Papasidero è un piccolo borgo di circa 600 abitanti della provincia di Cosenza, nel cuore del Parco nazionale del Pollino, che rischia di scomparire. Il problema, come per molti altri borghi d’Italia, è il rischio di spopolamento.
Ma Papasidero è un esempio virtuoso di borgo che non si è arreso e, con la forza dei piccoli imprenditori e delle attività locali, ha cercato di invertire la rotta, puntando sul turismo.
La forza di un territorio sono le persone, che credono nel turismo e nello sviluppo sostenibile delle proprie attività, per incentivare i giovani a restare in Calabria e nel proprio borgo.
Tante sono le attività sportive e le escursioni che si possono fare e che raccontano di un paesaggio mozzafiato: il rafting sulle limpide acque del Fiume Lao, l’acqua trekking, il trekking tra i sentieri percorsi dai monaci basiliani, le attività cariche di adrenalina come il canyoning, i parchi avventura, i tour in quad tra la natura incontaminata e, per i ragazzi, un’avventura unica a colpi di vernice immersi nel verde con il paintball, tutto questo nella valle del Lao.
Il fiume s’insinua in uno stretto canyon scavato nella roccia tra due rive strette e ricoperte quasi interamente da una vegetazione lussureggiante. La natura selvaggia e incontaminato del luogo si estende, a tratti, su ampie spiagge ciottolose dove è possibile sostare per ammirare con più tranquillità il verde folto e cangiante della vegetazione, le pareti rocciose a picco e le cascate create dai numerosi torrenti che provengono dalle montagne circostanti.
La storia fa da cornice a un paesaggio che regala magia: la Grotta del Romito, patrimonio Unesco, per il visitatore è un vero e proprio tuffo nella storia più remota e osservare l’incisione rupestre del Bos Primigenius trasporta il turista in una nuova dimensione.
Caratteristico è il centro storico di impianto medievale con alla sommità del borgo la chiesa madre di San Costantino e il castello normanno- svevo. La cinta muraria ha delle antiche porte d’ingresso al borgo tra cui si conserva ancora quella del cambio della guardia. La necessità di recuperare spazio nella cerchia angusta delle mura ha indotto spesso i costruttori del luogo a unire gli ambienti abitativi, senza ostruire il passaggio del vicolo sottostante, creando, così, scorci suggestivi lungo le scalinate in pietra che s’inerpicano sul costone.
Lungo i percorsi dei vicoli s’incontrano, a volte, portali di pietra scolpita e con arco saldato al centro da motivi architettonici o dallo stemma della famiglia: sono gli ingressi delle case abitate un tempo dalla borghesia locale che, dopo l’Illuminismo settecentesco, cominciò a sostituire i signori feudali.
Per chi ama vivere delle esperienze rilassanti si troverà nel luogo giusto dove ad attenderlo ci sono veri e propri percorsi sensoriali di benessere, del corpo e dello spirito. Da visitare assolutamente c’è anche il Santuario della Madonna di Costantinopoli del XVII-XVIII secolo. Incastonato nelle gole del Lao, ai piedi di un costone di roccia a strapiombo sul fiume, il santuario conserva un importante affresco raffigurante la Madonna Odigiatria con bambino e una statua in legno della Vergine della fine del XVII secolo. L’edificio originario di modeste dimensioni fu ampliato quasi certamente dopo la peste del 1656 e poi alla fine del Settecento e all’inizio dell’Ottocento. La costruzione è stata realizzata in pianta a croce greca, a tre navate e tre campate. L’edificio è raggiungibile attraverso un ponte fatto costruire nel 1904 da Nicola Dario sui resti di un altro (ancora visibile) di epoca medievale.
Quello in cui si trova il borgo è un territorio straordinario, che offre al viaggiatore diverse soluzioni di alloggi che abbracciano sia l’accoglienza genuina dei bed and breakfast tipici sia degli agri-campeggio sia ancora degli agriturismi con la cucina tradizionale di un territorio ricco di materie prime.