Toscana: la monorotaia e le acque turchesi del torrente Renara

Nel cuore delle Alpi Apuane, sulle sponde di un fresco torrente, tra splendide piscine naturali e la fascinazione per il lavoro dei cavatori del marmo

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Lorenzo Calamai

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Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Pubblicato: 4 Ottobre 2024 09:37

Ha ormai più di 30 anni uno degli episodi cult dei Simpson, “Marge contro la monorotaia”. Nella puntata, durante un’assemblea cittadina, gli abitanti di Springfield vengono convinti da Lyle Lanley, imbroglione di professione, a costruire una monorotaia sopraelevata in città. Le cose vanno ovviamente a scatafascio, ma Homer e Marge risolvono la situazione in maniera rocambolesca, mentre allo spettatore divertito rimbomba nella testa la canzonetta da musical lanciata da Lanley: ‘monorail! monorail!‘.

Ora, le monorotaie in effetti esistono e sono sicure: in Italia ce ne sono 4 attualmente attive e dedicate al trasporto di persone, 3 in diversi parchi divertimento, e una all’aeroporto di Bologna.

Di altre ne sono rimaste vaghe tracce. Ce n’è un altro esemplare, più vecchio e ormai dismesso, nel cuore delle Alpi Apuane, sulle sponde di un torrente dalle acque turchesi: è il Renara, il maggior affluente del fiume Frigido, che passa dalla città di Massa.

Il torrente Renara è un vero e proprio gioiello di bellezza. Immerso in una valle montana, con gli alti picchi verticali delle Apuane a fargli da corona, il rio scorre su un letto di rocce bianchissime che ospitano le sue acque luminose e azzurre, fredde e pure.

Tantissime le spiagge d’acqua dolce e le piscine naturali che d’estate attirano in primo luogo i massesi, che spesso preferiscono il torrente al mare pur avendo il litorale a poca distanza, ma anche molti altri turisti toscani in cerca di refrigerio dalla calura estiva.

Alla scoperta della monorotaia Denham sulle sponde del Renara

Nel 1922 iniziarono, nei pressi di Gronda (MS), i lavori per una monorotaia adibita al lavoro di lizzatura, ovvero il trasporto verso valle dei blocchi di marmo, il materiale più prezioso del territorio delle Alpi Apuane.

Si tratta, infatti, di uno dei marmi più pregiati del mondo. Quello più pregiato è estratto in provincia di Carrara, che comprende 100 delle 143 cave marmifere attualmente attive in zona, ma anche nella valle del Renara l’attività estrattiva ha una lunga storia alle spalle.

L’estrazione del marmo è la principale attività economica dei territori di Massa e Carrara sin dai tempi dei Romani (I secolo a.C.), ha attraversato alti e bassi e oggi continua a essere la principale industria della provincia, costituendo circa il 70% del PIL locale, malgrado le questioni ambientali che solleva.

A Gronda l’infrastruttura per il trasporto dei blocchi viene completata nel 1923. La monorotaia Denham, dal nome dell’ingegnere inglese Charles Denham, allora proprietario delle cave di Piastreta, percorreva i 3 chilometri e mezzo circa che passano tra la zona di estrazione del marmo e Renara, la località in riva all’omonimo torrente, dove finisce la strada carrabile una volta superata la frazione di Gronda.

Torrente Renara Alpi Apuane
Fonte: Lorenzo Calamai
Lo scenario in cui si inoltra il sentiero tra le baracche dei cavatori

In queste poche migliaia di metri, la monorotaia percorre un dislivello di oltre 1200 metri, inerpicandosi sui fianchi del monte Sella. La monorotaia Denham è un unicum: un impianto di questo tipo esiste solo in questo luogo.

Oggi si può ripercorrere il tracciato della monorotaia a piedi, lasciando l’auto al termine della strada carrabile e continuando lungo l’ampio sentiero che conduce alle vecchie baracche dei cavatori, ormai in disuso.

I resti delle cave che incontrerete regalano sentimenti contrastanti: la bellezza di un panorama spettacolare come quello delle Apuane, tutta l’affascinante ostinazione dell’ingegno umano, ma anche la sensazione di una violazione nei confronti dell’ambiente naturale.

Ben visibile, ma non particolarmente segnalato, un sentiero si apre sulla sinistra oltre le baracche. Seguendolo, si scoprono i resti della monorotaia, con il binario che ancora corre in salita.

Seguendo la via di lizza, si sale con una pendenza abbastanza dolce fino a raggiungere, poco più di un chilometro più tardi, il vecchio ponte caricatore, dove i marmi portati dalle cave a valle dal carrello motorizzato venivano caricati sui camion e diretti alle successive destinazioni.

Dal 1923 fino al 1975, a eccezione del periodo della Seconda guerra mondiale, l’attività di lizzatura della monorotaia non venne mai interrotta.

Oggi del ponte caricatore rimane solo un piano in cemento e una sorta di cancello, anch’esso in cemento, dove il sentiero prosegue per un trekking piuttosto impervio alla scoperta di vecchie cave e verso panorami mozzafiato.

