Ennedi, meraviglia geologica ricca di arte preistorica

L'altopiano di Ennedi è un luogo "meno esplorato del suolo della Luna", eppure è di una bellezza che è difficile descrivere

Pubblicato: 12 Giugno 2023 07:30

Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Oggi vogliamo portarvi a conoscere un posto straordinario, una meraviglia geologica ricca di arte preistorica ma particolarmente difficile da raggiungere. Si tratta infatti di uno dei posti più remoti del nostro pianeta, tanto che pochi scienziati sono stati in grado di arrivarci: si ritiene che il 75% di questo territorio debba ancora essere studiato e, come riporta la BBC, da molti è definito una zona “meno esplorata del suolo della Luna”. Benvenuti sull’altopiano di Ennedi.

Altopiano di Ennedi: informazioni utili

Lo straordinario altopiano di Ennedi si trova in Ciad, uno Stato africano ancora poco battuto, e dove purtroppo la Farnesina sconsiglia i viaggi se non per motivi di effettiva necessità.

Ciò non toglie che sia un Paese che offre un’incredibile meraviglia come questa, un qualcosa di molto lontano dalla civiltà e frequentato esclusivamente da un paio di tribù nomadi e dai loro dromedari. Una sorta di mondo a parte, quindi, e che è il frutto di un lavoro che va avanti da milioni di anni da parte del vento e della pioggia.

Un altopiano eccezionale e che si trova nel remoto angolo nord-orientale del Ciad dove svettano inselberg, ovvero piccoli monti isolati che emergono dal mezzo di una piana, guglie solitarie e archi torreggianti che sono stati decorati da popolazioni primordiali attraverso migliaia di immagini impresse nella roccia.

Si tratta di una regione altamente isolata, tanto che per arrivarci è necessario compiere un percorso accidentato di circa 1.000 km. In totale ci vogliono approssimativamente quattro giorni di viaggio dalla capitale N’Djamena, tutti da trascorrere tra gli spazi infiniti del Sahara.

Nonostante questo è un posto imperdibile perché da queste parti è presente una delle più grandi concentrazioni al mondo di arte rupestre preistorica. Dipinti che in molte circostanze risalgono al VI millennio a.C. e che rivelano la storia mutevole del più grande deserto caldo del mondo.

Tutte le meraviglie di Ennedi

Ennedi, grande più o meno come la Svizzera, è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2016. Poco dopo è stato classificato come Riserva Naturale e Culturale e posto sotto la protezione di African Parks. All’inizio del 2023 si è deciso di dare vita a uno studio archeologico a lungo termine che ha l’obiettivo di mappare i siti di arte rupestre del territorio e di andare alla ricerca di antiche ceramiche, polline di piante e ossa di animali.

Vi basti sapere che nel 2001 è emerso un teschio fossilizzato di sette milioni di anni fa, soprannominato Toumaï. Resti persino più antichi del famoso scheletro dell’Etiopia, “Lucy”, che hanno portato alcune persone a credere che potesse essere proprio il Ciad il luogo in cui ha avuto origine l’umanità, e non la Rift Valley dell’Etiopia. Secondo il dottor Baba Mallaye, un membro del team coinvolto nella scoperta, non solo l’età di Toumaï è stata convalidata scientificamente dall’analisi radiocronologica, ma il team ha anche trovato molti altri resti fossilizzati nella stessa area, dimostrando che questo non era un caso isolato.

Noto come l’Eden del Sahara perché riceve più pioggia del resto del deserto, è un luogo altamente sorprendente poiché ci sono fonti d’acqua permanenti alimentate da sorgenti cristalline, piante tropicali che fioriscono e coccodrilli del deserto.

Ma questo non è di certo tutto: le incisioni di Ennedi sono a grandezza naturale. Uomini e donne riccamente decorati, mucche di tutte le taglie, motivi concentrici, linee tortuose, guerrieri con scudi, cacciatori in azione e schiere di danzatrici con alti copricapi piumati e gioielli. Presenti anche curiose creature dalle teste rotonde simili ad alieni che, come è possibile immaginare, donano un ancor più grande alone di mistero al luogo.

Non resta che aspettare che gli scavi archeologici ci rivelino il più possibile di questo eccezionale altopiano del Ciad.

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