È strano quanto inusuale fare i turisti in casa propria, eppure è una di quelle cose tanto semplici quanto scontate che dovrebbero nascere ancor prima di sognare luoghi lontani e misteriosi. Il viaggio parte da dentro di noi, e se siamo capaci di sorprenderci nei luoghi in cui siamo nati e cresciuti, significa che abbiamo davvero imparato ad osservare.
Nel nostro viaggio a Ragusa, tra storia, fiction, natura e cibo ci trovavamo proprio in questi panni, assetati di scoperta e invasi di curiosità sebbene di trattasse di luoghi piuttosto familiari, essendo nati e cresciuti nella sempreverde Catania.
Approfondire le zone della nostra bella Sicilia tuttavia è stata una delle scelte più sensate che abbiamo fatto, e adesso vi raccontiamo il perché.
Perché vale la pena scoprire Ragusa e provincia?
Come può un’isola che misura appena 400km avere tutte le bellezze architettoniche, storiche, culturali che la Sicilia tiene in seno?
Pur essendo a pieni titoli dei locali, abbiamo sempre avuto un senso di timore nei confronti di tutto il patrimonio che la nostra madre terra possiede, tanto da chiederci se e come un giorno saremmo riusciti a scoprirne ogni aspetto.
Dato che tutte le imprese eroiche partono comunque da un primo passo, ci siamo promessi di andare a scoprire, a poco a poco, tutti quei tesori che sono sparsi per il territorio siciliano come fossero gemme da trovare. La provincia di Ragusa si prospettava piena di sorprese, ma ciò che davvero aveva da offrire non avremmo potuto immaginarlo.
La nostra prima tappa fu Chiaramonte Gulfi, un borghetto arroccato sulle montagne, uno di quei luoghi dal quale non ti aspetti nulla ma che ti lasciano sulla pelle una sfilza di sensazioni.
Una via principale in pieno stile medievale, un Duomo che racconta tutti i suoi anni e una vista panoramica su tutta la valle sottostante, che si apre come un mare e si estende fino ad un orizzonte fatto di colline dolci, alberi e giochi di colore della vegetazione. Un arco fa da ingresso a quello che una volta era il centro più antico, dove si esibisce ancora in ottime condizioni la Chiesa di San Giovanni.
Da Chiaramonte Gulfi si riesce ad ammirare Siracusa, l’azzurro del suo mare, l’Etna e una serie di paesini che diventano pezzi di un gigantesco e pittoresco puzzle di territori. Non a caso il paesino viene definito il “Balcone di Sicilia”.
Chiaramonte Gulfi non è l’unico paese della zona ad averci sorpreso, in quanto, proprio una delle cittadine vicine, Comiso, si rivelò anch’essa una piacevolissima sorpresa.
Ci ritrovammo a Comiso in orario d’aperitivo, la voglia di bontà ci portava alla ricerca di qualcosa di tipico da mangiare (da buongustai quali siamo). Una volta raggiunta la cittadina tuttavia ci dimenticammo totalmente del cibo e cominciammo a camminare senza meta per le vie del centro storico, assistendo alla magia del tramonto e del lento trasformarsi delle strade man mano che la notte si inoltrava.
Il piccolo paese, interamente pavimentato come lo era centinaia d’anni fa, si presenta con del caratteristico marmo e vie piastrellate di intarsi nella roccia. Al centro della cittadina si erge la Cattedrale di Maria Santissima Annunziata, solo una in realtà delle numerose e imponenti chiese presenti a Comiso. Dopo il nostro girovagare riuscimmo anche a trovare il cibo, e pure quella fu una bellissima sorpresa.
Comiso ci piacque così tanto che ci tornammo anche al mattino seguente, per poterla osservare con una luce diversa. Non contenti chiedemmo ai locali quali luoghi affascinanti la cittadina nascondesse, e solo così venimmo a conoscenza della Pagoda della Pace, uno dei pochissimi Templi Buddisti in Italia, posizionato sulla collina del paese e gestito da un solitario e sorridente monaco.
Raggiungemmo il Tempio in auto dopo un po’ di ricerche, le segnaletiche sbiadite e la sbarra davanti all’ingresso ci avevano già fatto intuire che non si trattava di un luogo turistico. E forse fu anche per quello che di quel luogo assorbimmo l’energia e l’essenza, oltre che l’incredibile panorama.
Quanto al monaco, egli pregava silenziosamente. Ci vide mentre ci avvicinavamo curiosi, per i momenti in cui i nostri sguardi si incontrarono ci regalò un largo e lungo sorriso, senza interrompere le preghiere. Non scambiammo alcuna parola, ci eravamo già detti tutto l’essenziale.
