Vergassola: “Le Cinque Terre, un angolo di Sud nel Nord Italia”

Intervista a Dario Vergassola che ha pubblicato un libro di favole illustrato, una sorta di guida turistica sui luoghi di "Luca" (che ha ispirato)

Pubblicato: 21 Giugno 2021 15:14

Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Comico, cabarettista, umorista, conduttore di programmi Tv (anche di viaggi) e, in ultimo, autore di “Storie vere di un mondo immaginario. Cinque racconti delle Cinque Terre” (ed. Baldini e Castoldi, 2021), Dario Vergassola è uno spezzino doc ed essendo La Spezia “la porta delle Cinque Terre”, le conosce molto bene. Conosce talmente bene la sua terra – e le Cinque Terre, a cui ha dedicato una raccolta di racconti – da avere addirittura consigliato al regista della Disney-Pixar, Enrico Casarosa, i luoghi dove ambientare il film d’animazione “Luca”, cartoline che hanno fatto il giro del mondo.

SiViaggia lo ha intervistato, per farsi raccontare della sua Liguria e dei suoi luoghi del cuore. Poche le domande, come un “moulin à paroles” è praticamente impossibile interrompere il flusso di pensieri di Vergassola che, da uomo di grande cultura, è capace di concatenare discorsi seri e non e di tenere sempre alto l’umore.

“Due anni fa mi ha chiamato Casarosa, che è anche lui ligure, e mi ha chiesto se lo portavo a vedere delle location. Qualsiasi cosa pur di fare un giro in barca. Quel giorno la mattina pioveva ma l’ho portato in giro per Portovenere, l’Isola del Tino, abbiamo fatto un giro. Mi hanno fatto firmare un contratto secondo il quale dovevo stare zitto e per me è stata una cosa terribile. Adesso per fortuna il film è uscito”.

Nella tua carriera hai avuto occasione di visitare tutta l’Italia, a parte la Liguria c’è qualche altro luogo che ti è rimasto nel cuore?

Trovo Napoli una città meravigliosa e ho un’attrazione per il Sud, tanto che avevo preso una casa in Puglia anni fa quando nessuno andava ancora in Puglia e sembrava un posto da pionieri, invece ho scoperto un posto meraviglioso. Lì ho imparato a mangiare il pesce crudo. Anche se io sono di mare, in realtà alle Cinque Terre sono contadini vista mare, mio papà per esempio non sa nuotare, la vigna qui è di proprietà mentre il mare non è di nessuno e i marinai venivano da fuori. Con la Puglia qui c’è un forte legame: da Taranto sono stati portati qui gli allevamenti di muscoli (non cozze, attenzione) e quando va male un raccolto da una parte o dall’altra si scambiano le semenze. Ma mi piace anche l’interno, i borghi ecc., abbiamo un Paese straordinario.

Quando abbiamo iniziato ad andare all’estero ci siamo accorti che in realtà noi viviamo in un Paese meraviglioso e le Cinque Terre sono un pezzo del Sud buttato contro il Nord e quindi affascinante anche per quello. Qui fanno il limoncello, le acciughe, la colatura come facevano i greci, questo posto è come la Costiera Amalfitana di cinquant’anni fa. Il territorio qui è talmente faticoso che non conveniva fare nulla e questa attesa ha gratificato le generazioni successive. Noi ci siamo trovati con questi posti che erano abbastanza intatti ed è una fortuna avere un posto così, dove la gente non arrivava con la macchina e quindi la bypassava.

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Gli stranieri hanno capito la bellezza delle Cinque Terre anche prima di noi forse, no?

Sì, venivano gli stranieri, soprattutto i norvegesi, c’era uno a Manarola, un certo Aristide,  che faceva tirare giù un telo all’imbocco della galleria che va giù in stazione per proiettare film per tutta la settimana, tipo cinema all’aperto, le vecchiette si portavano le sedie e vedevi tutta la gente sulla salita con questo schermo gigante e passavano gli americani con lo zaino e rimanevano sconvolti perché era l’Italia che probabilmente raccontava loro il nonno, si sedevano a guardare il film come quelli con De Sica e facevano dieci milioni di foto, se l’avesse organizzato il ministero del Turismo non sarebbe riuscito a fare una cosa così.

È uno dei racconti che troviamo nel tuo ultimo libro dedicato alle Cinque Terre?

È fatto come fosse un libro di favole illustrato, una piccola guida, poi ci è arrivata anche la Disney ma prima c’eravamo arrivati noi. Una volta Gino Strada mi aveva chiesto di scrivere un racconto per Emergency e ho scritto la storia di un ragazzino che è un pescatore di Manarola che s’innamora di una straniera, ma diventa rosso ogni volta che la vede, tutti ridono e lo prendono in giro, anche la straniera, così capisce che non può più andare in giro così. Mentre va a pescare lontano, sconsolato, tira su una triglia che è rossa anche lei così la butta in mare.

In realtà, la triglia è magica e trasforma in realtà ciò che le persone pensano. Il pescatore pensa di voler diventare un polpo così da poter cambiare ogni volta che vuole, così sente sentirsi nascere i tentacoli e va allo Scalo di Palaedo, così la gente che legge può anche andare a visitare i posti dove sono stati questi personaggi, dove la ragazza lo vede e se ne innamora. Il giorno della partenza, però, il polpo chiede alla ragazza di portarlo con sé. Lei, come se lo capisse – il polpo è muto – va a prende un contenitore con della nuova acqua e sotto il tramonto meraviglioso di Manarola lui sente un calore d’amore… ma quando è cotto, lei se lo mangia. Da lì è nato il detto ‘sono cotto di te’. Da qui è nata l’idea di scrivere altri racconti sulle Cinque Terre che sono famose in tutto il mondo per questa piccola Lonely Planet ‘omeopatica’”.

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