Nella Divina Commedia, precisamente nel canto XXIII dell’Inferno, Dante incontra un celebre personaggio della storia medievale pisana. Siamo nel nono cerchio, dove vengono puniti i traditori della patria e tra questi c’è il conte Ugolino della Gherardesca.
Podestà di Pisa e alleato ghibellino, tentò di tenere segreta la sua affiliazione ai guelfi e finì per inimicarsi l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, che nel marzo del 1829 lo imprigionò insieme ai figli e ai nipoti nella Torre della Muda, proprietà dei Gualandi, potente famiglia pisana ostile alla famiglia della Gherardesca. Era così chiamata perché in passato venivano qui rinchiuse le aquile allevate dal comune toscano durante il periodo della muta del piumaggio.
Nell’orario in cui avrebbero dovuto ricevere il pasto giornaliero, Ugolino sentì che la porta della torre veniva inchiodata, sigillandoli all’interno. L’arcivescovo aveva fatto sparire la chiave tra le acque dell’Arno, annullando ogni possibilità di salvezza per i prigionieri e lasciandoli morire di inedia.
Il monumento è diventato così famoso come “Torre della Fame”, proprio a causa della tragedia che Dante narra nella Divina Commedia, immaginando di ascoltare il racconto delle atroci sofferenze subite dal conte e dai suoi familiari. Secondo il poeta, i prigionieri, consumati dal digiuno, si spensero dopo una lunga agonia, ma prima di morire i figli di Ugolino lo pregarono di cibarsi delle loro carni, pronunciando la frase: Padre, assai ci fia men doglia se tu mangi di noi: tu ne vestisti queste misere carni, or tu le spoglia.
L’antica torre medievale di Pisa, città d’arte unica al mondo, si trovava in piazza delle Sette Vie, ora piazza dei Cavalieri di Santo Stefano, e fu inglobata nel Palazzo dell’Orologio, dove risiedeva il Capitano del popolo almeno dal 1357, attualmente sede della biblioteca della Scuola Normale Superiore.
È riconoscibile sulla parte sinistra dell’edificio dove è anche presente una lapide che ricorda il triste episodio che l’ha resa celebre. Nel 2016, la famosissima prigione del Conte Ugolino della Gherardesca, scenario di uno dei più suggestivi e struggenti passi dell’Inferno di Dante, è diventato un interessante percorso storico, letterario e artistico.
Lo spazio museale permette di conoscere l’Ugolino storico e l’Ugolino dantesco attraverso una serie di pannelli illustrativi e un video, e ospita, inoltre, un’esposizione di pregevoli edizioni antiche e illustrate della Divina Commedia e di altre opere nate intorno alla leggenda del conte.