Un’incredibile scoperta è stata fatta nel cuore di un’oasi in Arabia Saudita da un gruppo di archeologi. Siamo a Khaybar, nella regione dell’Hegiaz, nell’area occidentale della Penisola Arabica, a circa 150 chilometri a nord di Medina. È qui che, da tempo, il gruppo di ricerca internazionale congiunto del Khaybar Longue Durée Archaeological Project indaga per trovare risposte ai loro quesiti: seppur nascosti dalle rocce vulcaniche di basalto, infatti, osservando il sito dall’alto, il gruppo è riuscito a rivelare potenziali percorsi e le fondamenta di case, suggerendo il punto in cui gli archeologi avrebbero potuto trovare tracce di un antico insediamento.
Ed è scavando che hanno portato alla luce una città antica di ben 4000 anni, costruita tra il 2.400 e il 2.000 avanti Cristo, durante l’Età del Bronzo. Si tratta di una scoperta fondamentale che, come hanno affermato gli stessi archeologi, rivela come la vita all’epoca stesse lentamente cambiando da un’esistenza nomade a una urbana.
La scoperta della città di al-Natah
La città, chiamata al-Natah dagli archeologi, è stata scoperta da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi del French National Center for Scientific Research (CNRS) e dai colleghi dell’Hadès Bureau d’investigation Archéologique, della Royal Commission for AlUla di Riyadh e di altri istituti. Dai diversi lavori di ricostruzione, i ricercatori hanno determinato che al-Natah rappresentava al tempo una città fortificata di 2,6 ettari dov’erano presenti una cinquantina di abitazioni, di uno o due piani.
Gli archeologi, inoltre, hanno aggiunto che l’antico insediamento era di tipo complesso perché suddiviso in diverse aree: una residenziale, una amministrativa e una necropoli. Questa scoperta ha messo in evidenza dei dati molto importanti perché, finora, si pensava che la Penisola Arabica fosse arida e quindi popolata principalmente da nomadi. Con al-Natah, invece, il pensiero cambia direzione e i ricercatori sono sempre più sicuri nell’affermare che le oasi presenti in questa zona fossero in grado di sostenere le prime comunità stanziali nell’area.
I ritrovamenti archeologici
Molto interessanti sono anche le scoperte fatte al suo interno. Gli archeologi hanno trovato ceramiche, attrezzi da lavoro e armi che avvalorano la tesi di al-Natah come una città complessa e avanzata per il periodo in cui è esistita e, soprattutto, per la sua posizione in mezzo al deserto. La scoperta di Al-Natah, seppur si tratti di una città più piccola rispetto a quelle della Mesopotamia o dell’Egitto esistite nella stessa epoca, ha permesso di mettere in evidenza un’altra teoria.
Secondo il professor Charloux, infatti, queste oasi fortificate erano probabilmente in collegamento fra loro e garantivano gli scambi tramite le comunità nomadi, che si ritiene fossero comunque preponderanti nell’area. “La documentazione archeologica testimonia una bassa urbanizzazione (o urbanesimo lento), che evidenzia una complessità sociale debole, ma crescente durante l’età del bronzo antico e medio”, spiegano i ricercatori.
Viviamo in tempi interessanti durante i quali, grazie alle nuove tecnologie, è possibile fare sempre nuove scoperte, come quella recente avvenuta in Messico grazie semplicemente a Google o l’eccezionale scoperta della prima tomba del Medio Regno nella necropoli dell’Assasif a Tebe da parte di un gruppo di ricerca egiziano-americana.