Dice la leggenda latina che la ninfa Nera si innamorò del pastore Velino. La dea Giunone, invidiosa del sentimento tra una creatura divina e un essere umano, punì la ninfa, trasformandola in un fiume. Velino, disperato per il destino della sua amata, decise di gettarsi da una rupe nelle acque del neonato corso d’acqua, per riunirsi così a Nera. Commosso da tale gesto, Giove lo trasformò a sua volta in un torrente, dando origine alla Cascata delle Marmore, che ancora oggi è il luogo d’incontro tra Nera e Velino, due corsi d’acqua che scorrono nella parte sud-orientale dell’Umbria, al confine con le Marche.
Il fiume Nera, anzi, nasce nel territorio marchigiano e percorre centosedici chilometri, la maggior parte dei quali in Umbria, prima di sfociare nel Tevere a Orte, nel Lazio. Tra il confine con le Marche e la città di Terni dà vita a quella che è conosciuta come Valnerina, una ripida conca che corrisponde al tratto alto e medio del corso del fiume.
Si tratta di una vallata caratterizzata da una morfologia impervia, da una natura rigogliosa e ruvida e da piccoli borghi affascinanti, densi di storia e avvolti nel magico fascino di una architettura pittoresca, antica, rurale. Una destinazione valida per tutte le stagioni, perché in ogni momento dell’anno sa essere accogliente con le tante iniziative locali, con una cucina e dei prodotti tipici che cambiano a seconda del periodo, con una bellezza impermeabile al trascorrere dei giorni sul calendario.
Indice
Arrone
Non lontano dalla Cascate delle Marmore, sulla riva sinistra del fiume Nera, sorge il borgo di Arrone. Fa parte del club de I Borghi più belli d’Italia per via del suo splendido aspetto medievale coniugato a una collocazione naturale particolare, il centro storico arroccato su uno sperone roccioso sopraelevato rispetto alla valle.
La storia della fondazione del paese è piuttosto affascinante: nel IX secolo un nobile reatino di nome Arrone vi stabilì la dimora della propria famiglia, costruendo un castello con fortificazioni prima in legno e poi in muratura che fu il primo nucleo dell’abitato.
Il borgo odierno è sostanzialmente diviso in tre parti: la parte contemporanea, adagiata lungo le rive del Nera; la parte alta, ancora oggi costituita attorno al corpo centrale dell’antico castello, chiamata La Terra; prospiciente, Santa Maria, ovvero gli edifici, i vicoli e le strade attorno alla chiesa di Santa Maria Assunta.
Non solo il castello caratterizza quella che si configura come una sorta di acropoli, difesa da quello che rimane di una affascinante cinta muraria. A San Giovanni Battista è intitolata una chiesa gotica con affreschi quattrocenteschi che contribuiscono alla magia del luogo, come la splendida porta delle mura con un arco a sesto acuto che fa bella mostra di sé nei pressi dell’edificio religioso.
La già citata chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel Cinquecento, ha una facciata imponente, scarna e austera, bilanciata da un interno rustico ma dove permangono frammenti di splendidi, brillanti affreschi.
Oltre ad essere uno dei Borghi più Belli d’Italia, Arrone è anche una città dell’olio, visto che nelle colline circostanti si produce un pregiato extravergine d’oliva destinato a impreziosire le prelibatezze tipiche del luogo, improntate alla norcineria, al tartufo, ma anche ai prodotti che regala il fiume, come la trota.
A Arrone l’estate è contrassegnata da un serie di attività acquatiche connesse alla presenza del Nera, un fiume impetuoso ideale per il kayak e il rafting. Anche l’inverno però vuole la sua parte: per l’Epifania Arrone solitamente festeggia l’arrivo della Befana con una fiaccolata in canoa.
Scheggino
Entrato di recente all’interno del club de I Borghi più Belli d’Italia, Scheggino è un minuscolo borgo di stampo medievale che si inerpica dalle rive del Nera fino alla cima di una collina, dove le rovine di un castello dominano l’agglomerato di case. Scheggino nacque nel XII secolo come avamposto militare del Ducato di Spoleto, una delle principali potenze regionali che si contendeva la zona della Valnerina. Per la sua posizione nel cuore della valle, Scheggino fu territorio oggetto di contese militari per diversi secoli e ogni 23 luglio vi si celebra la Festa delle Donne, rievocazione della battaglia del 1522 con cui le donne e i giovani di Scheggino riuscirono a difendere la cittadina dall’assalto dei castelli vicini che, contrariati dalla lealtà degli schegginesi ai Duchi di Spoleto, avevano deciso di conquistare il borgo mentre gli uomini si trovavano nei campi.
