C’è chi contesta il lato politico e sociale dell’Arabia Saudita, ma il nostro compito è quello di analizzare la destinazione come meta di viaggio. Ed è ciò che vogliamo fare perché, chi ci è stato, ne è rimasto entusiasta ed è tornato con un’immagine indelebile.
L’Arabia Saudita è un Paese in pieno sviluppo. Se non fosse stata colpita, come tutti, dalla pandemia di Covid forse avrebbe anche già spalancato le porte da molto tempo ai turisti senza troppe restrizioni. Ma lo farà, specie ora che si è aggiudicato una tappa del Gran Premio di Formula Uno del 2021 che si terrà a Jeddah a fine novembre.
È un Paese che sta cambiando e che si sta evolvendo, almeno dal punto di vista urbanistico, molto velocemente. Basta osservare la Capitale Riad, dove i grattacieli stanno spuntando come funghi. Nel giro di qualche anno potrebbe fare concorrenza a Manhattan o comunque alla vicina Dubai.
Altrettanto moderna è Jeddah, la seconda città, per grandezza e importanza dopo Riad. Dell’originario villaggio di pescatori di 2.500 anni fa infatti resta ben poco: oggi c’è una metropoli moderna, ricca di grattacieli avveniristici e strutture d’accoglienza all’avanguardia, accanto alla città vecchia, nella parte storica, con il suo fascino antico, e le grandi e larghe strade che attraversano da una parte all’altra il tessuto urbano e che conducono alle città sante della Mecca e Medina.
Ma i turisti che hanno visitato l’Arabia Saudita sono rimasti entusiasti anche delle spiagge, come quelle delle isole Farasan, un piccolo gruppo di isole coralline immerse nel Mar Rosso saudita. Una nuova meta mare, insomma, frequentata soprattutto da locali e da mediorientali ma che ha tutte le carte in regola per diventare un’altra “Sharm”. Un paradiso non soltanto per il relax e la tintarella, ma soprattutto per gli amanti delle immersioni.
Molto meno affollato del Mar Rosso egiziano, i fondali qui riservano moltissime sorprese. Si possono avvistare facilmente mante, squali balena, tartarughe marine, i rarissimi dugonghi e diverse specie di delfini e balene, con visite occasionali persino di orche. E ci sono ben 286 isole che aspettano solo di aprire nuovi e lussuosi resort.
E che dire dei siti archeologici che si possono visitare, a partire da quella che è soprannominata la “Petra dell’Arabia Saudita“?, Mada’in Saleh è quel che resta di un’antica città nabatea scavata nella roccia, proprio come la vera Petra in Giordania. Sperduto nel bel mezzo del deserto arabo, questo sito comprende 131 monumenti comprendenti antiche fortezze, rovine e tombe.
Poi c’è il deserto, che regala esperienze uniche che noi occidentali mai immagineremmo se non provando a trascorrevi qualche giorno e soprattutto notti nel bel mezzo del nulla, senza inquinamento luminoso e senza rumori. Il deserto di Rubʿ al-Khālī (che in arabo significa “il quarto vuoto” riferito alla quarta parte dopo il cielo, la terra e il mare), è il più grande deserto di sabbia al mondo e si trova nella parte più meridionale della Penisola araba.
E poi naturalmente c’è il lato tradizionale dell’Arabia Saudita, che è indissolubilmente legato alla religione musulmana, essendo il Paese sede della Mecca, il luogo più caro a tutti i musulmani del mondo dove, almeno una volta nella vita, devono venire in pellegrinaggio.