L’isola di Pianosa, perla dell’Arcipelago Toscano

Un territorio piccolo, ma anche strategico, naturalmente protetto da visitare in giornata

Pubblicato: 7 Marzo 2023 10:44

Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

L’isola di Pianosa, nell’Arcipelago Toscano, è un luogo straordinario per la sua natura, i colori, il grande fascino della storia che racchiude e, naturalmente, per il mare. Chi vi mette piede per la prima volta se ne innamora. Si tratta di un territorio piccolo, ma anche strategico, naturalmente protetto dalle sue cale, calette e dagli scogli frastagliati.

Deve il suo nome alla conformazione del territorio che è quasi totalmente pianeggiante. La maggiore elevazione, infatti, non supera i 29 metri sul livello del mare. L’isola è perfetta per chi svolge attività sportive e per gli amanti delle immersioni. Si possono fare escursioni a piedi, in bicicletta o addirittura in calesse. L’Ente Parco organizza tante escursioni – prenotabili solo online – per gruppi ristretti al massimo di 12 persone per ciascuna guida, in modo da garantire il distanziamento sociale adeguato.

Imperdibile è comunque un bagno a Cala Giovanna, l’unico luogo in cui c’è il permesso di balneazione, una lunga spiaggia di sabbia bianca accanto al paese su cui si affaccia la villa di Agrippa. Qui, infatti, fu esiliato Agrippa Postumo, nipote di Augusto, nell’anno 6 d.C. per volere di Livia, moglie dell’Imperatore che poi lo fece addirittura assassinare qualche anno dopo, inviando un sicario sull’isola, dopo la morte del marito.

I fondali marini di Pianosa

Per la presenza del famoso carcere che si trova sull’isola, e che si dice fosse inespugnabile, i fondali di Pianosa sono fra i più vivi e rigogliosi dell’Arcipelago Toscano, in quanto sono stati protetti dalla pesca indiscriminata e dal fatto che l’isola era praticamente inaccessibile.

L’area tutelata è stata aperta in via sperimentale alle immersioni nel luglio 2013, dopo oltre 150 anni di chiusura integrale, prima per il regime carcerario e poi a seguito dell’istituzione del Parco Nazionale. L’accesso è contingentato, con percorsi definiti e prestabiliti e l’immersione concessa solamente ai sub esperti esclusivamente se accompagnati da una Guida Parco o ambientale subacquea ogni sei subacquei. Le immersioni sono consentite tra aprile e novembre per cinque giorni alla settimana. Il tutto monitorato periodicamente da esperti biologi. Un’opportunità per tutti gli appassionati che possono scoprire un mare ancora integro, con una fauna marina oramai non più riscontrabile in altre zone.

I sub si possono immergere nel silenzio totale grazie all’assenza delle imbarcazioni di passaggio e restare abbagliati dalla ricchezza di pesci, dalle praterie di posidonia e dalle aree di secca ben coperte di coralligeno e alghe. Nei fondali si possono ammirare archi naturali di roccia dove avvistare pesci che si avvicinano senza paura, dai branchi di giovani tonni alle eleganti aquile di mare ai grandi barracuda che fanno pensare ai mari tropicali. Con un po’ di fortuna, si potranno avvistare anche i delfini.

Paradiso selvaggio

La mancanza di turismo fino alla chiusura del carcere ha permesso al territorio di mantenersi intatto negli anni. Buona parte del suolo è stato impiegato per fini agricoli dalla colonia penale, ma dopo l’interruzione dell’attività agraria la flora spontanea ha iniziato progressivamente a ricolonizzare questi territori.

Oggi vi abbondano il lentisco, il rosmarino e il ginepro fenicio, mentre in alcune zone dell’isola è presente ancora qualche lecceta e molti sono i pini d’Aleppo introdotti con i rimboschimenti nel XX secolo.

Visitare l’isola di Pianosa

Le guide dell’Ente Parco organizzano la visita del paese di Pianosa, un interessante tour che dura un’ora e mezza, trekking della durata di due ore, pedalate in mountain bike di due ore lungo un percorso di 11 chilometri e bellissime escursioni in kayak alla scoperta della costa orientale dell’isola, partendo proprio dalla spiaggia di Cala Giovanna.

Quest’ultima è un’occasione straordinaria per navigare nelle acque dell’area marina protetta avvicinandosi alle spettacolari coste e alle suggestive scogliere dell’isola. Questa attività non è adatta a principianti. Dura due ore.

Una passeggiata tra le romantiche e decadenti strutture dell’antico borgo di Pianosa permette di conoscerne la storia, la vita e le abitudini delle comunità che qui hanno vissuto, in un periodo storico che va dall’età della pietra fino agli insediamenti ottocenteschi. La visita guidata comprende anche l’ingresso al Museo delle Scienze Geologiche e Archeologiche e alla fitta rete di catacombe risalenti alla fine del IV secolo d.C. utilizzate come luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane che s’insediarono sull’isola.

Queste catacombe, scavate nella roccia lungo l’area costiera, sono costituite da un fitto intreccio di gallerie di notevoli dimensioni. Contando più di 500 loculi e 200 cunicoli e con una presenza calcolata di non meno di 700 sepolture, sono considerate il complesso di catacombe più grandi a Nord di Roma.

Sull’isola si possono anche attraversare strade e sentieri pianeggianti con la mountain bike nell’estremo Nord dell’isola, per un affaccio sulla splendida baia del Porto Romano.

La storia di Pianosa

La storia di quest’isoletta di soli 10,2 km quadrati è molto varia. Frequentata dall’uomo preistorico e dai più antichi navigatori, ospita testimonianze del neolitico, dell’eneolitico e dell’età del Bronzo. Nell’epoca Romana era quella che oggi chiameremmo una meta di villeggiatura, per la presenza di strutture residenziali marittime.

Del III e IV secolo resta un’importante catacomba Cristiana, nei pressi del paese. Furono i pisani a costruirvi un piccolo nucleo abitato, distrutto nel XVI secolo durante le incursioni turche.

Le visite sull’isola sono programmate e non è possibile pernottarvi. Si parte da Piombino Marittima e la permanenza sull’isola è di circa sei ore.

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