Fra misteri e leggende, Castel Sant’Angelo come non l’hai mai visto

Castel Sant'Angelo è uno dei luoghi più famosi della Capitale, non solo per la sua importante storia, ma anche per i misteri e le leggende che lo riguardano

Foto di Elena Usai

Elena Usai

Travel blogger & content creator

La scrittura, il viaggio e la fotografia sono le sue grandi passioni e quando parte non dimentica mai di portare un libro con sé.

Pubblicato: 5 Marzo 2025 11:20

Roma è una città piena di storia e di mistero. Quasi tutti i suoi monumenti, architettonicamente splendidi, nascondono al loro interno delle leggende che ne aumentano il fascino, come Castel Sant’Angelo. Seppur conosciuto anche come Mole di Adriano, dall’imperatore che lo commissionò come sua tomba monumentale, il nome attuale è esso stesso strettamente legato a una storia epica.

Per parlare delle leggende legate a questo luogo, però, non è necessario scavare troppo nel passato perché di misteri ne abbiamo anche oggi. Durante dei lavori di manutenzione, infatti, sono stati ritrovati dei resti umani in un pozzo utilizzato, presumibilmente, come prigione. Non si hanno molte informazioni al riguardo, nel mentre possiamo scoprire le altre storie che interessano Castel Sant’Angelo, dall’arcangelo dal quale deriverebbe il nome del monumento alle leggende di maghi e fantasmi.

La storia dell’arcangelo Michele

Il nome “Castel Sant’Angelo” deriva da una storia leggendaria. Si narra, infatti, che sotto il papato di Gregorio Magno nel 590 d.C., una terribile pestilenza si abbatté su Roma, insieme a una piena del Tevere, decimando gli abitanti. Il Papa, appena insediato, decise di organizzare una processione penitenziale e pregare affinché la città venisse liberata dall’afflizione.

Durante la processione organizzata, giunto davanti al castello, il Papa vide comparire nel cielo la figura dell’arcangelo Michele nell’atto di rinfoderare la spada. Questo viene interpretato subito come un segno divino: la fine della peste era vicina. E così avvenne, perché da quel momento la peste smise di abbattersi sulla città e il castello prese il nome di Castel Sant’Angelo.

La leggenda del mago Pietro Bailardo

Per un periodo, Castel Sant’Angelo fu anche una temibile prigione. Vennero costruiti diversi ambienti, dalle celle ricavate tra le murature a quelle sotterranee. In una di queste, si dice, venne imprigionato anche un mago. Siamo nel XV secolo quando il mago Pietro Bailardo, personaggio semi-leggendario proveniente da Salerno, medico e alchimista, oltre che studioso di testi di magia della tradizione araba, venne imprigionato in una cella comune della prigione.

Il giorno dopo il suo arresto, rivelò ai suoi compagni di cella di poter fare grandi incantesimi e di poterli utilizzare per evadere. Inizialmente diffidenti, decisero di dargli ascolto. Il mago, avvicinandosi alla parete della cella, tracciò un cerchio in aria e, con un rametto bruciato, disegnò la forma di una barca sul muro.

Dopo aver sussurrato alcune formule magiche, guardò i suoi compagni e li invitò a salire a bordo. Uno di loro, avvicinandosi alla barca, si sorprese nel constatare che era vera. Con entusiasmo salirono tutti a bordo del vascello, tranne il mago che, prima di salire, decise di fare uno scherzo ai carcerieri: Bailardo si sdoppiò e lasciò una copia di sé nella cella per non perdersi la loro faccia quando fossero entrati nella cella. Dopodiché salparono e navigarono lontano sul Tevere.

Il fantasma di Beatrice Cenci

Per questa storia ci spostiamo al periodo della Roma Rinascimentale dove Beatrice, nata nel 1557 da una nobile famiglia romana, divenne la protagonista di un racconto intriso di tragedia, giustizia e mistero. Appena sedicenne, fu oggetto di violenze da parte del padre Francesco Cenci e, successivamente, rinchiusa insieme alla matrigna nella Rocca di Petrella Salto. Il padre, conosciuto come un conte rissoso e violento, ebbe problemi con diverse persone e, nel 1598, venne assassinato.

A pagarne le conseguenze fu anche Beatrice, accusata e decapitata nella piazza di Castel Sant’Angelo. Secondo la leggenda, il suo fantasma appare ancora oggi, ogni anno, nella notte tra il 10 e l’11 settembre, nell’atto di dirigersi dal Ponte Sant’Angelo verso la piazza del patibolo, reggendo la propria testa fra le mani.