Momento revival: ecco come si viaggiava negli Anni Novanta

Riguardando le vecchie foto, l'effetto nostalgia è sempre dietro l'angolo. Ecco com'erano le vacanze nel secolo scorso, tra musicassette e rullini

Pubblicato: 15 Settembre 2018 12:37Aggiornato: 16 settembre 2018 20:38

SiViaggia

Redazione

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Com’era viaggiare negli anni ’90? Dai rullini delle macchine fotografiche alle cartine stradali, un periodo storico ancora così vicino, ma che nel pratico pare lontanissimo.

Viaggiare negli anni ’90 era un’esperienza ben diversa da quella di cui è possibile godere oggi. Molti più vantaggi nell’era di internet, giunto a piccoli passi proprio nei Novanta, ma sviluppatosi realmente, con un impatto nella vita di tutti i giorni, soltanto negli anni Duemila.

Pochi anni di distanza ma, grazie al rapido sviluppo tecnologico, guardare alle abitudini di viaggio del 1997, per fare un esempio, e del 2007, consente di evidenziare un numero incredibile di differenze radicali.

Al giorno d’oggi, senza un sistema di mappe digitali, ci si perderebbe anche nel ‘tragitto’ dalla camera alla cucina. Con la possibilità di scaricare determinati tragitti, così da utilizzarli in modalità offline, anche dove la copertura 3G è assente, il mondo fa un po’ meno paura. Negli anni ’90 la cartina era la tua migliore amica. Meglio perdere un passeggero piuttosto che quell’ingombrante ‘planisfero’ piegabile.

Fonte: iStock
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Indispensabile nel caso ci si volesse cimentare in viaggi all’avventura, in luoghi lontani e sconosciuti, affidandosi al proprio senso d’orientamento, ai consigli dei locali e ovviamente a una buona dose di fortuna.

A essere onesti però questo tipo di viaggi avventurosi, magari in aereo, fuori dai confini italiani, rientravano nelle abitudini di una fetta relativamente ridotta di italiani. Nessun low cost cui affidarsi. Di conseguenza si era costretti a mettere da parte un bel po’ di lire per aspirare a vacanze di questo tipo, soprattutto con bambini al seguito.

Per la maggior parte viaggiare voleva dire affidarsi alle capacità della propria auto, nella quale veniva stipato di tutto. Dal cibo ai vestiti, fino alla televisione (in assenza di display portatili per intrattenersi nelle ‘ore morte’). Veicoli così pieni da far sembrare i passeggeri un mero accessorio. Borse usate come cuscini dai bambini sui sedili posteriori e genitori costretti a salti mortali per poter utilizzare al meglio lo specchietto retrovisore.

In auto si tendeva a parlarsi molto di più, evitando di isolarsi nella propria bolla. L’equivalente dell’effetto isolante dello smartphone è da rintracciare in walkman e lettore cd ‘portatile’ (nome ironico, considerando le fastidiose dimensioni). Tendenzialmente però si operava una scelta di musicassette a casa, così da decidere le circa 20 da portare in vacanza, per allietare il viaggio. Musicassette che, all’occorrenza, si tramutavano in gioco di gruppo, quando si era costretti ad armarsi di matita o penna per arrotolare nuovamente il nastro fuoriuscito.

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In generale esistevano due tipi di viaggi, quelli in famiglia e quelli da soli, come oggi del resto. La grande differenza era data però dalle tempistiche. Viaggiare da soli negli anni ’90, facendo le prime esperienze in merito, voleva dire restare fuori per almeno 7 giorni, anche se la media andava dai 10 ai 15. Tutto dipendeva dal fatto che gli spostamenti richiedevano molto più tempo. I viaggi in famiglia invece, quelli che ogni bambino degli anni ’90 porta nel cuore, duravano mesi. Non era insolito vedere madri lottare con i propri figli al mare, in attesa d’essere raggiunte dai mariti, impegnati negli ultimi giorni di lavoro.

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Di quei momenti abbiamo ricordi tangibili, stipati in splendidi album, perché al tempo era obbligatorio stampare le proprie foto, che sarebbero altrimenti ‘morte’ in un rullino gettato chi sa dove. Nessuna caccia al megapixel ma una triplice scelta: macchina fotografica personale con rullino, usa e getta (classica da gita scolastica) o Polaroid a stampa istantanea. Molto più semplice invece la vita per i padri, inspiegabilmente attratti in maniera irrefrenabile dalle telecamere. Oggi è possibile effettuare video di altissima qualità con un piccolo smartphone. Al tempo c’è chi si muoveva per le spiagge come un cameraman Rai. Dimensioni incredibili, cassette alloggiate all’interno e, per i più intraprendenti, comodo appoggio da spalla per una migliore stabilità dell’immagine.

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Tante differenze dunque, molte più difficoltà ma, al tempo stesso, anche più complicità. I viaggi al tempo erano piena collaborazione. Tutti i partecipanti erano totalmente coinvolti e ci si perdeva a guardare il mare dal finestrino, piuttosto che un video sul web col capo chino.

Qualcosa però non cambierà mai: le telefonate alla mamma. Mancare un appuntamento era un reato gravissimo allora, così come lo è oggi. Nell’era del 3g abbiamo però chat che rendono la vita più facile e possibilità di chiamare a zero in tutta Europa. Per non parlare della gioia di ogni madre: la videochiamata.

Negli anni Novanta però occorreva armarsi di schede telefoniche dalle mille fantasie, per evitare di spendere un patrimonio in monete in uno dei tanti cabinati che al tempo costellavano le nostre città. Scheda che, una volta esaurita, sarebbe andata di diritto ad accrescere la propria collezione, simbolo di un tempo che occuperà per sempre un posto speciale dentro noi.

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