C’è una leggenda dietro al Trenino Rosso del Bernina

Sono diverse le leggende e le fiabe che si narrano tra Valtellina ed Engadina, luoghi attraversati dallo straordinario Trenino Rosso

Pubblicato: 1 Giugno 2019 07:30Aggiornato: 25 ottobre 2024 13:43

SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Viaggiare in treno è sempre magico. Ancor più se si scelgono antichi treni a vapore, o convogli panoramici con viste sui monti o sui mari. Uno tra i viaggi più spettacolari? Lo si fa a bordo del Trenino Rosso del Bernina, che della Svizzera (e non solo) è un’icona.

Non tutti sanno, però, che dietro al Trenino Rosso del Bernina si nascondono fiabe e leggende. Storie che raccontano un territorio magico, quello della Valtellina e dell’Engadina, da Tirano a St. Moritz: terre d’artigianato, di cultura, di tradizioni locali e di elementi religiosi, che il Bernina Express attraversa e che – quel convoglio – l’hanno reso uno tra i più celebri del mondo.

Personaggi mitologici e leggende in Valtellina

Perché non è solo natura e agricoltura, la Valtellina. È anche un luogo fatato, popolato dai personaggi tipici delle storie di montagna: le streghette, i mostriciattoli e gli gnomi, che si nascondono tra gli alberi, che fan scendere i massi a valle, che si trasformano in animali selvatici e in creature della foresta.

Tra i personaggi più famosi della Valtellina vi sono i Korfinà (i “confinati”). Chi sono? Sono creature mitologiche, che uniscono tratti religiosi e caratteri tipici del paganesimo. Sono le anime dei defunti, quelle dei più peccaminosi che – una volta “passati a miglior vita” – sono stati respinti dal Paradiso e costretti a vivere in luoghi impervi della valle, per battere in eterno le rocce con grosse mazze. Ed è proprio il rumore che molti sostengono di sentire, sebbene nessuno possa vedere i Korfinà.

Ma non solo: dietro alla Valtellina, e ai paesaggi meravigliosi che il Trenino del Bernina attraversa, vi sono le leggende. La leggenda della “tavolozza della natura”, ad esempio, narra che Madre Natura – dinnanzi ad un mondo senza colori – iniziò a giocare con la sua variopinta tavolozza a partire proprio da Bormio, attratta dalla sua bellezza. Cominciò dal verde, per poi passare al rossiccio del larice e all’azzurro dei fiumi. Rovesciò poi i colori sul mondo, riempiendo di giallo lo spazio tra i monti. E, quel giallo, lo chiamò poi “sole”.

Fonte: iStock
Bormio, in Valtellina (Lombardia)

Le leggende dell’Engadina

E che dire poi delle leggende che disegnano l’Engadina? La leggenda dei “Trais Fluors” (tre fiori) racconta la storia della fata Flurina e delle sue compagne che, vedendo gli abitanti provati dal freddo e dalle dure condizioni di vita, donarono loro tre fiori: uno si chiamava Pigna (ovvero stufa) e venne dato ai pastori affinché potessero sopportare il freddo nelle notti in cui vegliavano i greggi negli alti pascoli di montagna; uno si chiamava Vivanda e servì per placare la fame con del buon pane, mentre il terzo, dal nome Allegria, venne regalato per ritrovare il sorriso nonostante le difficoltà della vita montana di un tempo.

Del resto, qui il tema delle fiabe e delle leggende è talmente forte da aver portato alla creazione della “Strada delle Fiabe”, che da Bever conduce a Spinas, attraverso installazioni che illustrano le sei fiabe più famose. Un percorso per grandi e per piccini, per emozionarsi e per sognare.

Fonte: iStock
Paesaggio dell’Engadina

 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963