Orvieto è una città unica nel suo genere. Poggia completamente su di una rupe tufacea che è scavata un po’ ovunque e che nasconde pozzi, caverne, cantine e persino abitazioni. Il più famoso è il Pozzo di San Patrizio. Ma non è l’unico pozzo antico di Orvieto.
Ce n’è un altro che si trova nella zona più intrigante della città umbra, quella del quartiere medievale. È il Pozzo della Cava. Profondo 36 metri, è scavato anch’esso direttamente nel tufo e non ha nulla da inviare a quello più noto per cui i turisti fanno la fila.
Si tratta di una possente opera idraulica con 25 secoli di storia. Fu Papa Clemente VII nel 1527, fuggendo dal Sacco di Roma, a chiederne la realizzazione in contrada Cava, facendo riadattare una struttura di origine etrusca per poter attingere l’acqua della sorgente dalla via in caso di futuri assedi della città. Il Pozzo della Cava restò aperto fino al 1646, anno in cui le autorità comunali ordinarono la chiusura per non dar modo alle truppe nemiche di disperdersi in città, semmai fossero riuscite a entrare. Fu riscoperto solo nel 1984, durante alcuni lavori di ristrutturazione. Ogni anno, nel periodo di Natale, viene allestito un suggestivo presepe proprio in fondo al pozzo.
Ma prima di giungere al pozzo, meritano attenzione anche delle incredibili case rupestri che si trovano in questa zona della bellissima e misteriosa città. Le case rupestri si sviluppano lungo via della Cava e sono in parte costruite e in parte scavate direttamente nella parete naturale di tufo.
Il dislivello fisico che si può notare tra le vie corrispondeva, dal Medioevo fino al secolo scorso, a un altrettanto dislivello sociale e culturale, tanto che lo scosceso rione della Cava, costituito dalla via omonima e dai vicoli limitrofi, era considerato, fino a non molti anni fa, una zona malfamata, a metà strada tra città e campagna, e non del tutto civilizzata. Anche il dialetto presentava delle differenze con quello parlato negli altri quartieri.
Non si comprende a fondo Orvieto se non si completa la visita ai suoi tesori urbani, con una passeggiata che percorre fedelmente la base della rupe tufacea e che incrocia le porte e le strade che collegano la città al suo territorio. Questo percorso è inserito nel Parco archeologico ambientale orvietano (Paao).
L’anello della rupe è un itinerario pedonale molto interessante in quanto integra i paesaggi dell’orvietano con le necropoli etrusche, le chiese rupestri con le grotte utilizzate a scopi produttivi e le fortificazioni militari con le pareti verticali della rupe. È un continuo sali-scendi e regala una sorpresa dietro l’altra.
Nel percorso ci sono diverse entrate, a seconda di dove si parte. Da piazza Cahen andando verso il sentiero chiamato “Le Piagge” si scende lungo la strada che affianca la Fortezza Albornoz e si attraversa la bellissima Porta Rocca (o Soliana). Si può salire anche con la funivia oppure iniziare lentamente la salita costeggiando le antiche mura, le chiese rupestri e le tombe etrusche.
Merita una sosta la Fontana di San Zeno (o Zero) che è collegata al Pozzo di San Patrizio tramite uno stretto e lungo cunicolo, non accessibile però al pubblico.
Si va quindi alla scoperta di una città incredibile e decisamente unica in Italia. Quella di un mondo rupestre in cui convivono il regno dei morti e la laboriosità dei vivi, la ricerca dell’acqua e i “butti” (cavità) dove venivano gettati i rifiuti, il forno di cottura delle ceramiche e il fresco delle cantine per la conservazione del vino e degli alimenti.
Il sottosuolo di Orvieto ha infatti rivelato nel corso degli anni cave enormi, da cui vennero estratte tonnellate di pozzolana impiegata nell’industria edile, ma anche pozzi e cisterne di ogni epoca e dimensione, gallerie, cantine, rifugi, pozzi-butto che ancora restituiscono frammenti di ceramica di epoca medievale e rinascimentale.