Mugello: la bellezza del Cimitero militare germanico della Futa in inverno

Un luogo monumentale, fortemente simbolico e tragico, al centro di una riscoperta contemporanea grazie alla sua architettura fusa con il contesto naturale

Foto di Lorenzo Calamai

Lorenzo Calamai

Content writer

Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Pubblicato: 27 Novembre 2024 17:24

Cimiteri e turismo: non una novità. Un abbinamento forse a prima vista strano, ma dal Pere Lachaise e gli altri cimiteri monumentali di Parigi fino al Cimitero acattolico di Roma, sono tanti i luoghi amati e frequentati dai visitatori.

Si tratta di patrimoni di storia e storie, contenitori di beni culturali, di arte e di artigianato. Lo sono i cimiteri monumentali e i piccoli cimiteri di provincia, lo sono i cimiteri di guerra. Il cimitero di guerra americano a Colleville-sur-mer, in Normandia, riceve ogni anno circa un milione di visitatori.

Anche in Italia sono tanti i luoghi del genere, ma riveste un ruolo peculiare e particolare il Cimitero militare germanico della Futa: si tratta del più ampio cimitero militare tedesco in terra italiana, contenente oltre 30mila salme.

Si trova sul Passo della Futa, un valico naturale dell’Appennino tosco-emiliano. Si trova amministrativamente nel comune di Firenzuola, ma è pressoché equidistante dalla cittadina rispetto a Barberino del Mugello, trovandosi a 900 metri sul livello del mare.

Cimitero militare germanico della Futa
Fonte: Lorenzo Calamai
Il Cimitero della Futa con un velo di neve, in inverno

Il passo è stato uno dei luoghi chiave della Linea Gotica, il sistema difensivo eretto dalla Germania nazista durante l’occupazione in Italia per cercare di impedire la risalita della penisola alle truppe alleate. Qui gli scontri bellici furono particolarmente cruenti, lasciando peraltro un segno forte sulla popolazione locale.

Proprio qui si è deciso di costruire un monumento alla memoria dei caduti tedeschi, il più grande in Italia. Una decisione all’apparenza paradossale che oggi, a quasi ottant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, paga i suoi dividendi: il Cimitero militare germanico della Futa è oggi un luogo di memoria e di bellezza, di riflessione e contemplazione, grazie a una architettura unica che si fonde alla perfezione con il particolare contesto naturale nel quale è inserito.

Come arrivare al Cimitero militare germanico della Futa

Il Cimitero militare germanico della Futa si trova nel comune di Firenzuola, in provincia di Firenze, posto a pochi metri dal valico del Passo della Futa, lungo la Strada statale 65 che collega il capoluogo toscano con Bologna.

L’uscita autostradale più vicina è quella di Firenzuola Mugello, che si trova a pochi minuti dal Passo. Basta seguire le indicazioni al primo bivio dopo il casello ed è fatta.

Cimitero militare germanico della Futa
Fonte: Getty Images
La cripta commemorativa all’interno del corpo monumentale principale

In alternativa si può salire anche da Barberino di Mugello, dove una bella strada prende quota dalle rive del Lago di Bilancino, attraversando una bella campagna con eccellenti scorci panoramici e qualche piccolo abitato prima di inerpicarsi ulteriormente fra boschi di larici per raggiungere il Passo della Futa.

Un cimitero tedesco nel cuore della Linea Gotica

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale per la Germania post-nazista è difficile riuscire a curarsi dei corpi dei caduti tedeschi, in particolare nei paesi che hanno subito l’occupazione. Deve passare un decennio perché si arrivi a un passo in avanti: nel 1955 a Bonn, capitale della Germania democratica, viene firmato un accordo con l’Italia che sancisce la possibilità di costruire sacrari dedicati ai caduti germanici, tedeschi e austriaci.

Cimitero militare germanico della Futa
Fonte: Lorenzo Calamai
L’inverno dona al Cimitero

Nascono così una serie di monumenti funebri nei quali vengono raccolte le decine di migliaia di salme, fin lì disperse in sepolture provvisorie in circa 4mila luoghi differenti in tutto lo Stivale. Sul Passo Pordoi, a Merano, a Pomezia, a Cassino, nei pressi di Catania sorgono i primi cimiteri di guerra tedeschi relativi al secondo conflitto mondiale. Nel 1961 iniziano i lavori per quello della Futa, assegnato all’architetto Dieter Oesterlen. Sarà completato nel 1969, con una inaugurazione in tono minore per il timore di tensioni fra la popolazione locale, duramente colpita dalla guerra, e i tanti familiari dei caduti tedeschi e austriaci scesi in Italia per la sepoltura definitiva dei loro cari.

