Perché dalle camere degli hotel stanno sparendo i frigobar

I furti di bibite e alcolici dalle stanze d'hotel stanno spingendo gli albergatori a togliere i frigoriferi. Cosa dicono gli esperti

Chi viaggia spesso avrà già notato che in molte stanze d’hotel non c’è più il frigobar. Sorge spontaneo il motivo: i furti di bibite e alcolici. In effetti, pare che il danno subito dalle strutture turistiche ammonti a cifre notevoli.

Eppure, secondo la maggior parte dei clienti, il frigobar in una camera d’hotel è indispensabile. Anzi, ne vorrebbero uno a disposizione anche nei bed and breakfast. In alcune regioni d’Italia, infatti, anche per i b&b che desiderano rientrare nella categoria “comfort” è obbligatorio.

Succede spesso che i clienti usufruiscano del servizio di frigobar in camera, che di solito è piuttosto costoso, sostituendo poi le bevande consumate con prodotti analoghi acquistati nei supermercati a poco prezzo. Ne consegue che, al momento del check-out, non risulta nessuna consumazione.

Gli esperti di hôtellerie, tuttavia, forniscono pareri discordanti sul fatto di offrire o meno il servizio di frigobar in camera. È vero che, se gestito male, il esso rappresenta un costo in più, ma è anche vero che, se un hotel riduce i propri servizi iniziando dalla base, rischia di perdere appeal.

Secondo alcuni, eliminare il frigorifero dagli hotel potrebbe essere controproducente, in quanto un ospite si aspetta di trovarlo sempre nella propria stanza, in quanto fa parte dei servizi di lusso degli hotel di categoria alta. Il frigorifero non è utile a un cliente solamente per conservare al fresco le bevande, ma anche per riporre medicine o acquisti alimentari di prodotti locali, fattore che incentiva anche l’economia del territorio in cui un hotel si trova.

Il dibattito più acceso riguarda, invece, il fatto di mantenere il frigobar nelle camere: cosa metterci dentro per non rischiare di subire perdite ingenti? C’è chi sostiene di lasciarlo vuoto, così sarà l’ospite a decidere cosa acquistare e conservare al fresco. Magari collocando un distributore automatico nelle zone comuni per cui il cliente è obbligato a pagare ciò che consuma (anche se la “vending machine” nel corridoio non è di certo bella da vedere).

C’è, invece, chi propone di riempire il frigorifero di bibite per un valore massimo di tre euro, così, nel caso il cliente facesse il “furbo”, la perdita sarebbe contenuta.

Chi, infine, può permettersi di riempire il frigobar di bottiglie esclusive e costose difficili da sostituire o di apporre un sigillo o addirittura un’etichetta personalizzata con il logo dell’hotel alle bibite offerte, in modo tale che il cliente non possa sostituirle in alcun modo. Questa proposta è naturalmente la più costosa, ma forse anche la più efficare.

Ognuna delle teorie è valida, purché l’albergatore sia consapevole della propria scelta e che quest’ultima sia in linea con il proprio obiettivo. Inutile, per esempio, mettere a disposizione dei backpacker vini millesimati, giusto per capire.

La nuova tendenza degli ospiti degli alberghi, dicono gli esperti, è quella di misurare la qualità di un hotel in base alla capacità di personalizzare i servizi. Per esempio, c’è chi chiede al cliente, già in fase di prenotazione, cosa desidera trovare in camera al suo arrivo.

Il consiglio migliore, che arriva da chi è solito lavorare con le catene alberghiere, comunque, è quello di omaggiare i propri ospiti con due bottiglie di acqua, una naturale e una gasata, così che possano scegliere, che siano dentro il frigobar (meglio non chiamarlo mini bar!) oppure lasciate in bella vista su un tavolo o su una mensola. L’investimento per il gestore sarà minimo, ma il risultato sarà massimo sia a livello di servizio sia di apprezzamento da parte dell’ospite.

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