Gli alberi fanno bene e rendono felici. Lo dice la scienza

Boschi, prati verdi e anche giardini fioriti sono un toccasana per l'uomo. Ma anche l'uomo fa bene alle piante

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Redazione

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Se in montagna, in mezzo a un bosco o a un prato verde, vi è capitato di percepire una sensazione di particolare benessere sappiate non è soltanto un’impressione. Capita a tutti. E il motivo è scientifico. È statisticamente e scientificamente provato che il contatto dell’essere umano con la natura, in particolare con le piante, comporta benefici.

Negli ultimi anni si stanno intensificando gli studi sull’interrelazione tra uomo e pianta che indagano i meccanismi fisici e biologici. La pianta, come ogni altro organismo vivente, ha una sostanziale componente bio-energetica che le consente di entrare in sintonia con ciò che la circonda. La teoria dell’eco designer Marco Nieri chiamata ‘Bioenergetic Landscapes’ dimostra che gli alberi emettono campi elettromagnetici tra i quali sono rilevabili frequenze analoghe a quelle emesse dalle cellule dei nostri organi, e per questo capaci di creare un’interazione con l’organismo umano.

La qualità dell’interazione “uomo-pianta” dipende dalla particolare specie di albero: ogni tipo di pianta ha un’influenza diversa sui vari organi umani. Alcune specie sono molto benefiche, mentre altre si sono verificate ‘disturbanti’. E’ stato dimostrato, per esempio, che il tiglio è molto benefico soprattutto per il sistema nervoso, per le mucose e per i reni, mentre se si sta vicino a una quercia si ottiene un miglioramento del sistema cardiocircolatorio e immunitario.

Attraverso l’utilizzo di moderni strumenti bio-elettrici, capaci di misurare istantaneamente la reazione del corpo, sono stati dimostrati gli effetti dovuti al contatto uomo-albero. In particolare con la bio-elettrografia GDV del Professor Korotkov dell’università di San Pietroburgo si è riscontrato l’istantaneo innalzamento dei parametri energetici di un organismo umano posto in un’area di influenza con una specie arborea benefica.

L’effetto terapeutico è temporaneo, la sua durata varia in base a una serie di fattori come lo stato iniziale, la qualità del luogo, il tipo e la grandezza della pianta e, naturalmente, anche dal tempo di persistenza nell’area di influenza. Certo è che quanto più a lungo si può sostare vicino alle piante, maggiori saranno i benefici, ma sono già sufficienti dieci minuti per trovarne giovamento.

Ma l’aspetto ancor più sorprendente è che, sulla base delle misurazioni effettuate, si è osservato che non siamo solo noi uomini a trovare giovamento dal contatto con un albero, in quanto il beneficio è reciproco. Secondo Nieri, infatti, il contatto tra pianta e uomo causa un feed-back energetico che trasmette all’albero le nostre informazioni biologiche. Si può misurare la reazione energetica sulle frequenze del sistema nervoso e immunitario dell’albero, che risponde modificando i valori di risposta in relazione al fatto che gradisca o meno il contatto. Generalmente le piante hanno una reazione positiva alla nostra presenza.

Questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia profondo – e in parte ancora sconosciuto – il rapporto di interazione tra esseri viventi e quindi anche tra uomo e pianta. Una sintonia legata inevitabilmente al passato primordiale, che oggi viene ignorata ma che forse, in futuro, potrà riacquisire fondamentale importanza grazie alla ricerca scientifica.