Maldive oltre l’immaginario: viaggio negli atolli naturali più affascinanti dell’arcipelago

Esiste un confine sottile tra il paradiso costruito e quello autentico: un viaggio consapevole tra le gemme naturali (e meravigliose) delle Maldive

Foto di Serena Proietti Colonna

Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Pubblicato:

Quando si parla di Maldive, l’immaginazione collettiva tende a ridurre questo Paese a una sequenza di isole alberghiere adagiate su lagune turchesi. La realtà geografica, però, è molto più complessa e si snoda su due livelli di lettura che ogni viaggiatore dovrebbe conoscere.

L’arcipelago, infatti, poggia su un’antica base vulcanica sommersa, sopra la quale le colonie di corallo hanno costruito, millimetro dopo millimetro, gli anelli calcarei che oggi chiamiamo atolli.

Ciò non toglie che, a questa mappa naturale, se ne sovrappone oggi una funzionale: quella degli atolli amministrativi che sono stati creati in tempi recenti per governare il territorio secondo logiche politiche che talvolta spezzano l’unità geografica originaria.

Come scegliere l’atollo giusto

All’interno di queste cornici, la distinzione si fa ancora più netta quando osserviamo la terra che calpestiamo. Esistono infatti le isole naturali che sono l’anima autentica del Paese. Nate dall’accumulo spontaneo di sabbia corallina, ospitano una vegetazione fitta e selvaggia e sono protette da una barriera corallina (house reef) immediatamente accessibile dalla riva.

Le isole artificiali, dal canto loro, sono progetti ambiziosi di ingegneria creati o modificati dall’uomo per far fronte alle necessità abitative o per mettere al mondo resort dal design simmetrico.

Scegliere come propria meta di viaggio un atollo naturale fa sì che si possa entrare in contatto con l’architettura originaria delle Maldive, osservando come la natura ha modellato il territorio prima dell’intervento massiccio della mano moderna dell’uomo.

Atollo di Baa

L’atollo di Baa è magnifico: è stato persino eletto Riserva della Biosfera Unesco. Esso, infatti, è uno degli esempi più rappresentativi della struttura naturale maldiviana in cui l’integrità geologica degli antichi rilievi vulcanici si fonde con un ecosistema corallino vibrante e di eccezionale integrità.

Al suo interno, Dharavandhoo si rivela come l’isola-avamposto ottimale per il viaggiatore consapevole: è una terra naturale abitata e dotata di infrastrutture leggere e in cui la vegetazione fitta e l’house reef a pochi metri dalla riva testimoniano una genesi spontanea, lontana dalle logiche delle isole artificiali modellate dall’uomo.

A pochi minuti di barca sorge Hanifaru Bay, un santuario marino che si rivela uno dei siti di alimentazione di mante più rilevanti al mondo. Vi basti pensare che la conformazione naturale a imbuto della baia mette in scena, tra maggio e novembre, un raduno massiccio di mante e squali balena intenti a nutrirsi di plancton in acque bassissime.

Valutare quest’area come propria destinazione aiuta ad andare oltre il classico concetto di vacanza ‘sole e spiaggia’ per immergersi in un’unità biologica dinamica e protetta, tra le più importanti del nostro pianeta.

Fihalhohi (Atollo di Malé Sud)

Non è di certo da meno Fihalhohi, affascinante isola situata nell’estremo sud dell’atollo di Malé Sud. Il viaggiatore che opta per questo paradiso deve immaginarsi un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato alla genesi dell’arcipelago: è la quintessenza dell’isola naturale maldiviana che ha saputo ben resistere alle trasformazioni artificiali.

A differenza delle strutture moderne plasmate dall’uomo, qui la natura domina con una prepotenza affascinante, manifestandosi con una vegetazione interna così fitta e intricata che i suoi sentieri sono tunnel di ombra perenne (sì, sono freschi rifugi dal sole equatoriale). Ma a essere del tutto onesti, è sotto il pelo dell’acqua che Fihalhohi mostra la sua autentica perfezione geologica: un house reef vibrante che la cinge come un anello quasi ininterrotto.

In sostanza, qui si può fare uno snorkeling d’eccellenza a pochi passi dalla propria veranda. Soggiornare a Fihalhohi consente perciò di riscoprire il lusso della semplicità e dell’architettura spontanea, dove la sabbia finissima è il risultato di millenni di erosione corallina e il paesaggio non è un progetto a tavolino.

Kuramathi (Atollo di Rasdhoo)

Chi cerca un vero e proprio spettacolo della natura deve raggiungere Kuramathi nell’Atollo di Rasdhoo. Da queste parti, infatti, la geografia è in grado di mutare in pura poesia visiva. Il protagonista indiscusso di quest’isola è il suo iconico sandbank: una lingua di sabbia bianca e finissima (interamente naturale) che si allunga verso l’orizzonte per centinaia di metri.

Sì, è di quelle meraviglie che scompare e riemerge con il ritmo delle maree e con le stagioni, ma soprattutto è una di quelle strisce sabbiose in cui poter camminare e sentirsi sospesi tra diverse sfumature di turchese. Il tutto in una porzione marginale dell’isola, in un punto dove l’oceano pare ancora padrone assoluto del paesaggio.

Nonostante sia una delle isole più grandi delle Maldive, Kuramathi conserva un’anima selvatica grazie a un interno dominato da un’imponente vegetazione tropicale e un reef ricchissimo di vita marina, il top per chi vuole alternare il relax su spiagge chilometriche all’esplorazione dei fondali.

Questa combinazione di dimensioni generose e architettura naturale la rende la meta più indicata per chi desidera perdersi nella vastità di un panorama che solo la millenaria sedimentazione corallina, e non l’ingegneria umana, avrebbe potuto creare.

Kuramathi, Maldive
iStock
Veduta di Kuramathi

Veligandu (Atollo di North Ari)

Infine Veligandu che si presenta incastonata come una gemma preziosa nell’Atollo di North Ari. Questo interessante lembo di terra è la prova vivente di quanto la natura locale sia dinamica e inarrestabile. A differenza delle isole artificiali “immobili” e cementificate, questa piccola oasi è un organismo vivo che respira con i monsoni: la sua celebre lingua di sabbia, infatti, non è una struttura fissa, ma un’opera d’arte che si sposta e cambia forma a seconda della direzione dei venti e delle correnti stagionali.

Ciò vuol dire che visitandola in periodi diversi si potrebbe scoprire una spiaggia che prima non c’era, o magari un profilo costiero completamente ridisegnato dalla forza dell’oceano. Tale caratteristica, volente o nolente, la rende una delle mete più autentiche per chi desidera il fascino delle Maldive originarie.

Ma non è di certo tutto, perché oltre alla sua morfologia mutevole, l’isola vanta una vegetazione rigogliosa che protegge la privacy dei viaggiatori e un house reef straordinario, in cui la vita marina prospera indisturbata da secoli. Optare per un viaggio a Veligandu, quindi, fa sì che si possa rinunciare alla perfezione statica dei resort moderni per abbracciare la bellezza imprevedibile di un’isola che, da generazioni, continua a farsi disegnare prevalentemente da dinamiche naturali.