Porto Flavia, un sorprendente sito d’archeologia industriale in Sardegna

Un tempo utilizzato per trasportare sulle navi il materiale estratto dalle miniere, Porto Flavia è oggi una popolare attrazione turistica

Pubblicato: 10 Maggio 2019 09:48Aggiornato: 10 maggio 2019 10:27

SiViaggia

Redazione

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Nel comune di Iglesias, nella provincia del Sud Sardegna, c’è un sito d’archeologia industriale che è tra i più importanti del mondo. Si tratta di Porto Flavia, e a vederlo dal mare si resta senza fiato.

Ora località balneare, Masua era un tempo una frazione mineraria. È proprio qui che si trova Porto Flavia che – a differenza di quanto i più credono – non è una miniera, ma una soluzione studiata per imbarcare i minerali in una zona che non offriva porti naturali dal sufficiente pescaggio. A progettarla fu nel 1924 l’ingegnere veneziano Cesare Vecelli, che diede alla sua “invenzione” il nome della figlia primogenita.

Di quest’area, in verità, si parlava già ben prima degli anni Venti. Nel 1882, un giovanissimo Gabriele D’Annunzio visitò il sito per conto della rivista Cronaca Bizantina. Nel suo articolo descrisse le disumane condizioni in cui i minatori lavoravano, quando ancora Porto Flavia non esisteva e il materiale veniva trasportato manualmente sulle imbarcazioni.

Poi, nel 1925, seguendo il progetto di Vecelli fu scavato un gigantesco porto per 600 metri dentro il promontorio sopra Masua, con gallerie su due livelli (in quella superiore venivano scaricati i materiali estratti e trasportati tramite una ferrovia Decauville, poi stivati nelle navi dalla galleria inferiore grazie ad un nastro trasportatore estraibile) e due silos in cui il materiale – prima d’essere caricato per mezzo di nastri trasportatori e bracci mobili – veniva ammassato. Infine, quello stesso materiale giungeva nella stiva delle grandi navi da carico, che attendevano sotto la falesia. 

Grazie a Porto Flavia, la società mineraria belga Veille Montagne (proprietaria delle miniere della zona) potè abbattere i costi d’imbarco dei materiali, e i minatori migliorarono le loro condizioni di lavoro. Dismesso negli anni Sessanta, l’impianto è oggi un’interessante attrazione turistica: il biglietto costa 10 euro (6.50 euro per i bambini tra i 6 e i 12 anni e per gli over 65, 8 euro per gruppi di almeno 20 adulti) e va prenotato in anticipo in quanto per motivi di sicurezza le visite guidate sono limitate.

Come prenotare? Online, oppure rivolgendosi alla biglietteria presso l’Ufficio del Turismo di Piazza Municipio.

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