripercorre luoghi adatti ai più piccoli e che prendono i nomi delle streghe. La prima tappa si chiama Battistina e corrisponde alla piazza del Mercato, la seconda è Isotta, nella piazza Tommaso Reggio, la terza è Franchetta ed è in corrispondenza della prima terrazza “cabotina” e infine l’ultima tappa chiamata Luchina corrisponde alla piazza antistante il castello.
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