La Chiesa di San Nicola e la Chiesa di Santa Felicità sono i due monumenti di maggior interesse, ma la vera magia di Scheggino sta nel perdersi nei suoi vicoli tortuosi, tra gli edifici in pietra che si rincorrono in altezza, e nello spettacolare colpo d’occhio che offre dall’altra sponda del fiume Nera, con il borgo raccolto come una cittadella.
Cerreto di Spoleto
Vi siete mai chiesti da dove viene la parola ciarlatano? La risposta è semplice: da Cerreto di Spoleto, borgo arroccato sulla cima di un colle a dominare la parte alta della Valnerina. Si legge infatti in un vocabolario dell’Accademia della Crusca del 1612: “Coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi Ciarlatani […] da Cerreto, paese dell’Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro.”
Nel periodo di massimo splendore del paese, infatti, nel Cinquecento, i cerretani erano soliti gestire questue per opere pie e ospedali, non raramente ricorrendo ad un certo numero di inganni e truffe per racimolare qualche soldo in più.
Ancora oggi a Cerreto si festeggia alla fine di agosto il Festival del Ciarlatano, la sagra di paese che alla classica possibilità di assaporare nella piazza principale i prodotti tipici come la fojata, un involtino di verdure e pasta sfoglia, abbina anche spettacoli, iniziative culturali ed esplorazione del territorio.
Il borgo è in una posizione geografica spettacolare, sulla cima di una collina che si erge in maniera piuttosto verticale rispetto alle sponde del Nera. Il centro storico conserva tratti delle sua mura medievali, è ornato da una svettante torre civica alta 20 metri e dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, elegante edificio religioso in stile romanico dalla pianta non comune e con una facciata ornata da uno splendido rosone. Passeggiando per le vie del centro si aprono splendidi scorci panoramici sulle circostanti colline, verdi e boscose.
Sellano
Sono pochissimi gli abitanti rimasti a vivere in questo piccolo borgo arroccato sulla vetta di un colle che domina la valle del fiume Vigi, un affluente del Nera. Già vittima di un progressivo spopolamento in atto dagli Anni Sessanta in poi, il terremoto del 2016 ha dato un ulteriore colpo a questo territorio dove risiedono ormai meno di mille persone, sparpagliate per le tante, piccole frazioni del comune.
Eppure a Sellano si trova la tipica bellezza delle valli umbre: un borgo le cui origini si perdono nella notte dei tempi, con il suo raffinato centro storico, la pieve cinquecentesca e le antiche mura, suggestivi scorci dell’opera dell’uomo affiancati a una posizione geografica che consente di far vagare l’occhio sugli splendidi colli ricoperti di fitti boschi.
Pazzesco e adrenalinico il ponte tibetano che collega un estremo del paese alla frazione di Montesanto: si tratta del ponte tibetano (gradini alternati, fra l’uno e l’altro il vuoto) più alto d’Europa, è lungo più di 500 metri e passa a oltre 175 metri di altezza dal suolo sopra il lago formato dal fiume Vigi, con le sue acque cristalline.
Vallo di Nera
Vicoli, archetti, mensole, finestrelle, loggette rampanti: Vallo di Nera è un vero e proprio scrigno architettonico, un tesoro, un monumento. Un paese completamente in pietra, che conserva la sua natura medioevale, aprendosi all’improvviso tra prati e boschi, sulla vetta di una collina. Nato nel Duecento come avamposto militare, Vallo ha la struttura di una fortezza: circondato da mura, ha una pianta ellittica che ha conservato immutata.
Il borgo è completamente pedonale e ci si accede solo a piedi dalle due antiche porte delle mura, Portella e Portaranne. Una volta entrati, si respira un’atmosfera di un tempo immobile, come parallelo allo svolgersi della realtà: contribuiscono a quest’aria gli edifici in pietra, le feritoie, le antiche torri difensive del paese trasformate oggi in abitazioni.
Tre chiese caratterizzano le vie e le piazzette di Vallo di Nera. Tutte di stile romanico, eppure ognuna con il proprio carattere: San Giovanni Battista ha una facciata ambiziosa e grandi affreschi cinquecenteschi all’interno; le decorazioni affrescate sono il pregio di Santa Maria, chiesa francescana del Duecento con una torre campanaria ancora oggi suonata a mano; Santa Caterina, annessa a un convento, ospita resti di affreschi trecenteschi.
Malgrado gli appena 300 abitanti e il continuo spopolamento degli ultimi decenni, Vallo di Nera continua a resistere al passare del tempo, ostinatamente ancorata alla propria bellezza immutabile.