Come nelle fiabe più belle, anche questa storia ha una carrozza, anzi due. Ma non si tratta di zucche che sono state trasformate per magia per portare qualcuno al ballo, ma di mezzi necessari e indispensabili per muoversi, spostarsi e raggiungere ogni luogo, anche quelli in capo al mondo.
Due carrozzine per due uomini, che sono anche amici e compagni di avventura, che hanno un un obbiettivo comune: quello di sfidare e superare i loro limiti esplorando il mondo in lungo e in largo e raccontarlo in modi e maniere inedite e straordinarie. Una promessa, un patto condiviso e un invito per tutti, il loro, che ha preso forma anche attraverso il progetto Viaggio Italia Around the World, un docu-film in onda su Sky TV e i documentari su Kilimangiaro.
Loro sono Danilo Ragona e Luca Paiardi, i protagonisti di questa storia reale che, vi assicuro, sa essere ancora più bella delle fiabe. Perché il destino, che qualcuno potrebbe considerare beffardo o poco generoso conoscendo le loro storie, li ha immessi l’uno nella strada dell’altro, perché nonostante le difficoltà oggettive raramente ho conosciuto persone così affamate di vita, perché superare i limiti, per loro, non è solo una frase fatta. E anche perché quel mondo raccontato da loro, ed esplorato in lungo e in largo su una sedia a rotelle, sembra un posto ancora più bello. Questa è la loro storia.
Ciao ragazzi, ci raccontate un po’ di voi?
Danilo: Cominciamo dal principio. Io fino a 21 anni sgambettavo, ma dopo un incidente stradale ho avuto una paraplegia e sono finito in carrozzina. Dopo una prima fase tutt’altro che semplice ho deciso di rimettermi in gioco e farlo con ciò che mi appassionava: il design. Mi sono diplomato all’Istituto Europeo di Design di Torino e ho avviato diversi progetti successivamente, ma sognavo di creare un oggetto di design per me: la carrozzina che oggi utilizziamo io e Luca e che ho progettato e brevettato.
Luca: La mia vita, invece, è cambiata a 19 anni quando ho incontrato la disabilità. È stato proprio dopo questo momento che ho deciso di iscrivermi alla facoltà di architettura sentendo il bisogno di fare qualcosa di più creativo, oltre a dedicarmi alla musica che è sempre stata la mia passione. E poi ho iniziato a fare sport, il tennis per l’esattezza. Un vero terreno di gioco. Ed è qui che ho conosciuto Danilo. In realtà, piccolo aneddoto, noi siamo stati nello stesso centro riabilitativo a Torino, uno usciva e l’altro entrava. Ma non lo sapevamo.
Vi siete conosciuti sui campi da gioco e lì è nata l’amicizia. Ma come è nata, invece, la voglia di esplorare il mondo insieme?
L’idea è nata nella maniera più spontanea possibile: davanti a un panino e una birra. Ovviamente avevamo già condiviso tanto insieme e, per sport, ci eravamo già spostati per l’Italia. La prima volta abbiamo preso una macchina insieme per andare in Sardegna a un incontro di tennis, ma abbiamo fatto anche danza e, anche il quel caso, ci spostavamo parecchio. Insomma viaggiavamo come tanti, e come tutti avevamo delle vicissitudini. Ci siamo chiesti: perché non lo raccontiamo? Perché non invertiamo la narrazione del viaggio con disabilità in qualcosa di positivo, che di fatto lo è davvero. A darci la spinta è stato anche il confronto con gli altri, chi ci vedeva spostarci da una parte all’altra del Paese ci chiedeva: ma come fate?
Così è nato Viaggio Italia Around the World…
Esatto. Il progetto è nato nel 2015 con l’obiettivo di esplorare il Paese in lungo e in largo, da qui il nome. Nel 2017, però, abbiamo pensato di aggiungere anche Around the World non solo perché volevamo e stiamo girando il mondo ma anche perché siamo entrati nella famiglia de “Il Kilimangiaro”, di cui siamo tutt’ora documentaristi. Abbiamo comunque scelto di mantenere anche il nome iniziale perché partiamo dall’Italia e torniamo in Italia è perché proprio qui che, a ogni ritorno, affrontiamo un altro viaggio.
Cioè?
Andiamo all’interno delle Unità Spinali a raccontare i nostri viaggi e a portare un messaggio: si può fare. Quello che vogliamo trasmettere è che attraverso il viaggio si può uscire di casa per tornare a vivere. E poi i nostri racconti sono per tutti: per chi viaggia in carrozzina, in coppia, con la famiglia o in solitaria.
