La storia vera del Buddha d’Oro di Bangkok che in pochi conoscono

Dietro la sua calma espressione e il luccichio dell’oro si nasconde una storia degna di un romanzo

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Alfonsa Sabatino

Giornalista specializzata in Travel & Lifestyle

Sogna fin da bambina di "viaggiare per lavoro", cercando di unire al viaggio la sua passione per la scrittura e la fotografia.

Nel cuore di Bangkok, tra le vie di Yaowarat, una delle Chinatown più colorate del Sud-Est asiatico, sorge un tesoro inestimabile per la Thailandia e per l’intero mondo buddista: il Buddha d’Oro del Wat Traimit.

Dietro la sua calma espressione e il luccichio dell’oro si nasconde una storia degna di un romanzo: un mistero che attraversa secoli di invasioni, distruzioni, rinascite e scoperte casuali.

Un tesoro nascosto per secoli

Il Phra Phuttha Maha Suwan Patimakon, questo il nome ufficiale in lingua thai, è la più grande statua in oro massiccio del mondo. Pesa circa 5,5 tonnellate, misura quasi tre metri e risale con tutta probabilità al periodo Sukhothai (XIII-XIV secolo), l’età d’oro del primo regno siamese.

In quell’epoca di pace l’arte buddista raggiunse forme di straordinaria eleganza: volti sereni, posture perfette, simbolismo profondo. Eppure, per più di due secoli nessuno ha saputo che questa statua fosse fatta interamente d’oro.

Secondo le cronache, il Buddha si trovava originariamente in un tempio ad Ayutthaya (1350–1767), l’antica capitale del Siam, fino al 1765, quando la città fu invasa e distrutta dai birmani. Per evitare che la statua venisse trafugata o fusa, i monaci la coprirono con uno spesso strato di stucco e vetro colorato, dandole l’aspetto di una comune scultura dorata. Una scelta geniale: così mascherata, la statua sopravvisse al saccheggio e rimase praticamente intatta.

Il misterioso viaggio verso Bangkok

Quando Ayutthaya cadde (nel XVIII secolo), molti dei suoi tesori furono trasferiti nella nuova capitale, Bangkok. La statua venne portata al Wat Phrayakrai, un tempio oggi scomparso, e lì rimase per oltre un secolo, ancora nascosta sotto il suo rivestimento di stucco.

Negli anni Trenta del Novecento, quando il tempio fu demolito, il Buddha fu spostato e regalato al Wat Traimit, allora un piccolo tempio nel quartiere cinese. Ma la sala principale era troppo piccola per contenerla, e così la statua rimase per decenni sotto una semplice tettoia, all’esterno, dimenticata e annerita dal tempo.

Il giorno in cui cadde dal cielo (e cambiò la storia)

Tutto cambiò nel 1955. Durante un’operazione di trasferimento, uno dei cavi di sostegno si ruppe e la statua cadde rovinosamente al suolo.
I monaci accorsero temendo il peggio, ma quando si avvicinarono notarono qualcosa di incredibile: da una crepa nello stucco filtrava un bagliore d’oro. Rimossa parte della copertura, la verità si rivelò: sotto gli strati di gesso si nascondeva oro massiccio, puro e lucente.

Le analisi successive confermarono che il Buddha era composto da 5.500 chilogrammi d’oro a 18 carati, un valore incalcolabile non solo in termini economici, ma soprattutto spirituali.

L’episodio fece il giro del mondo e attirò l’attenzione persino del Guinness World Records, che verificò composizione e peso (maggiore di quello inizialmente sottostimato dai thailandesi) e inserì il Buddha d’Oro tra le meraviglie mondiali come “la più grande scultura in oro massiccio mai realizzata” (The largest solid gold sculpture in the world).

Tutti i dettagli del Buddha d’oro

Ora, a osservarla bene, si possono ammirare diversi dettagli unici e incredibilmente carichi di significato. Sul retro della statua sono visibili giunzioni saldate, che indicano che il Buddha fu fuso in più sezioni e poi assemblato. Alcuni studiosi hanno individuato residui di cera d’api, usata come stampo nella tecnica a “cera persa” (processo di fusione in cui la scultura in cera viene ricoperta di argilla e poi fusa dal calore del metallo), metodo tradizionale con cui si realizzavano le sculture sacre in metallo.

Non si conosce il nome dell’artista o della scuola che lo creò: come da consuetudine, gli scultori di statue sacre non firmavano mai le proprie opere, perché il merito doveva appartenere al Buddha stesso e non a chi lo rappresentava. Pare però che sul retro della statua, in corrispondenza di una piccola decorazione simile a un fiocco o a una serie di “denti di millepiedi”, si nasconda un simbolo segreto lasciato dagli artigiani come firma mistica.

Come riconoscere il Buddha del periodo Sukhothai

Il Buddha d’Oro di Bangkok è anche un magnifico esempio dello stile Sukhothai, riconoscibile da diversi elementi simbolici.

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Tutti i simbolismi del Buddha d’Oro del Wat Traimit.

L’equilibrio tra maschile e femminile

Nel XIII secolo l’arte buddista thailandese subì l’influenza di culture vicine, in particolare dell’India e della Cambogia. Per questo il Buddha del Wat Traimit mostra spalle forti e lineamenti delicati, una fusione tra maschile e femminile che rappresenta l’armonia tra forza e dolcezza, corpo e spirito. Il naso pronunciato richiama le forme dell’arte indiana, mentre il corpo sinuoso e le mani eleganti evocano la grazia cambogiana.

La posizione “Mara”, simbolo di vittoria interiore

La statua raffigura il Buddha nel gesto detto “Mara Vijaya Mudra”, o “vittoria su Mara”, il demone delle tentazioni. Con la mano destra tocca la terra, testimoniando la propria determinazione a vincere le paure e i desideri terreni. È una delle immagini più amate e riprodotte del Buddha in tutta la Thailandia: un invito a superare i conflitti interiori e a ritrovare la serenità attraverso la consapevolezza.

Visitare il Wat Traimit oggi

Oggi il Wat Traimit Withayaram Worawihan è una delle mete più visitate di Bangkok. Il tempio si trova all’inizio di Yaowarat Road, facilmente raggiungibile dalla stazione Hua Lamphong e vicino al nuovo quartiere culturale della Chinatown.

L’ingresso principale porta alla sala del Buddha d’Oro, che occupa l’ultimo piano dell’edificio principale. I piani inferiori ospitano un piccolo museo multimediale dedicato alla storia della statua e alla comunità cinese di Bangkok.

La visita è un’esperienza che unisce arte, spiritualità e storia: al mattino, quando la luce filtra dalle finestre e riflette sull’oro, il Buddha sembra vivo, immerso in un’aura di calore e pace. È un luogo dove silenzio e devozione si incontrano anche per chi non pratica il buddhismo. All’ingresso del tempio, ci sono file di campane, da suonare per far sentire a Buddha la propria preghiera.

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Preghiera al Buddha d’Oro

Il significato di un miracolo moderno

Secondo i locali, il Buddha d’Oro non è solo un capolavoro artistico, ma anche una metafora universale: per decenni la sua vera natura è rimasta nascosta sotto uno strato di gesso, proprio come la nostra luce interiore può restare celata finché qualcosa — un colpo del destino, un imprevisto, una scoperta — non la riporta alla superficie. Così, da semplice statua dimenticata, il Buddha del Wat Traimit è diventato uno dei simboli più luminosi di Bangkok e dell’intera Thailandia: un invito a guardare dentro di sé e a riscoprire la propria essenza.

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