Che Roma nella sue viscere nasconda ancora tantissimi tesori antichi lo sanno anche i muri, ma che con gli ultimi scavi ritornasse alla luce qualcosa di così importante non era di certo prevedibile. È stata scoperta “Roma”, la donna simbolo della città. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Durante gli scavi della metro C emerge “Roma”
Durante gli scavi per la metro C di Roma, e più precisamente quelli che si stanno effettuando presso la stazione di Porta Metronia, è tornato alla luce dopo centinaia di anni un raffinatissimo reperto dell’antica Roma, una personificazione della stessa Città Eterna.
Nei fatti tutto questo non è una novità: il tema iconografico è già noto. Le prima immagini di “Roma” sulle monete romane risalgono al 269 a.C., anche se in realtà è presente su altre monete romane coniate a Locri nel 204 a.C. La vera cosa che sorprende in relazione a questo ritrovamento è che il primo e unico caso finora al mondo in cui ci la personificazione di “Roma” è eseguita su un vetro dorato.
Come nelle monete già rinvenute in passato, “Roma” è rappresentata come una donna in veste amazzonica, armata di spada. Talvolta clipeata o coronata di alloro, con vicino una Vittoria alata o altri simboli.
Le dichiarazioni degli esperti
La funzionaria archeologa della Soprintendenza speciale di Roma, Simona Morretta, ha spiegato all’ANSA che: “Già un vetro dorato è un reperto molto raro, ma questo non ha confronto allo stato attuale degli studi. Non si era mai trovato un vetro dorato con la personificazione della città di Roma“.
L’esperta ha poi continuato specificando che è un reperto di “straordinaria finezza esecutiva”. Stando a quanto appreso fino a ora, originariamente era il fondo di una coppa, un oggetto all’epoca decisamente particolare e che spesso veniva utilizzato come dono.
Niente di poi così diverso rispetto ai nostri tempi in cui con alcuni peculiari ed eleganti bicchieri o boccali, il bevitore può guardare in trasparenza l’immagine sul fondo. Sì, sembrerebbe che ci avevano già pensato i romani. Anche se, come ben spiegato da Morretta e sempre all’ANSA: “Noi non sappiamo se venisse usato realmente per contenere qualcosa o come soprammobile, ma certamente mettere una immagine sul fondo rispecchia quell’idea”.
Il manufatto ha vissuto diverse ‘vite’ prima di arrivare a noi: “Era un oggetto prezioso e quando si è rotto o scheggiato non l’hanno voluto buttare. Ma dato che una coppa di vetro non si poteva riparare, ne è stato ‘ritagliato’ il fondo, e può darsi che sia stato esposto su un mobile o appeso a una parete”.
Inoltre, è emerso che il reperto non apparteneva alla caserma trovata negli scavi. La struttura militare fu abbandonata alla metà del III secolo, e in seguito ne vennero tagliati i muri, le macerie buttate all’interno e tutto venne ricoperto di terra. Il vetro dorato è emerso proprio da questi strati di interro ed è posteriore: “Da questo primo studio – ha aggiungo l’archeologa parlando con l’ANSA– ci sembra un manufatto degli inizi del IV secolo“.
La buona notizia è che ora avrà un’altra vita in quanto diventerà di fruizione pubblica: avrà una teca dedicata nella stazione-museo della metro di Porta Metronia.