A questo proposito, come è stato accolto, e com’è tutt’ora, il vostro progetto dagli altri viaggiatori?
L’entusiasmo c’è ed è tanto anche perché noi parliamo a tutti i viaggiatori, non solo a quelli con disabilità. Raccontiamo il mondo, e soprattutto le esperienze che si possono vivere e condividere. Questo ha fatto sì che il seguito crescesse in maniera esponenziale.
Come organizzate i vostri viaggi?
Organizziamo tutto noi. Ovviamente abbiamo un team di lavoro che ci supporta nell’organizzazione del viaggio e anche sul posto per realizzare i reportage e la comunicazione. In fondo Viaggio Italia Around the World non è solo un progetto di viaggio, ma anche un progetto di comunicazione. E riguardo alla scelta delle destinazioni, invece, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta: il mondo ci offre tantissime opportunità.
Quale è stato il viaggio e il momento più difficile che avete affrontato? E quale, invece, quello più bello?
Ci sono state delle difficoltà, ovviamente, e anche grandi legate sia alla salute che alla gestione del gruppo. Ma tutte le esperienze sono state un concentrato di emozioni che ricordiamo sempre con piacere. Però se dobbiamo scegliere un momento più spaventoso, per così dire, diciamo che è stato quando abbiamo scelto di fare speleologia e siamo andati a venti metri sotto terra alla Cascata delle Marmore, legati a una barella, per attraversare stretti cunicoli. Il momento più bello, invece, è senza alcun dubbio legato a Rio de Janeiro. Eravamo in città, ma non eravamo riusciti a trovare i biglietti per il Carnevale ed eravamo molto sconsolati. E invece abbiamo conosciuto delle persone che non solo ci hanno invitati alla sfilata, ma ci hanno fatto sfilare sul primo carro dell’ultimo giorno. È stato incredibile sentirsi parte di un evento così bello e inclusivo, un concentrato di mondo, e di diversità, che si ritrova a far festa.
A proposito di turismo accessibile e inclusivo: a che punto siamo in Italia o nel mondo? Ci sono destinazioni che, in questo senso e secondo la vostra esperienza, possono essere un esempio da seguire?
In questi anni dove tutto è andato estremamente veloce, è un peccato vedere che l’accessibilità non è andata di pari passo. Ci stiamo organizzando per andare sulla Luna e noi, ancora, facciamo difficoltà a muoverci in una piazza o siamo impossibilitati ad andare in bagno in aereo. Certo che il lavoro da fare è tanto e, in questo senso, le città più accessibili sono proprio quelle che hanno ospitato i Giochi paralimpici. Anche quelle più turistiche, in realtà, ma non mancano casi a parte. Sarebbe utile far comprendere a tutti che più gli spazi sono accessibili più le persone, tutte, vivono meglio.
Leggo dal vostro sito che “Viaggio Italia è molto più di un viaggio, è un’esperienza alla continua scoperta dei limiti con la voglia di superarli o riconoscerli”. È un concetto molto forte, intenso e bellissimo. Vi va di raccontarci come siete arrivati a questa consapevolezza? E come attraverso la vostra attività ispirate gli altri viaggiatori a fare lo stesso?
Ci piace raccontare i nostri viaggi come persone e come amici e parlare a tutti, indistintamente: è sempre stato questo il nostro obiettivo. Noi non siamo supereroi, siamo dei viaggiatori con delle diversità e delle esigenze, ma le esperienze che viviamo possono essere vissute da tutti, così come tutti possono mettersi in gioco attraverso queste. Per esempio abbiamo organizzato dei viaggi a Fuerteventura con attività in spiaggia non esclusivamente accessibili. Ci piace definirci un laboratorio viaggiante o un incubatore, per così dire, anche perché l’occasione del viaggio fa partire altri progetti.
Quali progetti avete seguito e state seguendo?
A Matera, per esempio, abbiamo fatto partire il progetto Materamare: abbiamo mappato la Basilicata per renderla più inclusiva. Oppure, ancora, abbiamo lanciato una raccolta fondi per IO POSSO per creare delle spiagge accessibili per tutte le persone che vivono con disabilità motorie o malattie altamente invalidanti.
4 Continenti visitati, 8 Paesi esplorati e oltre 40 attività sportive: quali progetti avete, ancora, per il futuro?
La notizia del momento è che sta per uscire in Giappone un libro a fumetti che abbiamo pubblicato quattro anni fa. E in occasione della pubblicazione ad aprile andremo in Giappone. Per il futuro continueremo sicuramente a viaggiare e a raccontare le nostre avventure.