Con questa carica positiva che montava dentro di noi ci dirigemmo verso Ragusa Ibla, una delle scoperte più affascinanti e pittoresche fatte lungo i nostri viaggi in giro per il mondo. E pensare che eravamo ad una manciata di chilometri da “casa”.
Ragusa e l’intramontabile Barocco
Nella scoperta delle cittadine della provincia di Ragusa, ci rendemmo conto che il filone storico e artistico, nonché quello architettonico, aveva una fortissima componente Barocca.
Non che noi fossimo dei fenomeni in arte, ma i lineamenti e le particolarità degli edifici che accompagnavano la visita avevano sfumature armoniose e decisamente pittoresche che imparavamo a riconoscere. Il solo guardare da profani la bellezza di alcuni monumenti, come il Duomo di Ragusa con i suoi immensi rosoni intarsiati, rendeva la nostra visita più bella ed interessante ad ogni passo. E non avevamo ancora scoperto la sua parte più antica e singolare, Ragusa Ibla.
Ibla non è altro che la punta di diamante della città di Ragusa, un po’ il suo centro storico, un po’ un quartiere, un po’ una vera e propria figlia dotata di una sua identità ben distinta e caratteristica.
Ibla infatti è interamente realizzata di case arroccate su case, le quali tutte insieme si poggiano su una immensa roccia.
Come se non bastasse, Ibla vanta fra le altre cose, anche una delle cattedrali più belle e antiche della Sicilia, il Duomo di San Giorgio. Non ci ha sorpresi scoprire che la cittadina è stata inserita nei Beni Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, l’ambientazione che offre trasmette una magia che ti resta sulla pelle!!
Le cose da vedere nella provincia si facevano sempre di più man mano che guidavamo, scambiavamo parole con la gente del luogo, entravamo in ogni traversa, prendevamo appunti dai cartelli stradali. Non che questo servisse a scoprire Modica, l’altra meravigliosa cittadina che avremmo visitato da li a breve. Anche Modica, come Ibla, nasce su una montagna, dove centinaia o forse migliaia di case sono state letteralmente scavate nel corso dei secoli. Il panorama che Modica ti mette davanti ha dell’incredibile e dell’affascinante allo stesso tempo.
Essa è anche più grande in dimensioni delle cittadine viste precedentemente per cui, armati di voglia di scoperta, cominciammo a passeggiare per le sue vie, per essere puntualmente bloccati di nuovo, stavolta da qualcosa di decisamente dolcissimo.
Stiamo parlando della famosa Cioccolata di Modica, vanto dei locali e festa per il palato, con la sua caratteristica consistenza granulosa: qualcosa di meraviglioso! Anche Modica come la sorella Ibla è entrata nella lista dei Beni Patrimonio Unesco, ed è impossibile rimanere indifferenti alla vista panoramica che si ottiene dalla collina proprio di fronte alla città, raggiungibile in pochissimi minuti di guida; in genere per una vista così devi salire sui grattaceli, scalare montagne o imparare a volare. Qui invece ci ha pensato la natura!
Come se non bastasse, a Modica si trova anche una delle cattedrali più belle e fotografate d’Italia, il Duomo di San Giorgio (impossibile non averlo visto su riviste di viaggi e reportage)!
Lasciammo Modica con gli occhi ancora pieni di meraviglia per recarci in un luogo in cui fare il carico di storia, ma di storia antica, quella antica per davvero. La cava di Ispica infatti è uno dei resti più particolari dell’epoca romana, dove furono scoperte tombe scavate nella roccia, vecchie chiese primitive, acquedotti e antiche città ormai sommerse.
Spinti dalla curiosità, facemmo un salto in un mulino li vicino, ancora attivo da 7 generazioni, dove una anziana e solare signora ci raccontò di come suo padre (e i suoi padri prima di lui) costruirono quella macina che ancora oggi, grazie alla forza di un corso d’acqua che attraversa la proprietà, schiaccia il grano producendo una buonissima farina artigianale come non la si trova più da nessuna parte.
Le parole scambiate con la fervente donna, insieme alle sue espressioni di tenerezza mentre raccontava dell’impegno di suo padre ieri e dei suoi figli oggi, non avevano prezzo.
Più ci addentravamo nella provincia, più l’odore di salsedine si faceva forte, come a chiamarci verso la costa con il richiamo più bello e naturale che esista, quello verso l’orizzonte. Solo che in questo caso non avremmo trovato solo un orizzonte ad aspettarci, ma anche un altro importante tassello di questo viaggio.
