Sharm el-Sheikh: sempre più italiani ci vanno

Intervista a Pier Ezhaya, direttore tour operating del Gruppo Alpitour e consigliere Astoi, l’associazione dei tour operator italiani

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Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Pubblicato: 2 Aprile 2019 16:40Aggiornato: 29 Novembre 2023 11:00

L’Egitto è in una fase di netta ripresa. Nel corso del 2018 sono stati oltre 11milioni i turisti arrivati nel Paese da ogni parte del mondo, con un +65% rispetto al 2017. Primi fra tutti i tedeschi (1.707.382), seguiti dagli ucraini (1.174.234) e dagli inglesi (435.772). Quarti in ordine di arrivi gli italiani: 421.992.

E per il 2019 quasi tutti i tour operator stanno facendo registrare crescite superiori al 40% di prenotazioni. Se andrà come previsto, solo i nostri connazionali che trascorreranno le loro vacanze nella terra dei faraoni toccheranno la cifra di 600mila.

A che punto siamo con i viaggi in Egitto?

Certo, non siamo ancora ai numeri del 2009-2010, quando gli italiani erano quasi un milione”, commenta Pier Ezhaya, direttore tour operating del Gruppo Alpitour e consigliere Astoi, l’associazione dei tour operator italiani, intervistato da SiViaggia, “ma la foto che ritrae Sharm el-Sheikh quasi vuota era vera due anni fa. Ora non è più così.

Ezhaya si riferisce alle immagini desolanti tratte da un video che è apparso in rete e che mostra i resort della nota località del Mar Rosso praticamente vuoti, con gli animatori che improvvisano balletti senza alcun turista e stanze di hotel vuote. Il video, intitolato “Dream Away”, presentato in occasione del “Film Middle East Now”, il festival sul Medioriente di Firenze, ha lo scopo di mostrare la realtà della famosa meta turistica.

Cosa ci può dire della ripresa del turismo a Sharm?

Premesso che ognuno è libero di dire quello che vuole e che pensa, come associazione dei tour operator italiani siamo indignati per il tempismo con cui è uscito questo documentario perché si ha il dovere di dire le cose nei tempi giusti. Questa fotografia che ritrae Sharm el-Sheikh in quelle condizioni è veritiera se legata a un periodo che risale a due anni e mezzo fa, quasi tre.

Con l’abbattimento dell’aereo russo ci fu un vero calo della domanda e gli egiziani hanno dovuto fronteggiare delle situazioni davvero molto critiche. Se il video fosse uscito allora non ci sarebbe stato nulla da dire. Il fatto che esca oggi è quasi ridicolo, perché non si riescono quasi a trovare camere. Sharm non è una ‘ghost town’ come si vuole far credere, anzi. Oggi il problema che hanno i tour operator è che è difficile trovare spazio, tant’è che in alcune località dell’Egitto, come Marsa Alam, per esempio, che è al secondo posto per numero di arrivi in Egitto dopo Sharm, tutti gli albergatori stanno costruendo nuovi alberghi o allargando le proprie strutture.

A Sharm questo non è necessario perché ha già una capacità alberghiera molto robusta. C’è una ripresa anche edilizia, che dimostra la situazione paradossale descritta in quel video che, a mio parere, mostra una situazione non vera.

Qualcuno potrebbe pensare che i tour operator hanno tutto l’interesse a dire che si può andare in vacanza tranquillamente in Egitto, cosa ne pensa?

Per un gruppo come il nostro che programma l’Italia, la Spagna, la Grecia e il lungo raggio, paradossalmente con l’Egitto così florido può essere persino un problema perché noi abbiamo bisogno di vendere anche gli altri. Per esempio, l’Italia quest’anno sta andando un po’ in sofferenza perché l’Egitto sposta la domanda, avendo dei fondamentali molto forti: è vicino, costa meno, c’è sempre bel tempo e gli italiani ci stanno tornando. E non sono i soli.

Anzi, sono in crisi altre destinazioni. Gli albergatori italiani hanno paura della ripresa egiziana. I grandi competitor dell’Egitto sono proprio l’Italia, la Spagna e la Grecia, ma rispetto a queste destinazioni i costi sono molti più bassi: a parità di hotel, in Spagna si paga tre volte tanto quanto si paga in Egitto. Però non possiamo accettare che vengano dette cose ingiuste perché il turismo è anche una missione sociale oltre ad avere un’importanza economica, dato che sostiene dei Paesi.

Per l’Egitto il turismo rappresenta più dell’11% del PIL, quindi vedere che un Paese si sta gradualmente riprendendo, che le persone tornano a lavorare, che si sta risollevando, è un segno di sicurezza e tranquillità perché è la povertà che genera rabbia e terrorismo oltre che l’ideologia. Quindi, il messaggio di questo video fa male alle popolazioni.

Poi, se parliamo del Cairo, la Farnesina sconsiglia di andarci se non per viaggi strettamente necessari. Noi ci atteniamo alle indicazioni della Farnesina, quindi i nostri voli arrivano a Sharm, Hughada, Marsa Alam, a Luxor per le crociere, visto che c’è una forte ripresa anche di questo settore, ma non andiamo al Cairo. Poi se uno vuole può andarci, ma noi seguiamo le indicazioni del ministero.