Se siete appassionati di antichi borghi, quelli che in Francia chiamano “village perché”, Biot fa al caso vostro.
Nell’entroterra della Costa Azzurra, 20 minuti d’auto da Antibes, non è il solito borgo. È il borgo degli artisti tanto da avere ottenuto il marchio “Città e Mestieri d’Arte”. La sua specialità è la lavorazione del vetro, ma a Biot non ci sono solo vetrerie bensì atelier artistici di ogni tipo. Pittori, scultori, disegnatori, ceramisti, gioiellieri, orafi, pellettieri, fotografi: tutti esercitano la loro passione nell’ambiente autentico di un villaggio provenzale, perfetto per ispirare la creatività.
Gli abitanti sono pochi, ma sono i turisti che, numerosi – specie d’estate e specie gli italiani -, affollano vicoli e piazze, negozietti e gallerie d’arte e i tavolini dei numerosi bistrot all’aperto.
Nonostante il borgo sia piccolo, ospita tantissimi musei. Il Museo della storia e della ceramica è stato ricavato nell’antica cappella dei Penitenti Bianchi restaurata; il Museo Nazionale Fernand Léger – uno degli artisti più celebri a Biot – è ospitato in un grande edificio moderno; l’Ecomuseo del vetro che si trova all’interno delle Verrerie de Biot rende omaggio alla tradizione del vetro soffiato e, in particolare, a quella del vetro a bolle, la specialità del villaggio.
La chiesa Sainte-Marie-Madeleine del XV secolo – costruita su un’antica chiesa romana – e le cappelle – come quella di Saint-Roch che risale almeno al XVI secolo o quella di Saint-Julien dove un tempo vivevano gli eremiti -, ma anche le piazze e le porte antiche, sono il retaggio di una storia ricca e appassionante. Come la splendida place des Arcades, nel cuore del villaggio, uno dei luoghi imperdibili di Biot in termini di patrimonio artistico e culturale. Inizialmente castrum romano, poi sede dei Templari, oggi ha un aspetto molto particolare che ricorda l’architettura ligure.
Un villaggio curioso, Biot. Anche per i nomi delle vie, che raccontano la storia del borgo e che sono cambiati nel corso dei secoli. Oggi abbiamo place de la Catastrophe sul luogo in cui, nel 1889, crollarono alcune case uccidendo gli invitati di una Comunione. Ci sono rue du Barri e Sous-Barri (“barri” significa ”bastione”) in corrispondenza di una cinta muraria che avrebbe circondato l’abitato dopo il 1500. Poi c’è Porte des Tines: si può immaginare che piccole giare o tini venivano adoperati per l’evacuazione delle acque reflue oltre i bastioni.
Nel XVIII secolo furono le corporazioni dei mestieri situate in queste vie a imporre il loro nome: troviamo quindi la rue des Orfèvres (“via degli orafi”), la rue de la Poissonnerie (“via della pescheria”), la rue de la Vieille Boucherie (“via della vecchia macelleria”).
Durante le Giornate europee dei mestieri d’arte. previste per il 6 e 7 aprile 2019, sarà inaugurato il nuovo itinerario “Biot, 50 artisti e artigiani”, con visite guidate della durata di due o tre ore in bus e a piedi sul tema Mestieri d’Arte, firma del territorio. Per chi è in vacanza sulla Costa Azzurra d’estate, dall’11 luglio al 22 agosto si svolge la quinta edizione delle Notti dell’arte con animazioni musicali e spettacoli, esposizioni nelle strade, negozi aperti, laboratori per bambini e visite guidate gratuite.
Biot ha anche un lunga tradizione gastronomica. Non dimentichiamo che tutta questa zona della Costa Azzurra un tempo apparteneva all’Italia. La cucina di questo villaggio dell’entroterra, che si trova in un crocevia molto importante del Sud della Francia, rispecchia, anche nel piatto, tutta la sua storia. Oltre ai locali e ai ristoranti ci sono anche molti food truck dove assaggiare un po’ di street food locale. Da non perdere, poi, il mercatino provenzale che si tiene ogni martedì mattina: parte da rue Saint-Sébastien, all’ingresso del villaggio, e si sviluppa lungo tutta la strada principale fino a place des Arcades, dove si trovano frutta e verdura, specialità locali, ma anche gioielli e ogni sorta di artigianato.