Un importante ritrovamento archeologico aggiunge un ulteriore e importante tassello alla conoscenza di un grandioso quadriportico della Roma antica, permettendo di ricostruire l’aspetto di un importante monumento come mai accaduto fino a ora. L’incredibile scoperta è avvenuta nel cuore storico della Capitale, durante i lavori di ristrutturazione di un immobile di pregio per la realizzazione di un hotel di lusso.
Scoperta parte della Porticus Minucia nel cuore di Roma
Una porzione della Porticus Minucia è emersa durante i lavori di ristrutturazione di Palazzo Lares Permarini, che sarà trasformato in un hotel a 5 stelle della linea Radisson Collection. L’edificio è situato in Via delle Botteghe Oscure 46, nel centro storico della Capitale, dove c’era Campo Marzio, in un’area che va da Largo Argentina a Piazza Venezia.
L’importante scoperta archeologica getta nuova luce sul quadriportico costruito in epoca repubblicana da Minucio Rufo, che abbracciava l’area del Campus Martius, dove avvenivano le cosiddette frumentationes, ossia le distribuzioni gratuite di grano alla plebe. Per secoli questo è stato uno dei luoghi più cari alla popolazione romana.
Le strutture sono state ritrovate grazie alla stretta collaborazione tra Finint Investments, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finint, e la Soprintendenza Speciale di Roma. I resti archeologici saranno visitabili al piano interrato dell’hotel, corredati da un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della Porticus Minucia.
La scoperta archeologica ha permesso di ricostruire l’aspetto della struttura in modo estremamente attendibile, come mai accaduto prima d’ora. La realizzazione di un modello tridimensionale del monumento ha consentito, inoltre, di individuare la sua esatta collocazione rispetto al tessuto urbano odierno.
La Porticus e i nuovi ritrovamenti
La struttura rinvenuta – due file di grandi blocchi in peperino di epoca imperiale venuti alla luce per la prima volta – segna con precisione il limite orientale della Porticus. Questo confine finora era conosciuto solo sommariamente grazie agli appunti presi da Guglielmo Gatti durante i lavori di costruzione del Palazzo nel 1938.
Di grande interesse sono soprattutto le decorazioni in alzato, mai rinvenute fino a ora: della Porticus erano infatti note solo le fondazioni e lacerti di pavimentazione emersi negli scavi del 1983 alla Crypta Balbi. Alcune ipotesi ricostruttive presentavano le facciate dell’edificio in mattoni mentre gli attuali ritrovamenti mostrano la tecnica decorativa delle pareti, nella parte inferiore realizzata con grandi lastre di marmo bianco al di sopra delle quali insistono frammenti marmorei più piccoli di riutilizzo, a scandire linee orizzontali.
Negli strati di crollo successivi, il rinvenimento di intonaco ha permesso inoltre di ipotizzarne anche il rivestimento della parte superiore. Lo scavo ha rivelato almeno due fasi costruttive dei livelli pavimentali collocati sotto al porticato, realizzati entrambi in scaglie di travertino di diversa fattura.
Lo scavo ha, infine, portato alla luce due altri piccoli ritrovamenti entrambi esterni alla Porticus: un lacerto di pavimento mosaicato, in tessere bianche e nere, databile al I secolo dopo Cristo, e un ambiente di servizio con pavimento in opus spicatum, databile alla tarda età imperiale, che probabilmente si appoggiava sul lato esterno della struttura quando questa era stata abbandonata. I ritrovamenti corrispondono alla parte dell’edificio di età imperiale così come rappresentato in un frammento della cosiddetta Forma Urbis, la pianta marmorea di Roma antica realizzata intorno al 209 dopo Cristo.