Per qualche anno, il Cimitero è stato vissuto come un corpo estraneo al tessuto sociale locale. Era luogo di un turismo della memoria proveniente dalla Germania e dall’Austria, ma visto con un occhio di sospetto dai locali. Eppure, fin dall’inizio, tutti i visitatori sono stati colpiti dalla sua austera bellezza.

Il cimitero, 12 ettari, è una sorta di spirale che sale lungo la collina su cui poggia fino ad arrivare alla sommità, dove si trova un memoriale con una alta torre dal profilo a bandiera, visibile da qualsiasi altro punto del cimitero. Le tombe sono disposte in insiemi quadrangolari, interrotti da alcune vasche circolari d’acqua che danno un’idea di serenità ed eternità. Qualche albero solitario completa lo scenario, mentre tutto intorno si apre uno splendido panorama sulla valle del Mugello: le colline boscose degradano dolci verso la pianura dove da qualche decennio è sorto l’invaso artificiale del Lago di Bilancino.

Cimitero militare germanico della Futa
Fonte: Lorenzo Calamai
Vista del cimitero innevato da una delle finestre della cripta

Sotto la torre si trova il cosiddetto cortile d’onore e una cripta, all’interno della quale sono commemorati i caduti di guerra dispersi. Dalla cripta, tre finestre si aprono sul cimitero, regalando una vista panoramica emozionante.

Il Cimitero militare germanico della Futa oggi

Ancora oggi sono pochi i turisti italiani che hanno avuto modo di visitare il Cimitero militare germanico della Futa.

Forse la sua condizione di cimitero di quelli che un tempo furono gli occupanti, i nemici, immerso nel cuore di uno dei luoghi che più ha sofferto a causa del conflitto ha portato a una certa diffidenza nei suoi confronti. Per fortuna, poi, questo sacrario è rimasto estraneo, al contrario di altri, a certi pellegrinaggi nostalgici di cui non si sente il bisogno.

Eppure nel corso degli ultimi venti anni attorno ai sepolcri della Futa si respira una atmosfera rinnovata. Il passare del tempo ha forse lenito le ferite e aperto i cuori e le menti. Oggi il Cimitero è un luogo di riflessione e di memoria, ma anche un luogo di monumentale bellezza, architettonica e naturale insieme.

Merito anche di Archivio Zeta, un gruppo di lavoro culturale che a partire dal 2003 ha portato nel Cimitero una serie di spettacoli teatrali che hanno utilizzato le strutture del cimitero come scenografie, per dare vita a spettacoli particolari, toccanti e degni di una riflessione. Non a caso tra i primi spettacoli allestiti al Cimitero ci furono i Sette contro Tebe di Eschilo e l’Antigone di Sofocle. Drammi classici dove al centro c’è il tema della sepoltura dei cari, malgrado le loro azioni: Antigone sfida il potere del re Creonte, che ha deciso di non dare sepoltura al fratello di lei, Polinice, reo di aver mosso guerra verso la propria patria, Tebe.

Cimitero militare germanico della Futa
Fonte: Lorenzo Calamai
Una scenografia perfetta

Insieme al lavoro di Archivio Zeta è arrivata una maggiore attenzione all’opera architettonica assai meritevole di Oesterlen e l’esplosione di turisti in cammino lungo la Via degli Dei, il trekking che unisce Bologna a Firenze, ha portato un nuovo sciame di visitatori sui prati che circondano l’alta torre centrale del Cimitero.

Oggi il Cimitero militare germanico della Futa si può dire nuovamente scoperto. Per di più, camminare tra i gradini, i sepolcri, i prati del Cimitero è un’esperienza che si tinge di un ulteriore tocco di austera bellezza in inverno. Gli alberi colorati di giallo e di bruno, i rami che si spogliano delle loro foglie, le occasionali chiome sempreverdi, le nuvole, la nebbia, l’occasionale neve donano una patina di emotività ulteriore alla collina su cui sorge il sacrario, e il profilo grigio della torre che domina il tutto assume un contorno ulteriormente monumentale.