Gibellina, Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026

Rinata come nuova dopo il terremoto del Belice del 1968, è un esempio virtuoso in Italia

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Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Pubblicato: 31 Ottobre 2024 13:40

Rinata come nuova (da cui il nome Gibellina Nuova) dopo il terremoto del Belice del 1968, Gibellina è stata proclamata prima Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026 dal ministro della Cultura Alessandro Giuli. Il Comune siciliano in provincia di Trapani che conta poco più di tremila abitanti è da tempo un esempio virtuoso per gli appassionati di arte contemporanea. Qui si sono espressi artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro, Alessandro Mendini, Ludovico Quaroni e molti altri ancora che hanno lasciato opere custodite nel Museo d’arte contemporanea Ludovico Corrao, che vanta una collezione di circa 2.000 pezzi, ma anche all’aperto.

Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026

Con il progetto “Portami il futuro”, Gibellina è stata nominata come prima Capitale italiana dell’arte contemporanea, un titolo introdotto quest’anno per la prima volta dal ministero della Cultura. La città ha avuto la meglio sulle altre quattro finaliste in gara su 23 candidate inizialmente: Carrara, Gallarate, Pescara e Todi. La motivazione è stata per la sua “capacità progettuale nel riattivare il suo straordinario patrimonio di opere, coniugandone il presente, memoria e futuro, conservazione e valorizzazione, attenzione al locale e ambizione internazionale” ma anche “per il suo coinvolgimento delle giovani generazioni e della cittadinanza tutta, interpellando il territorio più ampio sulla base di una comune consapevolezza civica, stringendo alleanze con istituzioni pubbliche e private, nazionali e transnazionali, per il fatto di essere città pioniera di ciò che oggi definiamo rigenerazione urbana”.

“Questo riconoscimento celebra una città simbolo di rinascita culturale e architettonica”, ha commentato il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani “un luogo che, dalla tragedia del terremoto, ha saputo risorgere come punto di riferimento internazionale per l’arte contemporanea e l’innovazione creativa”.

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La Torre civica di Alessandro Mendini a Gibellina

Gibellina, il paese risorto con l’arte

L’economia di Gibellina si è sempre basata sull’agricoltura, e ancora oggi qui si coltivano meloni gialli, ma anche cereali, viti, ulivi (con l’Oliva Nocellara del Belice), alberi da frutto, agrumi e il paesaggio è puntellato di allevamenti di ovini. Dopo il terremoto si è sviluppato anche un certo tipo di turismo, soprattutto da parte di stranieri, che vengono attratti dalle opere d’arte contemporanea presenti nel paese.

Il vecchio centro, distrutto dal sisma, è stato abbandonato e negli Anni Ottanta ed è stato trasformato nel Cretto di Burri, un’opera di land art dell’artista Alberto Burri. Il Comune di Gibellina Nuova dove vive la popolazione è stato ricostuito a una decina di chiometri di distanza.

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L’ingresso stradale al Comune di Nuova Gibellina è un’opera d’arte di Pietro Consagra, La Porta del Belice

L’idea innovativa

Fu un’idea dell’ex Sindaco Ludovico Corrao quella di “umanizzare” il territorio chiamando a Gibellina diversi artisti di fama internazionale ecome Pietro Consagra e Alberto Burri. Propio Burri si rifiutò di inserire una sua opera d’arte nel nuovo contesto urbano che si stava costruendo e decise di realizzare il Cretto di Burri, o Grande Cretto, sulla vecchia Gibellina, a memoria del sisma che la distrusse. All’appello del Sindaco risposero altri artisti: da Mario Schifano ad Andrea Cascella, da Pomodoro a Mimmo Paladino con la sua celebre Montagna di Sale, da Franco Angeli a Leonardo Sciascia. Il paese divenne così fin da subito un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa.

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L’esterno della chiesa madre progettata da Ludovico Quaroni a Gibellina

Il Cretto di Burri

I resti del terremoto sono ancora visibili, in parte, sotto il Cretto di Alberto Burri, un monumento della morte che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città di Gibellina. Il Cretto sorge nello stesso luogo dove una volta vi erano le macerie, attualmente “cementificate” dall’opera dell’artista. Dall’alto, l’opera appare come una serie di fratture di calcestruzzo sul terreno, il cui valore artistico risiede nel congelamento della memoria storica di un paese. Il cretto è una tra le opere d’arte contemporanea più estese al mondo.

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Il celebre Cretto di Burri a Gibellina, in Sicilia