Ragusa e le zone di Montalbano
Le coste Siciliane sono famose in tutto il mondo per molteplici motivi, che spesso abbracciano un significato più ampio del solo ammirare una bella spiaggia. Era anche questo forse che voleva comunicare il Maestro Camilleri nei numerosi romanzi che vedevano come protagonista un audace commissario, che più che raccontare delitti da risolvere comunicava la passione e la forza dei caratteristici luoghi in cui tutto accadeva.
Uno dei luoghi della famosa serie Tv che abbiamo visitato durante il nostro viaggio a Ragusa è stato il Castello di Donnafugata, una tenuta nobiliare di fine ‘800 che si stacca per un attimo dal Barocco proposto da tutta la provincia splendendo con il suo stile Neogotico dai colori chiari e tenui.
Come con Donnafugata, non potevamo non fare alcune tappe lungo la nostra esplorazione che ci ricordassero degli scorci delle storie lette sui romanzi, che vedevano sempre protagonista la Sicilia tanto quanto il commissario, come la particolare Fornace Penna, situata a Sampieri, vecchio complesso industriale con ai piedi una immensa spiaggia azzurra.
In realtà la zona vanta numerose coste come quella di Marina di Modica, Cava d’Aliga, Puntasecca e simili. Questi luoghi chiaramente non sarebbero gli stessi se non fosse per la loro acqua azzurra e pulita, l’atmosfera rilassata, il clima mediterraneo, gli odori e i sapori che l’isola sa proporre ad ogni angolo.
In realtà quello del cibo in Sicilia, è un viaggio nel viaggio, e di seguito vi spieghiamo il perché.
Cosa si deve assolutamente mangiare in un viaggio a Ragusa?
È vero che la Sicilia è una meta ambitissima per la sua storia, per la sua cultura e architettura, nuova e antica. Ma è altrettanto vero che moltissimi di quelli che si avvinano all’idea di un viaggio nell’isola lo fanno col sorriso sulle labbra pensando all’ottimo cibo locale che andranno ad assaggiare!
Ragusa e la sua provincia (come per le altre province siciliane), quando si tratta di cucina ha una identità precisa e degli originalissimi punti di forza. In un viaggio a Ragusa infatti vanno assolutamente assaggiate delle pietanze che non si trovano altrove in quanto in Sicilia esistono così tante ricette tipiche che se non le si divide per zone si rischia di fare un gran pasticcio!
Una delle cose più tipiche e saporite che abbiamo mangiato da queste parti è stata la Scaccia, un panzerotto preparato con pasta rustica farcito con salsiccia, verdure, olive, salumi vari e formaggi locali. Un miscuglio capace di emozionarti e di farti tornare per un secondo appuntamento!
Capiterà spesso di trovare la Scaccia ripiena di Caciocavallo (formaggio tipico di queste ed altre zone del Sud Italia), il quale da queste parti è un assaggio assolutamente da fare. Alla lista dei formaggi si aggiunge la ricotta di bovino, che a Ragusa viene usata anche per i cannoli; una prelibatezza da 10 e lode. I caseifici sono frequenti in queste zone quindi non sarà complicato reperire formaggi appena sfornati da gustare!
Un’altra delle pietanze che ci ha molto sorpresi è stata la gelatina di carne, un composto di carne cucinata e conservata appunto in gelatina salata, preparata in queste zone attraverso un procedimento leggermente diverso da quello delle altre province. In una sola parola, stupefacente.
Abbiamo anche assaggiato dei buonissimi oli, dato che la provincia di Ragusa brulica letteralmente di vastissimi uliveti, con esemplari (ancora produttivi peraltro) vecchi anche migliaia di anni.
E come in un vortice siamo stati anche abbracciati e scaldati dai vini locali, ferventi per via delle decine e decine di cantine della zona. Ci ha toccato vedere come queste piccole realtà agricole con passione e tenacia producono vini sofisticati e assolutamente abbordabili che rendono più ricchi i pasti, le degustazioni e per esteso l’intera esperienza di un viaggio a Ragusa.
La lista di sorprese non è finita, non potrebbe esserlo senza aver citato i ravioli di ricotta, una peculiarità del ragusano insieme ai cavati al sugo. Se poi si parla di dolci non si può lasciare Ragusa senza aver mangiato la granita alla mandorla e il parfait di mandorle, un semifreddo di queste zone che fa davvero capire di cosa è capace la pasticceria siciliana.
Sono state anche le piccole sorprese come queste ad aver trasformato quello che poteva essere semplicemente un giro dalle parti di Ragusa in un’esperienza che ci portiamo dentro (nel cuore principalmente, ma anche sui fianchi), perché la Sicilia si sa, ti coccola e ti vizia fino a farti desiderare di non andare più via.