Cos’è il gemellaggio tra le città e perché avviene

Molte volte, entrando in una città, capita di leggere su un cartello stradale l’indicazione "Città gemellata con...". Le origini e perché avviene

Pubblicato: 6 Ottobre 2024 13:25

Flavia Cantini

Content writer & Travel Expert

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Molte volte, entrando in una città, capita di leggere su un cartello stradale l’indicazione “Città gemellata con…“. Il gemellaggio tra comuni è ormai una pratica largamente diffusa, anche se spesso viene percepita come puramente simbolica. In realtà, si tratta di legami che possono avere significative implicazioni politiche, culturali ed economiche. Ma come nascono e perché vengono stipulati?

I gemellaggi sono accordi formali tra due comunità, solitamente di diversi Paesi, che mirano a promuovere scambi e collaborazioni in vari settori. Nati come iniziative per favorire la pace e la cooperazione dopo la Seconda Guerra Mondiale, oggi vengono utilizzati per rafforzare i rapporti culturali, condividere buone pratiche amministrative e creare opportunità di sviluppo economico. Il gemellaggio può così dare vita a progetti concreti quali scambi scolastici, collaborazioni tra imprese locali e promozioni turistiche congiunte, rendendosi utile per costruire ponti tra realtà lontane.

Gemellaggi: le origini

La pratica di stipulare alleanze e patti tra città ha origini antiche. In passato, molte città non erano semplici centri abitati, ma veri e propri Stati con autonomia politica, come nella Grecia antica o nei comuni medievali italiani. In quei contesti, i “gemellaggi” assumevano spesso la forma di alleanze diplomatico-militari. Tuttavia, anche in epoche remote, si trovano tracce di accordi di amicizia tra comunità non statali. Un esempio significativo risale all’anno 836, quando Le Mans, in Francia, e Paderborn, in Germania, stabilirono un patto di cooperazione.

Durante la prima metà del Novecento, furono siglati alcuni accordi che, pur non implicando una vera relazione bilaterale, anticipavano l’idea attuale. Nel 1931, infatti, Toledo, negli Stati Uniti, si gemellò simbolicamente con la Toledo spagnola, più conosciuta e storicamente rilevante.

Il gemellaggio, come lo conosciamo oggi, nacque durante la Seconda Guerra Mondiale, con lo scopo di creare legami di solidarietà tra le “città martiri”, quelle che avevano subito le maggiori devastazioni. Uno degli esempi più emblematici fu il caso di Coventry, in Inghilterra, e Stalingrado, nell’allora Unione Sovietica. Coventry fu distrutta da un bombardamento aereo tedesco nel novembre 1940, mentre Stalingrado subì un pesante assedio nel 1942 da parte dell’esercito nazista.

In un gesto di solidarietà, i cittadini di Coventry inviarono un dono ai russi mentre l’assedio era ancora in corso. Tale atto di vicinanza segnò l’inizio di una formale alleanza, sancita nel 1944 dopo la liberazione di Stalingrado, e venne riconosciuto come il primo gemellaggio ufficiale dell’era moderna.

Perché avvengono?

L’idea di gemellare due città, spesso, nasce dalla condivisione di caratteristiche o esperienze comuni che possono riguardare l’origine del nome, eventi storici analoghi, la devozione verso lo stesso santo patrono, o anche disastri naturali simili. Altre volte, si tratta di flussi migratori, di etnie o della presenza di tradizioni culturali condivise.

Ancora, i gemellaggi assumono una valenza politica, in particolare quando coinvolgono città di Stati non riconosciuti a livello internazionale. Di recente, questa pratica si è evoluta anche in una direzione più economica, con l’obiettivo di rafforzare legami commerciali tra le località coinvolte.

I gemellaggi spesso implicano lo sviluppo di relazioni di collaborazione in vari ambiti, tra cui cultura, economia, politica e sport. Ne derivano scambi di visite ufficiali tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni, oltre a iniziative congiunte che possono includere eventi e celebrazioni. In alcuni casi, i comuni dedicano strade o piazze alla città gemellata o erigono monumenti per commemorare il legame. Tuttavia, esistono anche situazioni in cui i gemellaggi rimangono puramente simbolici, senza generare un reale scambio di relazioni o attività congiunte.

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