Torrente Renara Alpi Apuane
Fonte: iStock
Le cave di marmo sulle Alpi Apuane hanno un forte impatto paesaggistico

Lo scenario, fin qui, è davvero particolare: da una parte la bellezza austera delle Alpi Apuane, giganti di roccia tra i quali resiste una vegetazione residuale, dall’altra la malinconica persistenza delle tracce dell’industrioso lavoro dei cavatori, che da tempo hanno lasciato questa porzione di montagna lasciandosi alle spalle la testimonianza di un passaggio non esattamente indolore. La monorotaia, sì, ma anche baracche abbandonate, ponti, molto cemento. Sembra, a tratti, di vivere in un mondo post-apocalittico.

Il sentiero escursionistico per il Monte Sella

L’escursione fino al ponte caricatore è mediamente impegnativa e alla portata sostanzialmente di tutti, mentre da lì in poi, se si intende continuare, lo si deve fare con equipaggiamento adeguato, ivi compreso caschetto di protezione, e con meteo favorevole.

Dal ponte parte infatti un sentiero per escursionisti esperti, faticoso e difficile, che attraverso un lungo percorso porta fino alla sommità del Monte Sella, a 1739 metri sul livello del mare, da dove si ammira un panorama maestoso che va dal mare fino alla Garfagnana, passando per le molte altre vette delle Apuane.

Dopo il ponte caricatore, la via di lizza si impenna fino a raggiungere pendenze notevoli (si parla dell’85% circa), con una scalinata che costeggia il tracciato della monorotaia a destra della medesima. Si sale per circa un chilometro e mezzo fino a raggiungere la vecchia casa dei macchinari per l’estrazione del marmo, e qui si abbandona la lizza della monorotaia per seguire a sinistra la cosiddetta lizza Bagnoli, che porta all’omonima cava tramite una via segnata da grossi bolloni rossi, e il sentiero CAI 160. Imboccando quest’ultimo verso destra, caratterizzato dai classici segnavia biancorossi, potrete salire fino alla vetta del monte Sella.

Dalla sommità meridionale del Monte Sella si percorre il collegamento verso l’omonimo passo, e da lì si piega verso sud prendendo il sentiero CAI 150 prima e il 42 poi, nei pressi del passo del Vestito. Dal passo Sella al punto di partenza dell’escursione, in località Renara, ci sono circa sette chilometri e mezzo di percorso, senza particolari difficoltà altimetriche, ma con qualche tratto piuttosto esposto che richiede esperienza e preparazione.

Le piscine naturali del torrente Renara

A fianco delle attrazione delle attività antropiche, la natura offre il suo grande spettacolo sulle sponde del torrente Renara.

Già nei pressi della fine della strada carrabile che risale il corso del torrente, potrete trovare pozze e piscine dove immergervi e belle spiaggette d’acqua dolce dove il bianco dei massi e dei sassi contrasta con l’elettrica vibrazione delle acque turchesi di questo splendido corso d’acqua. Il Renara ha davvero tantissimi angoli magici, imperdibili per gli appassionati d’acqua dolce.

Le acque del torrente Renara
Fonte: Lorenzo Calamai
Il tratto superiore del Renara

Il Renara è un torrente assai frequentato durante i mesi estivi. La zona più vicina alle cave è più selvaggia, offre panorami montani ed è più spaziosa, diluendo così l’affollamento. Qui ad esempio, nel piazzale enorme realizzato per una grande cava di marmo abbandonata, la valle si apre completamente regalando uno scenario straordinario: l’acqua scorre su un letto di marmo bianco, assumendo una incredibile colorazione turchese. Ci sono almeno un paio di piccole piscine naturali nelle quali tuffarsi e due spiaggette di ghiaia e di ciottoli per sistemarsi, per vivere un pomeriggio lontano dal caos urbano, in un ambiente di montagna ma a portata di mano.

Risalendo solo poche centinaia di metri più a monte attraverso il torrente, si trova la sorgente del Renara. Incredibilmente tutta quest’acqua turchese, corrente e viva, sgorga da una fonte carsica tra le rocce bianche.

tenda sul torrente renara
Fonte: Filippo Tuccimei
Un esempio di cosa vi attende sulle rive del Renara

Il tratto invece più a valle, intorno all’abitato di Guadine, ha le migliori piscine naturali dove divertirsi fra bagni e tuffi. A fianco della fermata dell’autobus che si trova sulla strada principale che percorre la frazione, si trova una scaletta che scende sul letto del fiume. Percorrendola si accede ad un lungo tratto del torrente con un paio di profonde piscine naturali: a inizio estate, quando c’è ancora una portata notevole d’acqua, i ragazzi del paese si sfidano a tuffarcisi direttamente dalla strada.

Scendendo verso valle lungo la strada asfaltata per circa 400 metri, si trova un sentiero battuto sulla sinistra. Scendendo, si accede a un tratto molto belli del torrente Renara: tra sole e ombra, riparate dalle fronde degli alberi, si susseguono tante piscine naturali più e meno profonde. Grandi massi fungono da trampolini per acrobatici tuffi e da comodi lettini sui quali prendere il sole. Gli eccezionali colori del torrente Renara e il rumore delle sue fresche acque cullano il wild swimmer: anche se la strada si trova solamente pochi metri sopra di voi, sarete completamente isolati nel vostro universo naturale.